Un comunicato stampa del 25 febbraio, emesso dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, rende noto che sono operative le misure del pacchetto denominato ‘Generazione Campolibero’: in breve, un piano da 160 milioni (tra risorse interne e fondi Ismea-Bei) che ha l’ambizioso obiettivo di favorire il ricambio generazionale in agricoltura. Gli interventi previsti si articolano su tre assi: uno riguarda gli incentivi per la creazione di “start-up” nel settore agricolo, alimentare e della pesca, che dovrebbe essere sostenuto da un fondo “private equity” da 20 milioni di euro; il secondo filone, con una dotazione di 80 milioni di euro (30 milioni di fondi nazionali e 50 dovuti ad un accordo tra ISMEA e Banca Europea degli Investimenti) intende finanziare a tasso zero progetti di investimento proposti da giovani agricoltori (con un massimo finanziabile di 1,5 milioni per progetto); il terzo ambito di intervento è finalizzato ad erogare mutui a tasso agevolato e con durata fino a 30 anni per l’ acquisto di terreni da parte dei giovani e sarebbe sostenuto da una dotazione di 60 milioni di euro. La notizia è stata rilanciata da tutti, noi abbiamo preferito pensarci su un po’: l’attesa è stata notata, ce ne hanno chiesto ragione e quindi adesso vi spieghiamo da cosa deriva questa scelta.
Prima di tutto diciamo che la ragione delle nostre perplessità non risiede in un pregiudizio antigovernativo, come dimostra il fatto che abbiamo diffuso e lodato altre decisioni del governo. Il punto, in questo caso, è che l’annuncio del Mipaaf non fornisce indicazioni di immediata operatività, ma rimanda a successivi sviluppi… In particolare il Mipaaf prevede per il mese di marzo – e ci siamo – l’emanazione di un bando per l’ accesso ai finanziamenti per l’ acquisto a tasso agevolato di terreni agricoli, mentre non sono ancora ben chiari gli aspetti operativi che riguardano i primi due assi di intervento, né come essi possano integrare i bandi dei vari PSR già partiti o ai nastri di partenza. Aggiungiamo che anche a livello dei Psr delle Regioni risicole l’effettività delle misure destinate al ricambio generazionale è ancora tutta da dimostrare, come abbiamo più volte scritto e documentato.
La grancassa suonata su Campolibero autorizza a essere non scettici ma cauti per un’altra ragione. Secondo i dati forniti dal ministero stesso si assisterebbe ad un incremento nel numero di giovani occupati in agricoltura (anche se qualche osservatore critico esprime il dubbio che si tratti di “parcheggi” occupazionali temporanei in una fase di crisi in cui manca lavoro in altri settori) come pure delle iscrizioni alle scuole ad indirizzo agrario, tuttavia, sempre secondo il Mipaaf, la percentuale di aziende con conduttore “under 40” è tuttora pari al 5% del totale delle aziende agricole italiane (contro una media europea dell’ 8%), un dato fermo da circa vent’anni. Abbiamo la sensazione che anche in agricoltura come sul Pil il governo usi i numeri in modo un poco disinvolto. Saremo felici di essere smentiti dai fatti, gli unici che contano per gli agricoltori italiani. (03.03.2016)