Il paese con il maggior numero di risorse d’acqua dolce del pianeta, il Brasile, ha perso costantemente il 15% delle sue acque di superficie dal 1991. La graduale ritirata della parte brasiliana del Pantanal, la più grande zona umida tropicale del mondo, ha fatto sì che l’acqua attuale copra solo un quarto dell’area di 30 anni fa.
E i dati sono andati solo fino al 2020 – prima della siccità di quest’anno che è la peggiore del Brasile in nove decenni. Lo riferisce il notiziario The Rice, edito da Gaotrade.
Ci sono fonti di allarme più immediate, come il possibile razionamento dell’energia elettrica quest’anno. I serbatoi idroelettrici sono stati prosciugati da un decennio di precipitazioni inferiori al solito. I serbatoi nel bacino del fiume Paranà, che alimenta la metropoli San Paolo e diversi stati, non sono mai stati così esangui, ha affermato questo mese l’operatore di rete.
Il fiume Paranà, che va dal Brasile all’Argentina, soffre di un regime assolutamente inferiore rispetto al solito. Lungo il suo corso si trovano le cascate di Iguazu, al confine delle nazioni; le maestose cascate sono state irriconoscibili per alcuni giorni a giugno, essendo scese a un filo d’acqua. Il corso d’acqua del Paranà e le sue falde acquifere forniscono acqua dolce a circa 40 milioni di persone e sostentamento alle comunità di pescatori e agricoltori. E anche il trasporto e la coltivazione del riso rischiano grosso.