Il 1º gennaio 2018 sono entrati in vigore una serie di miglioramenti tecnici alla politica agricola comune (PAC) che semplificano la vita degli agricoltori. La parte agricola del cosiddetto regolamento Omnibus è stata adottata dal Consiglio “Agricoltura e pesca” in seguito all’accordo informale raggiunto con il Parlamento europeo il 12 ottobre. L’impianto approvato nel 2013 (ed entrato in vigore di fatto nel 2015) viene così modificato, fornendo direttive più congrue con la realtà della agricoltura europea. Ma ecco quali sono le ricadute in risicoltura, come ce le descrivono i tecnici delle organizzazioni sindacali impegnate ogni giorno ad assistere gli agricoltori.
Cia Pavia sottolinea, riguardo al greening, la notevole semplificazione: infatti, con la revisione, viene previsto che per le aziende che investano oltre il 75% della loro superficie a colture sommerse, come ad esempio il riso, non si applichino i limiti stabiliti per la diversificazione culturale. Anche Confagricoltura Vercelli sottolinea questo aspetto aggiungendo: «Il privilegio, dato dall’Unione Europea verso la sommersione “virtuosa” delle risaie, deriva dalla considerazione che l’acqua distribuita per la coltivazione del cereale, oltre che a creare un habitat ed un territorio unico, dopo circa 90 giorni determina un incremento di portata molto significativo lungo l’intera asta del Po, contribuendo a limitare gli effetti delle ricorrenti siccità estive. Esattamente l’opposto della credenza comune secondo la quale la risaia è la principale colpevole dei consumi idrici».
Lorenzo Rolando, tecnico di Coldiretti Vercelli, pone l’accento su un altro aspetto del documento, quello relativo ai giovani riferendo: «Grazie ad Omnibus si è cercato di spingere ancora di più in direzione di un ricambio generazionale, che appariva a rilento, nonostante gli incentivi già presenti. Nella pratica ciò si traduce con l’innalzamento del valore del pagamento supplementare per i giovani agricoltori e portarlo dall’attuale 25% del valore dei pagamenti di base ad un massimo del 50 per cento. Questa facoltà, concessa a tutti gli stati membri, è stata recepita ed attuata dall’Italia».
Vi sono, inoltre, molte altre semplificazioni, vantaggiose sia per gli operatori sia per i burocrati del settore che non sono direttamente connesse alla risicoltura ma che possono ricadere su impianti aziendali tipici di questo settore. Rolando ci porta un caso pratico, dicendo: «ad esempio è stato semplificato il calcolo della superficie da destinare a colture EFA, in aziende con areali aziendali maggiori o uguali a 30 ha, mettendolo in rapporto 1:1 con la superficie a riposo, cioè nell’ordine del 5% della SAU (superficie agricola utilizzabile)».
Continuando ad analizzare il documento in generale, una delle priorità è stata quella della gestione del rischio, mutuata dagli innumerevoli fenomeni climatico-ambientali o speculativi che hanno accompagnato gli ultimi anni del sistema produttivo. Passa dal 30% al 20% la perdita di prodotto necessaria per attivare le misure anticrisi. Contemporaneamente, è stato innalzato dal 65% al 70% l’intervento del contributo pubblico, mentre è stata prevista la possibilità di adottare indici e parametri economici per misurare le perdite effettive.
Altri importanti cambiamenti riguardano alcune prerogative delle organizzazioni di produttori, quali la pianificazione della produzione, l’ottimizzazione dei costi di produzione, l’immissione sul mercato e la negoziazione, per conto dei propri aderenti, di contratti per la fornitura di prodotti agricoli, le quali saranno estese a tutti i settori al fine di migliorare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento; in sostanza l’organizzazione di produttori (Op) e le associazioni di organizzazioni di produttori (Aop) possono chiedere un contratto scritto per le vendite dei prodotti, come già previsto in altri settori produttivi (latte, carne bovina, olio di oliva). Autore: Ezio Bosso