L’accordo sulla nuova Pac – che è stato oggetto di analisi da parte dell’Ente Risi – prevede che il 25% della dotazione per i pagamenti diretti sia destinata agli eco-schemi per tutto il periodo, con una certa flessibilità: nei primi due anni, 2023 e 2024, gli Stati membri hanno la possibilità di impiegare solo il 20%, utilizzando la differenza (tra il 20 e il 25%) nei pagamenti diretti disaccoppiati. «In altre parole, l’accordo prevede un periodo di “apprendimento”, per il 2023 e il 2024, con una “soglia” minima del 20%. Le misure di eco-schema obbligatorie per lo Stato membro ma di adesione volontaria da parte del produttore comprendono azioni volte alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla protezione della biodiversità, alla riduzione dell’impatto dei fitofarmaci e alla conservazione delle risorse idriche. Gli Stati membri potranno istituire un sistema a punti per valorizzare gli eco-sistemi in base alle loro ambizioni» osserva Silvestri, il quale ricorda che gli Stati membri devono dedicare almeno un importo equivalente al 3% dei loro pagamenti diretti per gli interventi a favore dei giovani agricoltori nel primo, nel secondo o in entrambi i pilastri.
CHE FINE FA IL CHEROSENE?
Sottolineiamo un’emergenza mentre parte il monitoraggio