Il federale ordina: «E’ una bella idea da sviluppare, ma consiglio di non abboccare a Viana che è un asservito al sistema. Vedi chi sono i suoi sponsor». Il militante assicura: «Non abbocco a niente, figurati». La fatwa corre su Whatsapp. A pronunciarla – nel colloquio che riportiamo al termine dell’articolo, secretando i nomi e i riferimenti geografici per non violare la privacy delle altre persone coinvolte e non violare quindi la legge – è il dirigente di un partito politico di governo. Viana è il sottoscritto, coordinatore del sito Risoitaliano. Il dirigente politico invita i partecipanti di un gruppo di risicoltori biologici a sviluppare un’idea suggerita da Risoitaliano, ma a non fidarsi del nostro sito perchè «asservito al sistema». L’idea in questione era quella di rispondere alle argomentazioni di chi difende il glifosate – pubblicate su Risoitaliano e contestate da un esponente del gruppo bio – con un dossier che documentasse le esperienze della risicoltura biologica che non usa il glifosate. Idea “autorizzata” dal dirigente del partito, a patto che si tagli fuori Risoitaliano, considerato “asservito al sistema”. Una conversazione politica che, in tempo di partiti liquidi, non gode di gran riservatezza, tant’è che arriva in men che non si dica sul tavolo della nostra redazione.
Il contenuto del botta e risposta è inquietante perchè dimostra come il partito in questione, oggi al governo, sia pronto a condannare chiunque non ripeta pedissequamente il suo “verbo”: naturalmente vorremmo essere smentiti e siamo disponibili a un confronto pubblico su questo scellerato episodio. Quello che preoccupa, peraltro, sono le ragioni per cui il “federale” biasima Risoitaliano: la contiguità con un “sistema” che è rappresentato dalle società che producono mezzi per l’agricoltura (“sponsor”). Pubblicare notizie e pubblicità attinenti la risicoltura “convenzionale” per quel partito rappresenta evidentemente una colpa. Un pensiero che ricorda le Brigate Rosse quando se la prendevano con lo Stato Imperialista delle Multinazionali… Come se non bastasse, questa “condanna” dimostra una buona dose di ignoranza o ipocrisia, visto che gli “sponsor” producono anche erbicidi per l’agricoltura biologica (da noi, come da altri, pubblicizzati) che vengono utilizzati da chi produce bio.
Nel merito, va detto che Risoitaliano si finanzia effettivamente con la pubblicità: è riportato nella voce “Chi siamo” del sito, in un rapporto di assoluta trasparenza con il lettore (nel senso che la pubblicità è sempre dichiarata) e, come avviene per molti siti, la pubblicità ci permette di pagare giornalisti ed esperti che scrivano articoli non pubblicitari sulla risicoltura, svolgendo un’azione di informazione indipendente. Ciò che Risoitaliano non fa è finanziarsi con fondi pubblici, che lo renderebbero “servo” del politico di turno. Quanto ai contenuti del sito, la nostra politica è quella di pubblicare le opinioni di tutti, purché serie e documentate. Nell’archivio si trovano per questo anche numerosi articoli che riportano dichiarazioni e opinioni dei dirigenti del partito che ora ci attacca.
Naturalmente, anche noi abbiamo delle opinioni. La prima è che l’indipendenza della stampa è un valore e che la pubblicità commerciale ci consente di pubblicare articoli che vanno giudicati in base ai loro contenuti e non con processi sommari, che ricordano i “processi del popolo”. La seconda è che il partito in questione ha il diritto di governare e di esprimersi ma non di conculcare le libertà costituzionali. Autore: Paolo Viana