Da un lato si parla tanto di sburocratizzare ma dall’altro si impongono nuovi lacci e lacciuoli alle aziende agricole. Introdurre a carico delle aziende agricole produttrici di risone l’obbligo di registrazione presso il Sistema informatico regionale e di applicare e documentare i sistemi di analisi del rischio e dei punti critici di controllo quando tali aziende producono materia prima per la mangimistica è uno di questi appesantimenti ingiustificati. Lo ha rilevato Confagricoltura Vercelli e Biella, la quale ha sollecitato all’Assessorato piemontese alla Sanità un chiarimento interpretativo che esoneri le aziende ad indirizzo esclusivamente risicolo dall’applicazione del Reg CE n. 183/2005 che stabilisce requisiti per l’igiene dei mangimi. La problematica è nata a seguito dell’iniziativa dell’ASL di Vercelli che ha svolto controlli in aziende agricole produttrici di risone. La normativa 183/2005 sui mangimi, nata nell’ambito del “pacchetto igiene” varato dall’Unione europea stabilisce, per gli operatori del sistema mangimistico, il principio dell’autocontrollo e dell’Haccp. Tuttavia, l’agricoltore produce risone viene destinato alle riserie per la trasformazione e sono queste ultime a destinare il sottoprodotto all’industria mangimistica: solo da questa seconda dovrebbe partire il percorso della tracciabilità. Invece la norma lo estende fino all’origine e moltiplica così i costi aziendali. La nostra industria mangimistica, con un volume di produzione di circa 14 milioni di tonnellate, è fortemente dipendente dall’estero ed è su quel materiale che vanno intensificati i controlli. (25.11.14)
ACQUE REFLUE CONTRO LA SICCITA’
Riutilizzare le acque reflue bacinizzandole in due cave, per usarle quando serve l’acqua per l’irrigazione.