L’assessore all’agricoltura del Piemonte Marco Protopapa si è dimesso dal consiglio d’amministrazione (CDA) dell’Ente Nazionale Risi il 7 gennaio (leggi l’articolo). Da allora, il Cda funziona con quattro membri su cinque. Questo significa che ogni decisione che dev’essere presa a maggioranza comporta il voto “qualificato” del presidente Paolo Carrà. In altre parole, il voto del presidente vale doppio, perché altrimenti il Cda non potrebbe deliberare, ma questo significa per Carrà di caricarsi della responsabilità di decidere per tutti. Significa anche, si capisce, una minor rappresentatività dell’organo in questione, particolarmente importante in un momento come questo, che richiede un’ampia condivisione d’intenti per consentire alla filiera di non perdere opportunità. Ovviamente, non ci sono conseguenze legali al fatto che il Cda sia monco, perché ogni deliberazione assunta dall’attuale consiglio è giuridicamente indiscutibile. Insomma, il problema è politico. (Avviso)
A chi spetta la scelta del nuovo componente del CDA
La scelta del nuovo componente del Cda spetta alla Conferenza Stato-Regioni, che aveva indicato Protopapa in seguito a un accordo tra Piemonte e Lombardia. Quest’accordo non è mai stato stracciato e a tal proposito sarebbe stato individuato anche un nuovo candidato piemontese, in area Lega. Finora, però, non è successo nulla, in quanto proprio nella Lega non vi sarebbe una completa unità di vedute su quel nome. Aggiungeteci pure che i sindacati agricoli, dopo aver visto l’elezione di Protopapa come un abuso, in un Cda che finora aveva avuto una caratura interprofessionale e non politica, vorrebbero che quella poltrona tornasse a loro… Certo, sono tempi duri. C’è stato il Covid. C’è ancora il Covid. Ci sarà ancora il Covid per molto tempo. Ma, nella realtà, il Covid non c’entra nulla con il cda dell’Ente Risi. Quindi, diciamolo chiaramente: cari governatori Cirio e Fontana, cosa si aspetta a nominare il quinto uomo? Autore: Paolo Viana
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