Gli effetti drammatici della pandemia hanno riacceso la discussione sui modelli di crescita e sviluppo che dovranno caratterizzare il prossimo futuro, a livello nazionale e regionale. Il 1° gennaio 2021 è entrato in vigore il nuovo regolamento di transizione della PAC, a seguito della chiusura, il 31 dicembre 2020, del periodo di programmazione 2014-2020 per quanto riguarda la Politica Agricola Comunitaria. Il regolamento di transizione della PAC ha durata biennale e si basa sul principio dell’utilizzo delle regole attualmente in vigore: le autorità regionali dovranno gestire contemporaneamente vecchia e nuova dotazione finanziaria elaborando appositi piani di gestione che permetteranno di impostare il nuovo Psr in vista della ripartenza di tutte le attività connesse al settore agricolo.
A livello di linee guida, da un lato c’è la svolta verde delle politiche Ue, alla quale la nuova presidenza di Ursula von der Leyen ha dato un impulso senza precedenti, trasformandola, con il Green deal, in un vero e proprio manifesto programmatico della nuova Commissione europea; dall’altro lato c’è il New delivery model, che sposta l’obiettivo dal rispetto delle norme alla misurazione dei risultati conseguiti, da includere nei piani strategici nazionali che Stati membri saranno tenuti a stilare per gestire la nuova Pac.
I pilastri piemontesi
La Regione Piemonte si inserisce in questo contesto decisionale programmando i nuovi provvedimenti del Programma si sviluppo rurale regionale, che costituiranno i tre pilastri principali dell’azione di Governo del Piemonte nel 2021. L’Assessorato all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte fissa, quali obiettivi imprescindibili, la semplificazione delle norme e l’ampliamento dei soggetti beneficiari, rivolgendo particolare attenzione all’insediamento dei giovani agricoltori. La prospettiva è quella di un maggiore impegno delle risorse disponibili e di un rafforzamento delle azioni di promozione della filiera del cibo puntando sempre alla qualità, alla conoscenza dell’origine e quindi alla tracciabilità dei prodotti. La nascita e il riconoscimento dei futuri Distretti del cibo del Piemonte, il cui regolamento regionale è stato approvato a fine 2020, va nella direzione di una promozione legata al territorio, che si caratterizza per peculiarità naturali e gastronomiche, e in quella del rispetto e della rivalutazione delle tradizioni locali.
L’assessore Marco Protopapa precisa: «Per rispondere alle nuove esigenze che arrivano dai nostri territori sarà importante il rinnovamento delle misure della futura programmazione del Psr: dalla diffusione capillare della banda larga su tutte le aree regionali agli investimenti sul green, al sostegno alle aziende piemontesi attraverso le misure del Programma di sviluppo rurale sull’agroambiente, dal biologico all’innovazione della meccanica e del tecnologico nella coltivazione». Un’attenzione particolare viene dedicata, tra le priorità della Regione, alla filiera del cibo nella sua complessità, inclusa l’educazione alimentare ed al risparmio: la filiera del cibo rappresenta infatti la punta più elevata, più diffusa e più radicata nella cultura del Piemonte: quella del riso è solo un esempio di filiera agroalimentare che conferma il rilievo internazionale delle produzioni regionali e che coinvolge tutti gli ambiti del territorio.
Confagricoltura: il piatto piange
Confagricoltura, che aveva posto l’accento su alcune criticità legate al precedente PSR della Regione Piemonte (https://www.risoitaliano.eu/la-grancassa-e-i-fatti// ), ritiene indispensabile, nell’interesse delle imprese e del territorio, per la futura programmazione, attivare tutte le procedure volte al poter spendere in tempi rapidi tutte risorse già impegnate evitando le complicazioni che hanno rallentato l’esecuzione dei progetti e correggendo le precedenti impostazioni. Confagricoltura evidenzia infatti che, nel periodo di programmazione appena concluso, la capacità di spesa del Piemonte si è dimostrata assai limitata: in base ai dati non definitivi al 31 dicembre 2020 elaborati da Agea relativi all’avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta il Piemonte si posiziona al 60,34%, a fronte dell’impegno pressoché totale delle risorse.
«Apprezziamo l’impegno del presidente Cirio che ha dichiarato di voler ampliare il ricorso alle autocertificazioni e ai controlli ex post per le autorizzazioni e i contributi regionali, al fine di velocizzare snellire il carico burocratico per cittadini e imprese», ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro. I nuovi scenari globali, inoltre, afferma Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, impongono di concentrare gli sforzi sugli aspetti legati all’innovazione e alla digitalizzazione, attraverso la promozione di bandi che possano meglio intercettare l’interesse del mondo agricolo e che siano più coerenti con le esigenze delle imprese e del mercato e il potenziamento delle misure destinate a favorire l’adesione a sistemi volontari di certificazione della qualità dei processi e delle produzioni. Infine, allo scopo di contribuire a migliorare il Piano Regionale, Confagricoltura Piemonte garantisce la piena disponibilità a collaborare al Patto per il Piemonte promosso dal Presidente Alberto Cirio, con l’obiettivo di costruire e realizzare un piano di rilancio dell’economia che veda l’agricoltura tra i principali artefici della ripresa.
Coldiretti: guardare ai giovani
Coldiretti, con la pubblicazione del suo dossier “Dove sta andando la Pac”, ha esplorato il processo dell’attuale riforma della Pac, dal punto di vista europeo e in un’ottica locale. Per quanto riguarda i Programmi di Sviluppo Rurale invita a non disperdere le risorse della Pac, garantendo il pieno impiego dei fondi del Psr ed una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse, ribadendo la necessità di una semplificazione burocratica e di una maggiore capacità di spesa. La Regione deve farsi portatrice delle effettive esigenze del settore agricolo piemontese, guardando, in primis, all’imprenditoria giovanile che rappresenta il vero motore innovativo dell’economia territoriale.
Cia: urge sinergia
Anche CIA, che stima una crescita del comparto agricolo nazionale del 5,5% nel triennio 2021-2023, sotto la spinta degli investimenti guidati dal Recovery Fund e dall’export, dopo aver perso il 2,9% nel 2020, pone l’accento sulla centralità dei territori: la ripresa dipenderà dalla capacità di interpretare il cambiamento cogliendo le opportunità delle strategie programmate, a partire dal Green Deal europeo. Sfide ambiziose, su cui poggiano decisioni e provvedimenti tra cui il Next Generation EU, pacchetto per la ripresa in un’ottica più verde, digitale e resiliente per garantire alle nuove generazioni un futuro sostenibile. Necessario, quindi, agire a livello locale e regionale con una visione sinergica d’insieme, capace di includere il settore all’interno di un progetto di ampio respiro insieme a tutte le altre attività economiche e forze sociali diffuse sui territori. Il settore agricolo nell’anno del Covid – continuano a spiegare in Cia – ha continuato a lavorare per assicurare cibo di qualità e materie prime di valore alle industrie agroalimentari locali che hanno potuto mantenere posizioni importanti anche sui mercati internazionali. Alle soglie del periodo transitorio, da tutti i fronti, emerge dunque l’impegno a costruire e realizzare un piano di rilancio dell’economia che veda l’agricoltura tra i principali artefici della ripresa. Autore: Milena Zarbà