L’accordo con il Mercosur può far male al riso italiano? Dopo il blitz della Commissione europea, che ha forzato firmando con i Paesi del Mercosur un accordo su cui gli Stati europei sono ancora molto divisi, ci si interroga sulle conseguenze.
L’intesa preliminare con il mercato comune dell’America meridionale per contingenti di libero scambio non entrerà in vigore subito, ma solo quando sarà ratificato. Se si costituisse una minoranza di blocco a livello di consiglio europeo e di parlamento europeo con Francia e Italia in testa non avrebbe alcuna chance. Per l’Ente Nazionale Risi si tratta comunque di un’intesa “inaccettabile” e questo perché va a sommarsi ad altri contingenti tariffari che rallentano il collocamento del nostro prodotto e lo deprezzano. I sindacati agricoli si sono schierati contro l’intesa, ma più per i danni che si verificheranno in altri settori, colpiti più direttamente dal libero scambio con il Sudamerica.
10 MILA TONNELLATE SENZA DAZIO
Per il riso l’accordo prevede contingenti esenti da dazio di 10mila tonnellate base lavorato il primo anno, che diventeranno 60 dopo sei. Sarebbe sopportabile se non vi fossero le 500mila tonnellate in arrivo da Cambogia e Myanmar e le 80 di origine vietnamita, frutto di altrettanti accordi. Se poi la situazione idrica egiziana dovesse risolversi, il Paese africano sarebbe autorizzato a riversare sul mercato comune 100mila tonnellate di riso base lavorato.
Non è quindi il solo Mercosur a preoccupare ma la resa incondizionata dell’Europa alle concessioni tariffarie, l’indifferenza della Commissione europea per gli interessi dell’agricoltura e della risicoltura e la prospettiva di lavorare sempre di più in un mercato libero sul piano dei dazi ma non su quello della produttività: infatti, non dimentichiamo che i nostri risicoltori devono tenere i prezzi alti perché hanno costi che non si possono neanche lontanamente paragonare a quelli dei concorrenti asiatici e sudamericani e non possono utilizzare una serie di strumenti chimici che sono legali in quelle aree.
CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA
L’Ente Risi sta lavorando per il riconoscimento della clausola di salvaguardia automatica, nell’ambito della revisione del sistema delle preferenze generalizzate, ma è un processo ancora lungo: il negoziato intra-europeo, che si è interrotto un anno fa, riprenderà solo nel 2025.
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