Nei giorni scorsi l’Unione Europea ha fatto scattare i dazi nei confronti delle importazioni di riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar) e la reazione delle confederazioni agricole è stata ovviamente di entusiasmo. Come ricorderete, la procedura era stata avviata formalmente il 16 febbraio 2018 quando l’Italia aveva presentato richiesta a Bruxelles per il ripristino dei dazi invocando la clausola di salvaguardia prevista dalle norme europee nel caso i regimi commerciali preferenziali Ue per i paesi poveri creino difficoltà ai produttori europei. In realtà, le richieste e le pressioni italiane risalgono al 2014, quando furono inviati a Bruxelles i primi dossier. Con l’adozione della clausola di salvaguardia ( leggi il REGOLAMENTO DELLA CLAUSOLA)viene previsto un periodo di reintroduzione dei dazi solo sul riso indica lavorato e semilavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo stesso da 175 euro a tonnellata nel 2019, 150 euro a tonnellata nel 2020 e 125 euro a tonnellata nel 2021; una proroga è possibile ove sia giustificata da particolari circostanze.
Ettari in aumento?
La crisi innescata dalle importazioni dai Pma, esenti da dazi dal 2012, mette a rischio il primato nazionale in Europa dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate: «si presume che la superficie coltivata di 219.300 ettari, circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica, verrà incrementata quest’anno. Sarebbe interessante capire se i risicoltori vorranno mantenere o meno la divisione tra le varie tipologie o cercare di investire nella semina dell’indica già a partire dall’imminente campagna» ci dichiara Paolo Dellarole, Presidente di Coldiretti Vercelli, il quale tuttavia, rammenta il grande punto interrogativo presente sulla risposta nelle semine all’adozione della clausola da parte degli altri Stati Ue, «come la Spagna, territorio altamente produttivo, agevolato dal fattore climatico».
Il mercato funzionerà meglio?
Cosa si farà ora?
Cia aveva anche sottolineato che a beneficiare delle agevolazioni daziarie non erano nemmeno direttamente i contadini dei paesi asiatici, ma solo le industrie di trasformazione, a capitale straniero: «L’impegno della Cia proseguirà ancora – aggiunge dunque Daghetta – per rendere fra tre anni permanenti questi dazi per i prodotti in provenienza da paesi che non rispettano i diritti umani delle minoranze, che hanno ancora deficit pesanti nel processo democratico e che sfruttano il lavoro minorile. Stiamo lavorando su più fronti» annuncia il Presidente di Cia Lombardia, « e dobbiamo proseguire puntando ad esempio anche sull’introduzione di marchi e Igp anche per il riso, in modo da legare sempre più il prodotto al territorio».
Crescerà l’Indica?
«In una situazione di mercato abbastanza insoddisfacente, l’introduzione dei dazi se pur in modo temporaneo, dovrebbe dare uno stimolo, con obiettivo un po’ più proclamato sulle reali necessità per quanto riguarda le semine» è il parere di Paola Battioli, Presidente di Confragricoltura Novara e Vco: «le aziende stanno guardando già la semina dell’indica con qualche certezza in più. E’ fondamentale che rimanga nostra prerogativa garantire sempre qualità, tracciabilitá e sicurezza del prodotto».
Si resterà divisi?
La strada da percorrere è una sola ed unidirezionale: «Dobbiamo vedere come si comportano tutti gli attori della filiera – spiega Giovanni Perinotti, Presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella -; quello che manca a livello nazionale è una bacchetta di regia: se ognuno fa a modo suo, non verrà mai raggiunta la completa ripresa del settore. Al fine di una miglior ripresa sarebbe auspicabile un accordo tra gli agricoltori e le riserie per fissare un prezzo base, soluzione a dir poco ardua da compiere ma, si cerca di porre speranza nella consapevolezza per cui se un comparto del settore crolla trascina giù anche gli altri e viceversa. E’ necessario quindi pedalare nella stessa direzione lasciando da parte qualunque tipo di divisione formale. Che questo sia solo il trampolino di partenza per tutti e non la meta».
E’ tutto risolto?
«Ad oggi l’unica certezza è che non si possono fare grandi previsioni o trarre conclusioni affrettate. Senza dubbio però questa mossa permetterà di riequilibrare il mercato e rialzare i prezzi in tempi, purtroppo, non decifrabili» conclude Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia, su una vicenda durata troppo tempo che forse ora, ha finalmente ritrovato il giusto risvolto. Autore: Martina Fasani