Vogliamo bene al ministro Pichetto Fratin (secondo da destra nella foto, scattata alla Fiera in campo) ma non comprendiamo la leggerezza con cui, di fronte a tante aziende attanagliate dai dubbi sulla siccità, ha prima promesso un commissario per l’emergenza, alla Fiera in Campo (leggi l’articolo), poi ha detto che non se ne sarebbe fatto nulla, al convegno Anbi (leggi l’articolo), dichiarazione che ha ripetuto, dopo il convegno, alla Rai Piemonte, e tutto questo esattamente il giorno prima che il governo di cui fa parte decidesse, su questa materia che lo vede protagonista, in senso contrario.
Come si sa, infatti, l’esecutivo ha deliberato infatti un decreto legge sull’emergenza siccità con cui individuare un commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con un incarico rinnovabile e con un perimetro molto circostanziato di competenze. Francamente, il governo faccia ciò che ritiene meglio per affrontare l’emergenza – e noi registreremo con rispetto ciò che farà, magari lodandolo e magari criticandolo – ma dia almeno la sensazione di avere le idee chiare. Perché non è il momento di prendere alla leggera il tema irriguo. Soprattutto all’ambiente e soprattutto quando, come nel caso del ministro, si ha una lunga conoscenza e competenza di questi argomenti, avendo operato all’interno di un consorzio irriguo.
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