Il Lago Maggiore sta raggiungendo lo zero sull’idrometro di Sesto Calende e l’impatto sul sistema irriguo delle riduzioni di portata derivata dal Ticino, sono più che evidenti sia sul territorio pavese che in Lomellina. Facciamo dunque una breve analisi sulla capacità di rispondere ai fabbisogni irrigui del lago e degli elementi che ne perturbano il naturale comportamento, soprattutto dopo che alcuni organi di stampa hanno accusato il mondo agricolo di essere l’unico responsabile dell’abbassamento del livello del Lago senza, per altro, fornire alcuna giustificazione scientifica di questa affermazione.
I dati
Prima di tutto analizziamo cosa è il lago Maggiore inteso come invaso regolato a servizio delle utenze agricole. Utile è determinare la capacità di accumulo del Lago, che si ottiene moltiplicando la superficie dello specchio d’acqua, pari a circa 240 km2, per la capacità di regolazione della Diga della Miorina, che può essere valutata in circa 185 cm, variando dai 135 cm autorizzati in via sperimentale in taluni momenti della stagione estiva fino ai – 50 cm (circa) della capacità limite inferiore di sfioro. Riguardo al limite massimo di regolazione invernale, è fissato a 150 cm, mentre quello estivo è fissato a 100 cm che sono modificati per il 2020, autorizzando la sperimentazione, a 125 cm dal 15 marzo al 7 maggio, a 135 cm da 8 maggio a 11 giugno per tornare a 125 cm dal 12 giugno al 15 settembre. Se ne determina una capacità massima di accumulo teorica di circa 380 milioni di m3 e un volume effettivo dell’invaso disponibile di circa 315 milioni di m3 così come, per altro, desumibile dal sito laghi.net. La portata dispensata di competenza è pari a 268 m3/s, ne consegue che, ipotizzando un improbabile afflusso al lago nullo, l’invaso si svuoterebbe in poco più di 15 giorni dove per “svuotarsi” si intende il raggiungimento della soglia di non sfioro alla diga della Miorina. In realtà l’afflusso al lago non sarà mai zero in quanto varia nei periodi più siccitosi tra i 40 e gli 80 m3/s mentre in condizioni ordinarie, come nel corso di questa stagione, oscilla tra i 100 e i 160 m3/s. Assumendo quindi un afflusso medio in condizioni siccitose di 60 m3/s e in condizioni ordinarie di 130 m3/s, ne consegue che, ammesso di garantire la competenza alle derivazioni concesse e sottese al Consorzio del Ticino, se ne ricava una autonomia dell’invaso di variabile tra 20 e 35 giorni, ovviamente in assenza di eventi di pioggia che consentano un recupero della quota di invaso. Nei giorni di massimo prelievo si arriva ad una riduzione di livello giornaliera di circa 5 cm. Altro elemento che influisce in modo importante sull’afflusso al lago, oltre alla fisiologia oscillazione data dal variare delle temperature tra notte e giorno che condizionano lo scioglimento nivale, è l’attività idroelettrica che, soprattutto nel mese di luglio, diventa elemento determinante nel condizionare gli afflussi e quindi la curva di svuotamento del lago Maggiore. Storicamente i grandi bacini, sia italiani che elvetici posti nei 6598 km2 costituenti il bacino di riferimento del Lago Maggiore, turbinavano secondo le esigenze di picco del fabbisogno elettrico concentrato nelle ore diurne dal lunedì al venerdì, con un massimo ad inizio settimana. Nel corso degli anni questa curva di fabbisogno elettrico si è trasformata ed oggi la produzione idroelettrica, complice il costante calo dei picchi di fabbisogno e la crescente presenza di fonti rinnovabili soprattutto fotovoltaiche, è soprattutto condizionata dall’andamento della borsa energetica e quindi della remunerazione dell’energia prodotta. L’energia prodotta dalle storiche centrali alimentate dai grandi invasi alpini, ha un prezzo diverso dagli impianti di piccole e medie dimensioni realizzati ai sensi del D.lgs 387/03. Il prezzo dell’energia idroelettrica prodotta con l’acqua degli invasi alpini viene determinato in tempo reale in funzione dei picchi di richiesta e in funzione della disponibilità al pari del prezzo di un’azione in borsa, si parla infatti di mercato elettrico. E’ utile ricordare poi la peculiarità di immediata produzione dei grandi impianti idroelettrici che hanno tempi di avvio quasi istantanei e quindi vengono gestiti, anche, seguendo le oscillazioni di prezzo dell’energia. L’energia elettrica di base viene invece principalmente prodotta con gli impianti a ciclo combinato, principalmente centrali a gas. Risulta evidente come le tempistiche e le modalità del turbinare influenzino in modo determinante gli afflussi, e quindi i livelli, del lago Maggiore.
Una strana relazione prezzi-livello
Il grafico, visionabile sul sito mercatoelettrico.org, indica i dati di produzione e di andamento del valore dell’energia negli ultimi 30 giorni.
Ora, al netto di queste considerazioni che potranno sicuramente essere affinate e integrate in sede di confronto, diventa interessante avviare una prima analisi confrontando l’andamento del mercato energetico con l’andamento degli afflussi al lago Maggiore nel mese di luglio. Il grafico seguente, acquisito dal sito laghi.net, rappresenta proprio gli afflussi al lago nel mese di luglio 2020.
Confrontando i due andamenti si possono notare alcuni elementi che dovranno essere oggetto di approfondimenti finalizzati alla proposta di specifici disciplinari che consentano il corretto uso della risorsa irrigua in modo plurimo e chiariscano le responsabilità di ciascun attore in campo.
Prima di analizzare i grafici occorre fare premesse utili per una corretta interpretazione:
- in assenza di piogge significative l’afflusso al lago Maggiore nel mese di luglio è condizionato dallo scioglimento nivale residuo che, ovviamente, tende sempre più a ridursi e quindi a far calare gli afflussi.
- Nel confronto tra i due grafici occorre tenere conto dello sfasamento temporale determinato dai tempi di corrivazione, cioè del tempo che l’acqua impiega a raggiungere il lago Maggiore dopo essere stata scaricata dai bacini alpini, turbinata e restituita al Ticino o agli affluenti, tempo variabile, in condizione di magra, tra le 24 e le 36 ore, ovviamente semplificando in prima istanza il modello idrologico di riferimento.
Da una sommaria e inziale analisi dei grafici emerge come in occasione di ogni calo di prezzo sul mercato elettrico (linea rossa) corrisponda un calo degli afflussi al Lago (linea blu) con la sola anomalia del 30/31 luglio. Se analizziamo poi gli ultimi giorni di luglio e i primi giorni di agosto, si nota una sovrapponibilità della curva dell’andamento dei prezzi dell’energia con l’andamento degli afflussi al lago Maggiore, ed è particolarmente curioso che questo avvenga proprio nei momenti in cui l’afflusso da scioglimento nivale è essenzialmente trascurabile.
Da una prima sommaria analisi, sicuramente da confrontare in un apposito tavolo pubblico che veda la presenza, oltre che dei soggetti istituzionali, anche e soprattutto del mondo agricolo, emerge come l’afflusso al lago Maggiore risenta in modo importante della produzione idroelettrica e di conseguenza le dinamiche di riempimento e di svuotamento del lago siano condizionate da scelte che esulano dalla richiesta irrigua agricola. Spiace leggere su certa stampa che la responsabilità del calo del lago Maggiore sia del mondo agricolo. Le imprese agricole, oltre a svolgere un ruolo ambientale e territoriale centrale, sono motore dell’economia delle nostre provincie e, inoltre, almeno nella porzione occidentale della pianura padana, non consumano la risorsa irrigua, se non per qualche punto percentuale, ma la traslano nel tempo e nello spazio senza determinarne consumo, rimettendo la risorsa irrigua a disposizione delle utenze di valle lungo il Po, come avremo modo di dimostrare ulteriormente nelle prossime settimane. Non va accusato il mondo agricolo per i livelli del Lago, siamo davanti ad una dinamica molto più complessa di cui gli agricoltori sono spesso vittime. Quando si banalizzano modelli a molte variabili, si rischia di cadere nella trappola del capro espiatorio, salvo poi essere smentiti da un corretto approccio scientifico. Auspichiamo che, nell’autunno, si possa avviare un confronto interregionale e italo svizzero per arrivare ad un corretto modello gestionale della risorsa irrigua del lago Maggiore, Confagricoltura è pronta a fare la sua parte. Autore: Alberto Lasagna, Unione Agricoltori di Pavia