Offerta leggermente in crescita e apprezzamenti contenuti nella settimana di mercato appena trascorsa (leggi l’analisi della seduta di venerdì).
«LUNGHI B TROPPO DISTANTI DAGLI ALTRI COMPARTI»
Questo contesto sembra poter portare ad una nuova stabilità dei prezzi, in quasi tutti i casi tornati ai massimi visti nella campagna di commercializzazione. Analizziamo il momento insieme a Natalia Bobba, imprenditrice agricola e tecnico. «Nell’azienda che conduco ho prodotto solamente riso Provisia lungo B, il cui mercato non mi ha soddisfatto. Il prezzo di questo comparto nel corso della campagna di commercializzazione ritengo sia stato troppo distante da quello degli altri gruppi varietali. I 50 €/q lordi o meno visti negli ultimi mesi si sono dimostrati a tratti inferiori anche di 30 €/q rispetto a risi dal potenziale produttivo simile. I costi di produzione nella scorsa annata, tuttavia, sono stati importanti per queste varietà come per gli altri. (Vuoi sapere di più sulla prossima campagna semine?)
In alcuni casi, come nel mio, si è dovuto ricorrere anche all’utilizzo di pozzi per l’irrigazione. In questo modo si è avuta una voce di costo in più rispetto alle precedenti campagne, importante considerando i prezzi di gasolio e altre fonti energetiche nel 2022. Sicuramente la possibilità di utilizzare queste infrastrutture è stata una manna dal cielo nella scorsa campagna. Grazie anche al loro apporto, la produzione non ha subito cali rispetto al consueto, nonostante l’evento siccitoso verificatosi nell’areale in cui si colloca la superficie aziendale che gestisco».
«NELLA MIA AZIENDA RIDURRÒ LA SUPERFICIE A RISO»
«Per la prossima campagna siamo consapevoli che questa criticità si manifesterà probabilmente in modo ancora più importante. Gli accumuli nevosi sono minimi ed anche un numero normale di eventi piovosi non risolverà la situazione. Per questo nella mia azienda ho deciso di ridurre la superficie a riso. Attuterò questa scelta nelle camere con tessitura più leggera e più difficili da raggiungere per l’acqua. Ritengo sia importante essere consapevoli dei terreni che si gestiscono, delle caratteristiche attuali e della loro storia agronomica. Non possiamo insistere a coltivare a riso appezzamenti che necessitano di apporti idrici molto ingenti per poter essere sommersi.
Sappiamo che negli anni molti terreni si sono convertiti a questa coltivazione, spinti dai maggiori profitti ottenibili. Questo avveniva nonostante una tessitura del terreno (ghiaiosa e/o sabbiosa) o una collocazione spaziale (molto vicino ai fiumi o in territori lontani dalle fonti irrigue) non così adatta a questa produzione. Oggi però dobbiamo considerare la reale disponibilità idrica e scegliere di conseguenza».
«PER CONVERTIRE UNA RISAIA A SOIA SERVE ARIEGGIARE»
«Nel mio caso ho scelto la soia – afferma Bobba -. Ritengo che essa sia una coltura che non necessità di apporti idrici elevati. Nei terreni leggeri, inoltre si dimostra performante nei nostri territori. Coltiviamo questa coltura da 40 anni nella nostra azienda, ottenendo produzioni superiori ai 50 q/ha. Nella conversione di una risaia a tale coltura, attuabile in terreni leggeri o a medio impasto, è fondamentale arieggiare bene il terreno, effettuando una ripuntatura che scenda ad una profondità di almeno 40 cm. L’accortezza principale è questa, per contrastare il costipamento tipico di una risaia, successivamente si deve prestare attenzione alle scelte di concimazione e utilizzo di prodotti fitosanitari. In caso di inesperienza è bene effettuare queste scelte dopo aver consultato un tecnico specializzato». Autore: Ezio Bosso
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