Siamo ormai agli sgoccioli e tra chi ancora non ha raccolto il risone emergono i primi malumori. Danni alla qualità e quantità delle rimanenze in campo: il fattore climatico quest’anno non ha dato scampo a chi si è spinto fino al mese di novembre. Abbiamo fatto il punto della situazione in Lomellina – una delle aree più in ritardo, anche se non l’unica – con i risicoltori Luigi Bianchi, Presidente Confagricoltura Pavia; Giovanni Daghetta, Presidente CIA Lombardia; Stefano Greppi, Presidente Coldiretti Pavia: e la sensazione è che complessivamente si aggiri intorno ad un 5-7% il prodotto ancora in campo, in condizioni ormai marcescenti. Molto Selenio, che ha fatto fatica a maturare e alcune varietà indica sono rimaste vittime di queste continue piogge; aziende di grandi dimensioni che purtroppo non sono riuscite a concludere a loro favore la lotta contro il tempo. Molti hanno riscontrato problematiche nelle rese, dovute principalmente ad un numero elevato di rotture del granello ed imbrunimenti durante il processo di parboilizzazione.
Marco Romani, Responsabile Settore Agronomia del Centro Ricerche dell’Ente Risi spiega: « I fenomeni relativi alla perdita di qualità sono dovuti alla bassa resa dei grani interni e all’imbrunimento dell’endosperma. Il primo é legato alle fessurazioni che si creano quando il granello maturando perde acqua che, tuttavia, riacquista con gli eventi piovosi, rugiade ecc. Le parti esterne premono verso l’interno e si creano fessurazioni. Gli imbrunimenti, invece, riscontrabili durante la parboilizzazione, sono causati da funghi saprofiti (non patogeni, presenti nelle glumelle), che fino ad una settimana fa, con acqua libera e temperature abbastanza elevate per la stagione autunnale, hanno proliferato. Tra le varietà più sensibili ricordiamo Baldo, mentre nell’ambito dei granelli tondi il fenomeno è meno incisivo». Autore: Martina Fasani