Raccolto incerto e risicoltori cauti. I dati che vengono dalle campagne parlano di una flessione produttiva e di problemi di qualità, ma anche di varietà che, inspiegabilmente, hanno reagito alle avversità atmosferiche producendo di più. Le differenze si presentano, come se non bastasse, a distanza di qualche chilometro, quasi da un campo all’altro. Bocche cucite e comportamenti guardinghi al momento della vendita. Che rallenta. L’indica si attesta a 25 euro, meglio dei 23 con cui si è chiusa la scorsa campagna ma permane un generale scontento nei produttori; da qualche giorno qualcuno riesce a strappare persino un euro in più ma le quantità che passano di mano sono ineziali e i pagamenti vanno comunque alle calende greche. Fermi anche i tondi, ad eccezione del richiestissimo Selenio, che spunta dieci euro più dell’indica. Nebbia fitta intorno ai risi da interno: in estate si sarebbe scommesso, e qualcuno l’ha fatto veramente, sul calo dei risi più coltivati quest’anno, ma da quando si è capito che il raccolto sarà magro anche le quotazioni dell’Arborio e del Carnaroli sono in crescita, intorno a quota 60, seguiti da Baldo e Roma a 50 e Sant’Andrea più o meno allo stesso prezzo. Si fanno buoni affari? No, semplicemente si temporeggia, in attesa di risalire la china discesa nei mesi scorsi sull’onda della febbre cambogiana. C’è chi spera addirittura di tornare al 2004, quando il Carnaroli si vendeva a 140 euro, ma sono ovviamente i risicoltori più ottimisti. Sono i giorni dell’attesa.(15.10.14)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost