Si è tornati a parlare di glifosate nelle aule parlamentari martedì 21 Luglio 2020, durante la 242ª Seduta pubblica del Senato. Abbiamo voluto verificare l’impatto di questa discussione sulla risicoltura. Prima, però, inquadriamo il tema: due mozioni sono state presentate dai sen. Saverio De Bonis (Misto) e Sandra Lonardo (FI), che mirano a promuovere la revisione delle decisioni assunte in merito all’utilizzo del glifosate con regolamento di esecuzione (UE) n. 2017/2324 della Commissione, del dicembre 2017, con cui si è recepito il rinnovo della sostanza attiva. I due senatori hanno preso posizione dunque contro questo prodotto ma hanno anche messo in guardia dai rischi legati alle importazioni di cereali, auspicando che questi siano assoggettati al principio di precauzione comunitario e proponendo l’emanazione di una circolare che vieti tanto la presenza di glifosate in tutte le stive di cereali importati, specialmente da Stati Uniti e Canada, quanto la miscelazione di cereali esteri con il grano duro nazionale che falsa le quotazioni del mercato italiano. La sen. Rosellina Sbrana (L-SP), ha poi focalizzato l’attenzione sull’urgenza della promozione di programmi di ricerca, al fine di individuare processi produttivi ecosostenibili quali difesa integrata, lotta biologica e principi attivi naturali di nuova generazione e nell’ottica della predisposizione di un piano nazionale sementiero che permetta di investire su colture che negli ultimi anni hanno perso superfici coltivate a favore di un forte aumento delle importazioni da Paesi terzi, per sostenerne il prezzo sui mercati. La posizione che, di fatto, ha destato più scalpore è stata quella della sen. Elena Cattaneo, farmacologa e biologa dell’Università Statale di Milano, che, di fatto, cerca di disinnescare le mozioni che vincolano il governo ad un’azione decisa contro l’uso del noto diserbante: Cattaneo invita i Ministeri della salute, delle politiche agricole e dell’ambiente ad una valutazione complessiva delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili rispetto all’erbicida glifosate, corredata da analisi di impatto comparative degli erbicidi e da ogni altro elemento informativo utile al fine di elaborare scelte politiche e legislative basate sulle migliori evidenze disponibili, inclusi approfondimenti sulle tecniche agrarie succedanee utilizzabili in caso di divieti e restrizioni all’uso di detto erbicida. Per contro, secondo il fronte avverso, il glifosate, principio attivo di numerosi diserbanti tra cui il più diffuso è il Roundup, prodotto da Monsanto, oggi acquisito dalla tedesca Bayer, è indicato da vari studi scientifici come responsabile della formazione di micronuclei (genotossicità), effetto androgenico e aumento del testosterone nel sangue (interferenza endocrina), nonché di alterazione del microbiota intestinale durante le prime fasi della vita. Una tesi contrastata dal rapporto dell’EFSA che parla di un’improbabile cancerogenicità del glifosate ma ne propone una dose acuta di riferimento (DAR) pari a 0,5 mg per kg di peso corporeo per modulare nuovi livelli di sicurezza al fine di rendere più severo il controllo dei residui.
Coldiretti chiede di approfondire
Su questi temi abbiamo raccolto il parere del dott. Stefano Masini, responsabile Area Ambiente e Territorio di Coldiretti: «Se si presta attenzione operativa agli impegni ed alle richieste del governo, è importante rilevare, in termini comuni a tutte le iniziative, quella di dover valutare una sostanza che necessita in primo luogo di un approfondimento istruttorio: tutte le mozioni presentate auspicano infatti la raccolta di ricerche più avanzate a livello internazionale sul glifosate. D’altro canto, ai fini applicativi, c’è chi avvalla il principio di precauzione, con l’esclusione anticipata dal consumo, al fine di valutare la compatibilità d’uso di detta sostanza rispetto ai tempi comunque brevi». Si avvicina, infatti, la scadenza per il rinnovo dell’autorizzazione d’uso del glifosate in Europa. Continua Masini: «La Commissione aveva anticipato il periodo di proroga dell’autorizzazione all’uso della sostanza e il 2022 è ormai alle porte, nella coincidenza con un programma europeo che prevede un radicale riduzione dei prodotti fitosanitari, con un abbattimento fino al 50% della soglia di tolleranza. Sicuramente si apre uno scenario nel quale per il glifosate non c’è spazio oppure c’è uno spazio evidentemente molto marginale». Conclude Masini: «Mi sembra ugualmente importante sottolineare che, dagli interventi in Senato, emergono un’attenzione comune ed una sensibilità condivisa a costruire anche una valutazione della geografia d’uso del prodotto, dato che non in tutti i paesi il glifosate viene usato nello stesso modo. Già la Corte dei Conti europea aveva proposto alla Commissione di valutare in modo diverso le tolleranze sui prodotti di importazione perché ci sono preoccupazioni ambientali che determinano modalità di concorrenza non leale rispetto al più elevato standard di sicurezza e sostenibilità imposto agli agricoltori europei. Da ultimo mi sembra che emerga anche una questione fondamentale, da tempo sottolineata ma non ancora emersa, cioè il fatto che del glifosate si fa uso non soltanto in agricoltura ma evidentemente anche in altri settori produttivi e nella mozione della senatrice Cattaneo si richiama il fatto di dover raccogliere informazioni per quanto riguarda gli impieghi di glifosate diversi da quello agricolo e questo tema richiede particolare approfondimento al fine di arrivare eventualmente ad una fase di monitoraggio anche delle attività diverse».
Nieto si appella alla scienza
Dello stesso avviso anche Luciano Nieto, capo dello staff tecnico dell’ex ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che porta alla luce la necessità di indagini più approfondite sugli usi del glifosate estranei a quello agricolo: «È chiaro che in Italia il dibattito su questi temi ha luogo in sede di tifoserie ma il parere ultimo deve essere dato dalla scienza e non vorrei che ancora una volta a pagare fosse il mondo agricolo per qualcosa che non è invece strettamente agricolo: come si legge sulle principali riviste di carattere scientifico la molecola del glifosate non è utile solo per il sistema agricolo ma anche per settori diversi, basti pensare a quello dell’igiene domestica e dei detersivi. Penso anche all’uso che ne fanno le Ferrovie dello Stato per il diserbo dei binari, per evitare il rischio di sollevamento e frattura delle traversine a causa dello sviluppo degli apparati radicali delle infestanti. Se l’attenzione della ricerca si focalizza esclusivamente sul settore agricolo è chiaro che la responsabilità andrà tutta a questo settore. Quindi occorre indagare sul glifosate a seconda del sistema nel quale ne viene fatto uso, ricordando anche le problematiche specifiche poste dall’eccesso d’uso o da usi scorretti del prodotto. Come in tutte le cose occorre il buon senso e, se si riesce a trovare una molecola meno dannosa o sostitutiva rispetto al glifosate, ben venga, sempre tenendo presente che il buon uso e la buona norma sono sempre di aiuto in questi ambiti».
Agrofarma: si tenga conto di tutte le necessità
Agrofarma, l’Associazione di Federchimica che rappresenta in Italia i produttori di agrofarmaci, auspica che qualsiasi decisione futura da parte delle istituzioni tenga conto di tutte le necessità, garantendo un contesto di regole certo e durature nel tempo, per permettere al comparto industriale di continuare a investire in ricerca e sviluppo per l’individuazione di prodotti sempre più efficaci e meno impattanti. Spiega l’Associazione: «Le nostre Imprese associate incoraggiano l’adozione delle buone pratiche agricole e l’uso sostenibile di tutti gli strumenti disponibili per la protezione delle colture. Va ricordato, infatti, che tutti gli agrofarmaci, prima di essere messi in commercio, vengono sottoposti a studi scientifici e a rigorosi controlli basati su test ripetuti negli anni, condotti secondo i sistemi di regolamentazione più rigidi e stringenti al mondo. Se dunque un prodotto è regolarmente in commercio nel mercato europeo, significa che da tali analisi non è emerso alcun rischio concreto, e che è un prodotto sicuro per gli utilizzi autorizzati, secondo le indicazioni di impiego riportate nelle etichette. I test e le valutazioni vengono condotti da istituzioni scientifiche deputate a questo specifico compito dalle autorità nazionali ed europee, a garanzia della salute dei cittadini e dell’ambiente, e secondo metodologie e criteri scientificamente validati e definiti per legge». Agrofarma mette inoltre in guardia dai pericoli che la costante messa in discussione delle direttive sugli agrofarmaci potrebbe comportare: «Ciò finirebbe per creare un quadro di incertezza delle regole controproducente per tutti, compresa la ricerca scientifica. Vietare l’utilizzo di un prodotto in modo ingiustificato e senza evidenti prove scientifiche metterebbe in discussione l’intero processo autorizzativo europeo, creando distorsioni all’interno del mercato unico europeo, con conseguenti danni alla competitività della nostra agricoltura». Autore: Milena Zarbà