La programmazione dei Piani di Sviluppo Rurale, al fine di assegnare i fondi cosiddetti del “ secondo pilastro” della programmazione 2014-2020 stanno vedendo un lento avvio. I PSR di Danimarca, Polonia , Austria, Finlandia, Portogallo ed i quattro della Germania sono stati approvati a fine 2014. Molte regioni italiane sono invece in ritardo, con rischio di disimpegno automatico dei fondi 2014. Le richieste di normativa comune per la coltura risicola, avanzate da molti soggetti della filiera, non paiono essere state prese in considerazione. Avremo quindi aziende a cavallo delle due maggiori regioni risicole che si dovranno confrontare con differenti normative.
La bozza della Regione Lombardia è nota ed ha suscitato alcune polemiche. Le limitazioni sull’uso del Glifosate sembrerebbero avere poco impatto sul riso, ma le aziende che, grazie ai bandi precedenti, si sono attrezzate ed hanno fatto esperienze di minima lavorazione, in assenza di Glifosate si troveranno nell’impossibilità di continuare la pratica, che normalmente richiede un trattamento erbicida totale. I vantaggi della minima, ed in particolare i risparmi energetici, che sarebbero importanti anche a fronte della drastica riduzione delle assegnazioni di gasolio agevolato, sono quindi persi, insieme agli investimenti per le attrezzature, ed al costo dell’esperienza fatta per adattare la tecnica alle situazioni aziendali.
La bozza del Piemonte pare invece essere secretata. E’ circolata qualche tempo fa un testo ufficioso, che prevedeva l’obbligo di un avvicendamento biennale dopo 5 anni di riso. Le aziende dovrebbero quindi rinunciare al vantaggio della certificazione automatica di greening-conforme per la coltivazione sommersa, per aderire al PSR. Le non poche aziende con terreni molto compatti e sortumati, inadatti a colture “asciutte”, sarebbero impossibilitate ad aderire. L’agricoltura moderna prevede già oggi l’impiego di immagini satellitari, droni e sensori sulle trattrici per dosare accuratamente l’impiego dei fertilizzanti, ed in futuro anche dei fitofarmaci, per tenere conto della variabilità all’interno di un appezzamento. A livello normativo, si pretende invece di imporre parametri validi per tutta una regione . L’agricoltura è attività soggetta a molte variabili, che si possono combinare tra loro in infiniti modi. L’impresa agricola per sopravvivere deve poter reagire con la massima flessibilità a queste evoluzioni. Le programmazioni calate dall’alto all’ultimo minuto, e molto macchinose, non possono coprire tutta la casistica che devono affrontare, e difficilmente possono incontrare il favore degli imprenditori agricoli. Non ci si deve lamentare quindi della difficoltà nello sfruttare tutti i fondi Europei. I colleghi imprenditori agricoli dei Paesi elencati all’inizio ringrazieranno, e l’Italia consoliderà il suo ruolo di contribuente netto della Comunità Europea. Autore: Giuseppe Sarasso (28.01.15)