Lo abbiamo già detto: nel settore riso, l’Expo avanza a passo di lumaca. Quello che non abbiamo ancora detto è che le lumache sono pericolosissime. Una in particolare, che potrebbe arrivare nelle nostre risaie dalla Spagna in occasione dell’esposizione del 2015, sfruttando la circolazione di persone e materiali vegetali che avverrà – per ovvie e rispettabilissime ragioni – in quell’occasione. L’allarme è già scattato, anche se in realtà è un pre-allarme. Da qualche anno, infatti, si stanno monitorando le nostre risaie contro la Pomacea Insularum, che dal 2009 ha colonizzato la foce dell’Ebro in Spagna dove ha distrutto la metà dei raccolti di riso. È’ una specie di acqua dolce chiamata comunemente «apple snails», è originaria dell’America del Sud ma è diffusa anche in Usa e Sud-Est Asiatico. “L’Ente Risi ha effettuato un primo monitoraggio, fortunatamente senza esito” precisa Flavio Barozzi, risicoltore e agronomo, il quale non nasconde la preoccupazione degli operatori per questo mollusco, che non si può combattere con l’agrochimica, o comunque non con i prodotti autorizzati in Italia (nelle Filippine è stato combattuto in passato con il trifenil acetato di stagno).
“Si tratta di un lumaca di inquietanti dimensioni (5-6 cm di diametro mediamente, ma ci sono esemplari che arrivano a 15 cm di diametro) che si propaga molto velocemente – ci racconta -. Originaria del Sudamerica si è diffusa in Asia (a Taiwan era stata introdotta per allevamento a scopo alimentare, ma con deludenti risultati, in quanto le sue carni sarebbero pessime) ed è arrivata in Europa, insediandosi dal 2009 nelle zone risicole spagnole sul delta dell’ Ebro, dove arreca gravi danni sia alla coltura del riso che alla vegetazione acquatica. Si badi bene: è una specie voracissima che pare mangi di tutto, tanto che si dice abbia attaccato persino gli pneumatici delle automobili!” Tra le fonti di propagazione del “lumacone dell’ orrore” ci sono gli acquari, in cui Pomacea viene utilizzata come animale “pulitore”, o le piante acquatiche utilizzate per abbellire gli acquari, su cui Pomacea depone le proprie uova in vistosi grappoli di un bel rosa carico. E proprio da usi inadatti e da improvvidi rilasci di esemplari nel reticolo idrico da parte di hobbisti degli acquari potrebbe essere partita l’ infestazione che affligge la Spagna. Le modalità di controllo e di lotta sono complesse e costose.
“I trattamenti chimici non sembrano dare significativi risultati, se non in presenza di altissime densità di popolazione, anche perché non è chiaro quali principi attivi siano realmente efficaci. Un protocollo spagnolo consiglia una difesa basata su metodi “fisici” (barriere e trappole alle bocchette di ingresso e scarico dell’ acqua, barriere flottanti sui corsi d’ acqua), pulizia dei macchinari usati per le lavorazioni e la raccolta, oltre che degli scafi delle imbarcazioni che navigano sull’ Ebro, pulizia delle sponde dei canali e distruzione della vegetazione acquatica” spiega l’agronomo lomellino.
In Italia il rischio è stato segnalato nel 2013, con un monitoraggio effettuato da ENR e Servizio Fitosanitario Regionale della Lombardia: “Al momento non si hanno segnalazioni di presenza nei nostri ambienti, ma l’ allerta deve restare massima” è l’opinione di Barozzi. Che invita tutti i risicoltori a tenere gli occhi aperti e a controllare se nelle loro risaie appaiano grappoli di uova come quelli che riproduciamo in fotografia. (23.02.14)