La Lombardia ha approvato un Piano di azione regionale che secondo Confagricoltura Lombardia «definisce in maniera chiara le misure ed i requisiti dei prodotti fitosanitari», come ha dichiarato il presidente Antonio Boselli. Confagricoltura sostiene «un’agricoltura integrata con tutti i sistemi all’avanguardia, ma è necessario ricordarsi che siamo autonomi solo per il 70% dei prodotti agricoli e la popolazione richiede più risorse di quelle che siamo in grado di produrre» aggiunge Boselli: «per questo motivo dobbiamo investire in una chimica sempre più verde che si degradi velocemente e non rilasci residui sui prodotti agroalimentari» osserva.
Il Par discende da altre misure: come previsto dalla Direttiva 2009/128/09, l’Italia ha adottato un Piano di azione nazionale (Pan) nel quale sono definiti gli obiettivi, le misure, i tempi e gli indicatori per la riduzione dei rischi e degli impatti derivanti dall’utilizzo dei prodotti fitosanitari e per incoraggiare lo sviluppo e l’introduzione della difesa integrata e di approcci o tecniche alternative. L’obiettivo del Par, spiega Beniamino Cavagna, Responsabile del Servizio Fitosanitario Regionale «è innanzitutto quello di andare ad implementare il sistema di controllo, regolazione delle macchine irroratrici; proteggere le aree ad elevata valenza ambientale e le acque; incrementare la diffusione di bollettini di difesa; migliorare la conoscenza dei quantitativi di PF effettivamente utilizzati sul territorio lombardo; diffondere la conoscenza dei problemi legati alla diffusione dei prodotti fitosanitari illegali e contraffatti; diffondere la conoscenza degli strumenti per ridurre l’inquinamento puntiforme da prodotti fitosanitari e di ridefinire la procedura per il conseguimento delle abilitazioni».
Un aspetto molto criticato della prima versione del PAR riguardava l’obbligo di utilizzo del Registro Elettronico dei Trattamenti in ambiente SISCO, che veniva previsto a partire dall’1 gennaio 2015 per diverse tipologie aziendali. Nel testo definitivo il Registro Elettronico dovrebbe essere obbligatorio (il condizionale è d’obbligo viste le problematiche emerse nell’uso del supporto elettronico regionale, non ancora del tutto risolte) per le aziende con SAU superiore a 150 ettari. Per Boselli tale norma contenuta nel Par appare come un mero appesantimento burocratico: «la versione cartacea, ha concluso, era più usufruibile per le imprese agricole lombarde».
Territori come il Pavese e la Lomellina sono caratterizzate inoltre da numerose aree Natura 2000 (ZPS, Sic, ecc.), il testo iniziale prevedeva forti limitazioni di impiego di fitosanitari che, arrivavano al divieto assoluto per Oxadiazon in alcuni casi. Il testo definitivo, accogliendo molte osservazioni dei tecnici, prevede un utilizzo per l’Oxadiazon nella sola tecnica di semina a file e irrigazione turnata al massimo sul 25% della SAU a riso. «E’ bene sottolineare che anche la aziende di realizzazione del prodotto fitosanitario si stanno sviluppando in questo senso, cercando di optare per molecole sempre meno aggressive e a basso impatto residuale», aggiunge Umberto Bertolasi, Direttore Confagricoltura Lombardia, secondo il quale «è positivo che i limiti siano più alti rispetto agli anni passati, la regione ed il nostro paese in generale hanno la possibilità e la prerogativa di offrire un prodotto unico, sotto ogni suo aspetto». Autore: Martina Fasani