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«CI ASPETTAVAMO DI PIÙ DAI LUNGHI B»

da | 20 Mar 2023 | NEWS

prezzi riso

Nuova settimana di mercato che entra nel vivo nel primo giorno di primavera. Ciò avviene in seguito alle sedute della scorsa, che hanno lasciato immutati temi e tendenze in atto (leggi l’ultima analisi).

«CI ASPETTAVAMO DI PIÙ DAI LUNGHI B»

Analizziamo il momento, come consueto, insieme ad un esponente della risicoltura italiana. A parlare ai nostri microfoni è Francesca Barale, risicoltrice di Santhià (VC). «Nella nostra azienda abbiamo prodotto nella scorsa campagna per l’80% riso lungo B e per il 20% riso tondo – spiega l’agricoltrice -. Gli andamenti di questi comparti in borsa merci sono stati soddisfacenti nella prima parte del mercato, anche in relazione ai costi affrontati in fase di produzione. I 50 €/q lordi in un caso ed i 70/75 €/q lordi nell’altro rappresentavano un livello di prezzo utile all’ottenimento di un buon margine per noi produttori. Ci aspettavamo che tali cifre potessero tenere, con l’augurio di qualche passo avanti soprattutto per gli “indica”. I prezzi, tuttavia, hanno subito una contrazione nel corso dell’inverno e questo ha destato delle preoccupazioni».

«IL PREZZO DIFFICILMENTE SALIRÀ ANCORA»

«Sappiamo che ciò è avvenuto anche per un incremento dell’approvvigionamento di entrambi i comparti dall’estero. Questo ha permesso alla disponibilità dei risoni presso i risicoltori di rimanere in linea con i valori delle annate precedenti. Sono inoltre emerse alcune difficoltà merceologiche che in precedenza non erano mai state analizzate con l’attenzione vista in questa campagna. Tale atteggiamento porta a dubitare della motivazione di questa scelta, che pare volta al risparmio più che alla tutela della salubrità per il consumatore. Ancor di più quando gli stessi scrupoli non vi sono a riguardo del risone di provenienza estera, spesso coltivato con prodotti da tempo non impiegabili nella nostra risicoltura. Alla luce di queste dinamiche ritengo che sia difficile vedere i listini crescere molto rispetto ai livelli attuali, tornati in linea con i massimi visti fino a fine 2022».

«COLTIVARE ALTRI PRODOTTI IN RISAIA NON È SEMPLICE»

«Riguardo al tema della disponibilità irrigua, qui nel santhiatese siamo preoccupati ma fiduciosi di riuscire ad arginare la carenza come fatto nella scorsa campagna – continua Barale -. Il contesto attuale in ogni caso ha influito sulle nostre scelte aziendali. Già nella scorsa campagna abbiamo ridotto la superficie a riso in favore della coltivazione di soia nei terreni più leggeri. Quest’anno abbiamo contrastato il problema già dall’autunno, destinando parte della superficie aziendale alla produzione di frumento tenero. Bisogna considerare che queste scelte non sono solo onerose per la differenza di reddito scaturito dalla risicoltura rispetto agli altri prodotti. In terreni da decenni vocati al riso, anche i più sabbiosi vicino ai torrenti, la produzione di altre derrate risulta sempre complessa. Senza considerare la mancanza di expertise, che nasce solo dopo anni di confronto con una coltura». Autore: Ezio Bosso.

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