L’agricoltura si trova sempre più ad affrontare degli scenari economici, sociali eambientali in rapida evoluzione che la obbligano a individuare innovazioni tecnologiche innanzitutto atte a: mettere a punto sistemi colturali a basso impattoambientale e a costo ridotto, attraverso l’impiego di strumenti per il controllo automatico della distribuzione prodotti fertilizzanti e fitosanitari; intraprendere forme di gestione pro-attiva dei processi volte ad incrementare la produttività del lavoro e a ridurre i costi di produzione; creare condizioni manageriali che favoriscano, attraverso una gestione attenta della tracciabilità dei prodotti, la certificazione di qualità delle produzioni. Il tutto per realizzare un’agricoltura sostenibile in termini ecologico ambientali e di compatibilità economica. Le iniziative scientifiche e commerciali ormai da tempo in atto sul fronte della cosiddetta agricoltura di precisione (AP) cercano, appunto, di soddisfare, a vari livelli, detti obiettivi. Ma cosa significa davvero Precision Farming?
L’importanza di essere precisi
«E’ una strategia di gestione aziendale che utilizza informazioni precise e tecnologie per la raccolta dei dati sulle variazioni spaziali e temporali all’interno di un appezzamento agricolo: il professor Luigi Sartori, docente in Tecnologie digitali e meccanizzazione in agricoltura presso l’Università di Padova, che abbiamo ascoltato ad un recente convegno dei contoterzisti, sottolinea come «le tecnologie elettroniche e informatiche al servizio dell’agricoltura di precisione e le pratiche agronomiche (GNSS, visione computerizzata, telerilevamento, sensori prossimali, GIS, applicazioni a rateo variabile, monitoraggio delle rese, ecc..) possano essere utilizzate singolarmente o in modo combinato, per realizzare l’agricoltura di precisione in base alle necessità, secondo logiche sito-specifiche. Innanzitutto, le tecniche di AP si distinguono dalle tradizionali innovazioni meccaniche poiché, oltre alle normali forme di sostituzione dell’attività fisica dell’uomo, viene sostituito anche del lavoro intellettuale. Si pensi ad esempio alla guida di un trattore effettuata in modo manuale oppure attraverso sistemi di guida semiautomatica: nel primo caso, il trattorista deve rimanere concentrato alla guida, analizzando lo scenario nel quale si muove, per decidere quale direzione prendere; nel secondo caso, tutto questo lavoro di raccolta dei dati di contesto e di decisione su come sterzare il volante è assunto dal sistema di controllo, che sostituisce il lavoro intellettuale dell’uomo, il quale può così dedicare le sue risorse mentali ad altre attività. Contrariamente a ciò che avviene con le tecnologie puramente meccaniche, il processo produttivo non è più visto solo come una conversione energetica di fattori inziali, in cui il lavoro fisico interviene come unico motore della trasformazione stessa, ma a fianco dell’elemento energetico sono necessari altri due fattori fondamentali: l’Informazione e il controllo».
Ideale per le colture intensive come il riso
Da questo studio emerge come la maggiore intensività delle culture comporti – in assenza di questi strumenti – un maggior margine di errore. Gli sprechi che sono connessi a questi errori possono arrivare fino al 30% dei costi variabili di produzione con effetti, non trascurabili sull’impatto energetico e ambientale delle coltivazioni. Secondo il Professor Massimo Lazzari, docente di Ingegneria Agraria presso l’Università degli studi di Milano, risulta di fondamentale importanza allora mettere di fronte agli operatori del settore i numeri relativi a questi sprechi, calcolati come ore di lavoro, fertilizzanti, sementi, diserbanti, combustili e lubrificanti che vengono oggi usati senza una reale necessità tecnica. «In campo risicolo, i valori di risparmio maggiore sono conseguiti laddove, oltre ai risparmi di fattori e di tempo di lavoro del trattorista, si verifica anche una riduzione di manodopera durante le operazioni di semina del riso. Infatti, tradizionalmente per seminare il riso si procede con lo spandiconcime centrifugo con la risaia allagata ed è quindi necessario il ricorso a manodopera non specializzata che, in capezzagna, fornisca riferimento al trattorista in modo che questi possa individuare delle traiettorie “accettabili”. I valori per questa coltura passano quindi da un massimo di 60 a un minimo di 50 €/anno. Risulta quindi evidente come l’applicazione diffusa delle tecnologie di agricoltura di precisione, all’interno delle ziende risicole, che raramente utilizzano il contoterzismo, comporterebbe evidenti benefici di ordine economico, di risparmio energetico e di riduzione dell’impatto ambientale, indipendentemente dalla loro dimensione e dal fatto che esse siano in monocoltura o adottino qualche forma di successione colturale o di rotazione. Queste tecnologie forniscono altresì il vantaggio di potere operare anche in condizioni di scarsa visibilità e con operatori poco esperti rappresentando in qualsiasi caso un beneficio in termini di minore fatica e allargamento dei periodi di lavoro. Ci si riferisce, ad esempio, alla maggiore incidenza delle malattie fungine (in primis il brusone) e alla moria di piantine di riso qualora si abbia sovrapposizione, di diserbi caratterizzati da una limitata specificità». In conclusione, un tale risultato comporterebbe il beneficio non secondario di portare il settore agricolo a un grado di evoluzione tecnologica comparabile con quello dei altri settori, in cui le tecniche di management siano al passo con i tempi, permettendo allo stesso di raggiungere un grado di competitività adeguato a potere confrontarsi con le altre agricolture del mondo occidentale più avanzato. Autore: Martina Fasani