«Il trend di crescita del settore biologico, sia in termini di produzione che di consumi, costituisce al contempo un successo ed una sfida. Come ministero abbiamo lavorato alacremente alla definizione di un piano strategico per il settore, cogliendo le istanze di tutti gli attori del comparto, con la finalità di coniugare innovazione sostenibilità ricerca e garanzie per i consumatori. La nostra azione politica è quindi finalizzata a riconoscere a pieno titolo il ruolo strategico del comparto nell’agricoltura e nell’economia del Paese». Il viceministro alle politiche agricole Andrea Olivero (foto piccola) ha parlato in questi termini del biologico al convegno “Per l’economia della terra” promosso al teatro Parenti di Milano dall’associazione per l’agricoltura biodinamica. I fautori di questo metodo ritengono che «l’agricoltura italiana potrà diventare un settore strategico per il paese solo se investirà e farà crescere la bioagricoltura, la biodinamica e il biologico: quell’11% di suolo coltivato che già oggi è capace di esprimere il settore di punta dell’innovazione, della ricerca e della qualità in campo agricolo. E’ questo il cambio di passo che chiediamo anche al nuovo piano strategico del biologico che il Ministero delle politiche Agricole si appresta a varare, per costruire una leadership di imprenditori, ricercatori e decisori politici che investano in ricerca e formazione in bioagricoltura» ha detto il Presidente dell’Associazione Carlo Triarico secondo cui l’Italia ha tutte le carte in regola per diventare la piattaforma mondiale di un nuovo modello produttivo, ecologico e resiliente. L’agricoltura biodinamica si candida anche a sconfiggere la siccità: «i terreni coltivati con questa metodologia, rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali, sono infatti in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua. Una straordinaria proprietà che dipende dalla ricchezza (fino al +70%) di humus, la preziosa componente organica del suolo, capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso» sottolinea l’associazione. Oggi nel mondo ci sono più di 2 milioni di ettari coltivati in modo biodinamico e certificati, ma sono molto più numerose le aree agricole dove si produce secondo le pratiche agronomiche biodinamiche. L’Italia è al terzo posto (dopo Germania e Francia) tra i Paesi europei per superficie destinata all’agricoltura biodinamica e raggruppa le aziende (tra produttori e trasformatori) più significative del settore biologico. Solo le imprese italiane aderenti al marchio Demeter, il logo storico dell’agricoltura biodinamica diffuso in oltre 40 paesi, raggiungono un fatturato totale di 445 milioni di euro. Il numero delle aziende che applicano il metodo biodinamico in Italia è stimato in 4.500. Di queste, oltre alla certificazione ai sensi del Regolamento UE per la bioagricoltura, hanno accesso all’applicazione del marchio Demeter 390 aziende agricole e di trasformazione. La caratteristica di queste è di essere tra le più significative e grandi realtà del settore bio in Italia e di affrontare in prevalenza mercati internazionali. Sono socie e fanno capo a proprietà biodinamiche realtà commerciali come Ecor Naturasì (oltre 200 milioni di fatturato annui), principale commerciante italiano di prodotti biologici e biodinamici e il Consorzio Natura e Alimenta (primo distributore di latte biologico e biodinamico del Paese).
Ancora più ampio il mercato del biologico: l’Italia è il maggior paese esportatore nel mondo con circa 1 miliardo e 300 milioni di fatturato, mentre il mercato interno vale ben 3 miliardi e seicento milioni di euro. Ne ha parlato al convegno il professor Stefano Bocchi dell’Università di Milano che ha tratteggiato così la situazione della risicoltura biologica: la superficie coltivata a riso biologico in Italia è negli ultimi anni rimasta costante con poco più di 9.000 ha, quasi tutti concentrati in Lombardia e Piemonte; se ci si riferisce alle sole due regioni di maggiore concentrazione, la superficie di riso bio, corrisponde a più della metà (53,8%) della superficie totale dei cereali bio; la produzione di riso biologico (circa 57.000 t) rappresenta l’11% dell’intera produzione cerealicola biologica italiana (SINAB, 2012); secondo dati del Ministero, il comparto pasta, riso, sostituti del pane, è quello che dal 2012 al 2014 ha fatto registrare il più forte incremento (+ 73%) nei consumi domestici, anche per il settore della ristorazione collettiva istituzionale, si registrano forti incrementi della domanda di bio, ai quali l’offerta stenta a rispondere in modo adeguato. In regione Lombardia, ha aggiunto Bocchi, le risaie coprono attualmente 107.000 ha circa, di cui 15.000 collocati nell’area metropolitana milanese; di questa superficie complessiva, circa 4000 ha sono di risicoltura biologica, 34 ha nell’area milanese. La domanda di riso da parte della ristorazione collettiva ha raggiunto 3300 t/anno nell’intera regione, e 1400 t/anno nell’area Milanese; la domanda di riso bio da parte delle mense è in aumento: le mense della sola metropoli milanese ne consumano 170 t/anno. (20.02.2016)