Le misure protezionistiche adottate dai governi nazionali durante la crisi del coronavirus potrebbero provocare carenze alimentari in tutto il mondo: l’allarme, riportato dal quotidiano inglese The Guardian, viene dalla Fao, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura Maximo Torero, capo economista della Fao, spiega che i raccolti sono stati buoni e le prospettive per le colture di base sono promettenti, ma presto potrebbero apparire difficoltà quali una carenza di lavoratori sul campo causati dalla crisi del virus e un passaggio al protezionismo – tariffe e divieti di esportazione. «Il peggio che può accadere è che i governi limitino il flusso di cibo – spiega Torero – Tutte le misure contro il libero scambio saranno controproducenti. Ora non è il momento di restrizioni o di creare barriere commerciali. Ora è il momento di proteggere il flusso di cibo in tutto il mondo».
Uno degli esempi riguarda proprio il riso: Il Vietnam, il terzo esportatore di riso al mondo, ha temporaneamente sospeso i contratti di esportazione, in attesa di verificare la consistenza delle scorte interne per evitare carenza di disponibilità sul mercato domestico di una commodity essenziale per il sostentamento della sua popolazione come il riso. Accanto a questo provvedimento la Russia, il più grande esportatore di grano al mondo, potrebbe anche minacciare di limitare le esportazioni, come ha già fatto in precedenza, e la posizione degli Stati Uniti è in dubbio data l’entusiasmo di Donald Trump a favore di una guerra commerciale riguardo altre materie prime. La mossa del Vietnam, in particolare, ha creato allarme e preoccupazione sui mercati internazionali, anche perché il Paese per ora registra meno di 200 casi di contagio conclamati, nessun decesso, e circa 1500 persone in quarantena. Una situazione non ancora drammatica.
Le barriere commerciali creeranno estrema volatilità e peggioreranno la situazione. Questo è ciò che si osserva durante le crisi alimentari. Mentre al momento l’offerta di cibo non sta creando problemi nella maggior parte dei Paesi, le difficoltà potrebbero iniziare a manifestarsi nel giro di poche settimane e intensificarsi nei due mesi successivi con l’arrivo della stagione di frutta e verdura, che hanno spesso brevi tempi di maturazione e sono altamente deperibili. Necessitano dunque di raccoglitori qualificati per lavorare rapidamente. Poiché i governi impongono blocchi nei paesi di tutto il mondo, il reclutamento di lavoratori stagionali diventerà impossibile a meno che non vengano prese misure per garantire che i lavoratori vitali possano ancora spostarsi, impedendo al contempo la diffusione del virus.
«Il coronavirus sta influenzando la forza lavoro e i problemi logistici stanno diventando molto importanti – ha affermato Torero -. Dobbiamo attuare politiche in modo che la forza lavoro possa continuare a operare in sicurezza, per garantire che il cibo possa continuare a muoversi». Anche in paesi come il Regno Unito, con una moneta in calo e un alto livello di importazioni, potrebbero verificarsi aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari a meno che il governo non intervenga o che i rivenditori non assorbano parte dei costi. «Se i trader iniziano a diventare nervosi, le condizioni diventeranno difficili: basta che un grande operatore commerciale prenda una decisione in questa direzione, e questo avrà un impatto ovunque. I governi devono regolare correttamente, questa è la loro più grande funzione in questa situazione. È molto importante mantenere viva la catena del valore alimentare: intervenire per proteggere la catena del valore, [compresa l’offerta di lavoratori] ma non distorcere il mercato» ha dichiarato.