L’aumento dei costi dell’energia, degli imballaggi e delle materie prime frenerà l’economia, ripercuotendosi sulle tasche dei consumatori e minacciando la competitività dei settori produttivi. Risultato? Un blocco alla ripresa, che l’Italia non può permettersi. Questo l’allarme lanciato da Confagricoltura in queste ore. Ma cosa significa per il riso? Qualche effetto si vede già: per un verso, l’incremento del prezzo del petrolio sta riverberandosi positivamente sulle quotazioni dei risi di importazione. Per effetto del rincaro, infatti, il riso indica extracomunitario arriva in riseria a 40 euro al quintale e non più a meno della metà, come in passato.
Confagricoltura dichiara che il costo dei trasporti è già cresciuto del 20% e la salita prosegue. Aggiungiamoci che quest’anno, nelle risaie italiane, il maltempo ha falcidiato la resa – si prevede un milione di quintali di risone in meno – e avremo una campagna commerciale su prezzi ragguardevoli. Ma c’è un ma. Il rincaro del petrolio provoca già oggi un rincaro dei fertilizzanti. L’urea si produce col brent. Inutile girarci intorno: saranno settimane di alti e bassi, con un mercato che dà e che prende.