Un gruppo di oltre 60 docenti universitari, ricercatori, accademici, tecnici ed imprenditori agricoli italiani preoccupati dalla deriva e culturale e dalla carenza tecnica che caratterizza il dibattito politico sull’agricoltura hanno inviato un documento ai membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. I firmatari hanno precisato che non è un atto contrario a pratiche come l’agricoltura “biologica” o “biodinamica”, le quali rappresentano processi produttivi (e non prodotti) che hanno il diritto di esistere e di essere praticati e normati, ma a due condizioni: 1- che esse siano praticate dagli agricoltori ed utilizzate dai consumatori per loro scelta libera e consapevole, e non imposte da qualche forma di potere impedendo al tempo stesso le pratiche di agricoltura “tecnologica”; 2- che siano praticate seriamente e non siano strumenti speculativi, ma che al contrario siano assoggettate sistema di controllo effettivo e non basato, come quello attualmente in vigore, su soggetti privati in cui il controllore è pagato dal controllato.
Il documento si conclude così: «Il resoconto del dibattito parlamentare del 10 dicembre scorso mostra come una Camera del Parlamento italiano abbia legiferato in materia di agricoltura tralasciando molte considerazioni qualitative e quantitative che sarebbero state, a nostro avviso, necessarie per una comprensione “a tutto tondo” dell’argomento. Ci auguriamo che il Senato possa mostrare un più elevato livello di attenzione alle istanze di un’agricoltura che per mantenersi competitiva merita da parte di chi legifera un’attenta valutazione dei dati disponibili e un atteggiamento culturale aperto all’innovazione nei campi della genetica e delle tecniche colturali e rispettoso della libertà di innovare nelle nostre imprese e nei nostri stessi centri di ricerca. Non possiamo tuttavia concludere questa nostra analisi senza ribadire che il settore agricolo-alimentare sarà nei prossimi anni chiamato ad affrontare l’enorme sfida di garantire sicurezza alimentare ad un’umanità che nel 2050 raggiungerà i 10 miliardi di abitanti, che per oltre il 60% saranno inurbati, e in un contesto che vede la risorsa suolo sempre più limitata. Per vincere tale sfida non sarà sufficiente fare appello ai valori della tradizione ma si dovrà viceversa mirare ad una agricoltura integrata, intendendo con ciò un modello di agricoltura che integri in modo armonico le conoscenze e le migliori tecnologie che la ricerca scientifica mette a nostra disposizione oltre all’agronomia e all’agroecologia. Con riferimento a ciò, le tecnologie per molti versi obsolete usate nel biologico e alle quali fa riferimento la proposta di legge in discussione si pongono più che altro come uno sprone verso gli obiettivi di sostenibilità ambientale e socio-economica propri dell’agricoltura nel suo complesso». Scarica il
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