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I VERDI VOGLIONO TAGLI DELL’80%

da | 14 Feb 2023 | Internazionale

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Secondo una bozza di relazione visionata da Euractiv, confermata da un articolo pubblicato sul sito web www.eruractiv.com, un gruppo di parlamentari europei che si sta occupando della revisione del quadro normativo dell’UE in materia di agrofarmaci, sta spingendo per una maggiore ambizione sia negli obiettivi, sia nelle scadenze per i tagli all’uso dei principi attivi in tutta l’Unione (leggi l’articolo).

DOSSIER VUOLE AUMENTARE RIDUZIONE PESTICIDI

La Commissione europea ha presentato la sua proposta di revisione della legislazione sull’uso sostenibile dei pesticidi nell’estate del 2022. L’obiettivo è dimezzare l’uso e il rischio degli agrofarmaci pericolosi entro il 2030, oltre a un divieto totale nelle aree “sensibili”.

Tuttavia, la relazione del Parlamento europeo, datata 6 febbraio e redatta dalla deputata verde Sarah Wiener, leader del dossier, spinge per aumentare l’obiettivo di riduzione del 50% della Commissione all’80% entro il 2030 per l’uso di prodotti fitosanitari più pericolosi, tra cui prodotti cancerogeni, neurotossici o tossici per la riproduzione.
Questo avvicinerebbe la legislazione alle richieste di una recente iniziativa popolare, “Salviamo le api e gli agricoltori”. L’iniziativa chiedeva di puntare a una riduzione generale dei principi attivi sintetici dell’80%. Nel frattempo, il progetto di relazione propone un nome completamente nuovo per l’atto legislativo in questione. Invece di un regolamento “sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”, la bozza di Wiener si riferisce a un regolamento “sull’uso dei pesticidi”.

CAMBIA IL PERIODO DI RIFERIMENTO

Sebbene questo possa essere visto come un cambiamento estetico, la mossa ha un peso. Infatti, si tratta di un tentativo di proteggere il regolamento da rivendicazioni di greenwashing.
Inoltre, la bozza di relazione stabilisce parametri di riferimento più severi per misurare la riduzione relativa entro il 2030 in ogni Stato membro. Invece di ridurre i prodotti fitosanitari rispetto all’uso nel 2015-2017, il documento stabilisce come periodo di riferimento il 2018-2020. Quello che potrebbe sembrare un tecnicismo è una questione molto controversa. Gli Stati membri hanno sottolineato come alcuni Paesi che hanno già fatto molto per ridurre i quantitativi in passato non devono essere penalizzati.
In effetti, fissare il periodo di riferimento a una data successiva significa che un Paese che ha già ridotto l’uso di agrofarmaci tra il 2015 e il 2018, ad esempio, dovrà dimezzare un uso già ridotto entro il 2030. Altrettanto controversa tra gli Stati membri è la proposta di divieto totale dei pesticidi chimici nelle aree “sensibili”.

MENO AREEE SENSIBILI

In questo caso, la bozza di relazione di Wiener assume una posizione più conciliante, proponendo, tra l’altro, che un minor numero di tipi di aree sia considerato sensibile e quindi interessato dal divieto. In particolare, dovrebbero essere escluse le aree protette per motivi non legati all’uso degli agrofarmaci, come la conservazione di monumenti storici o la bellezza dei paesaggi. Il testo chiede anche di “adattare le condizioni” in cui potrebbero essere concesse le esenzioni dal divieto totale.
La bozza di Wiener si allinea inoltre maggiormente alle critiche mosse anche dai ministri nazionali: la mancanza di fondi. Mentre, secondo la Commissione, i costi per l’attuazione delle nuove norme e per sostenere gli agricoltori nella transizione dovrebbero essere coperti con i mezzi già esistenti della Politica agricola comune dell’Ue, i Paesi hanno avvertito che ciò non sarà sufficiente e che sarà difficile riutilizzare i fondi dopo che la nuova Pac è entrata in vigore all’inizio di quest’anno.

TASSA BASATA SUL RISCHIO

Il documento suggerisce che, oltre ai fondi della Pac, potrebbe essere introdotta una tassa “basata sul rischio” sui prodotti fitosanitari, sia da parte di ogni singolo Paese, sia a livello europeo. L’obiettivo è “promuovere l’attuazione e l’adozione della gestione integrata delle specie nocive e per rendere le relative misure più interessanti per gli agricoltori”.

La relazione subirà probabilmente una serie di modifiche nel processo di ricerca di compromessi tra i diversi gruppi politici e le commissioni parlamentari. Si dà un’idea dell’attuale pensiero del Parlamento e di quale potrebbe essere la sua posizione nei colloqui interistituzionali tra Commissione e Stati membri.

Per siglare un accordo di compromesso finale, il Parlamento europeo dovrà avviare i negoziati con i ministri dell’Ue, i quali hanno recentemente spinto per un’ulteriore valutazione d’impatto a causa delle preoccupazioni sulla mancanza di dati a sostegno della proposta della Commissione. Si tratta di una mossa criticata dai gruppi verdi come una tattica dilatoria.

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