Il mercato è bloccato sulle sue tendenze da inizio dicembre (leggi la nostra ultima analisi). I risicoltori si interrogano su quale sarà la prossima evoluzione alla luce di tale andamento. I listini propongono valutazioni in larga parte soddisfacenti ma le insidie per il futuro sono molte.
«I PREZZI DEVONO TENERE»
Analizziamo le impressioni dell’offerta insieme ad un suo brillante esponente, Quirino Barone, risicoltore che opera nel vercellese. Egli afferma: «L’attuale rallentamento del mercato un po’ mi preoccupa. Abbiamo assoluto bisogno che i prezzi rimangano almeno a questi livelli per coprire le spese di produzione, in costante crescita. Nel mio caso, inoltre, si aggiunge un importante deficit produttivo. Mi sono ritrovato molto nell’intervista che avete proposto di recente (leggi), avendo subito anche io un calo del 30% sul raccolto e del 10% sul fatturato, a prezzi attuali.»
«Trovo altrettanto preoccupante il momento di grande affanno che sta attraversando l’industria su diversi canali di vendita. Oggi stiamo vivendo un’iperbole nei prezzi di tutte le materie prime. I listini del risone sono altissimi, i costi di produzione sono altissimi, se però l’industria non riesce a vendere il riso lavorato si crea un blocco in uscita che porta alla recessione dell’intera filiera».
COSA HA CREATO QUESTO STALLO?
«La difficoltà di collocamento che ho citato le ritengo una concausa fondamentale dell’attuale calo nella domanda di risone. Questo ha portato allo stallo nei prezzi, poiché noi risicoltori non abbiamo ceduto alle offerte al ribasso. Il fatto che si sia arrivati in un momento ad avere importanti industrie risiere che non compravano più determinati gruppi merceologici non poteva non influire. Anche la pubblicazioni dei dati sulle disponibilità di risone incide altrettanto, in quanto porta le riserie a prendersi del tempo per organizzare meglio i prossimi approvvigionamenti, calibrandoli anche sull’evoluzione dei consumi. Inoltre, i costi dei noli di trasporto sono calati negli ultimi mesi e sta arrivando molta merce dell’estero a prezzi decisamente concorrenziali. Il minor costo del riso sui mercati internazionali rende anche molto più difficile esportare il nostro. Questo danneggia molto alcuni gruppi varietali, come i lunghi A generici da parboiled, destinati prevalentemente al consumo fuori dall’Italia.»
«BENE I CONTRATTI MA NON BASTA»
«Spero di essere pessimista e di vedere i listini ripartire nuovamente senza alcuna ulteriore difficoltà di collocamento. Un elemento che mi fa ben sperare quantomeno per la tenuta dei prezzi è che siano già stati sottoscritti contratti per la prossima campagna con dei valori importanti, analoghi a quelli di oggi. È bene però non abbassare la guardia in quanto contesti iperbolici come quello attuale, come detto, nascondono molteplici insidie. C’è anche una questione di capacità finanziaria. Una volta con 1.000.000 di € facevi girare tot quintali di riso o di concime, oggi ne fai girare minimo il 30% in meno. Di conseguenza aumentano anche gli interessi e tutte le attività finanziarie ne risentono. Ci vuole equilibrio e questo è dato da una situazione in cui l’industria è in grado di programmare e lavorare in maniera fluida». Autore: Ezio Bosso.
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