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FUORI DAL VIRUS IN UN WEBINAR

da | 24 Mag 2020 | Non solo riso

siccità

Quattro “I”  rappresentano la soluzione per la ripresa dell’agricoltura dopo lo shock del coronavirus: Impresa, Innovazione, Intensificazione sostenibile, Informazione. Questo il messaggio sintetizzato da Flavio Barozzi, presidente della Società Agraria di Lombardia al termine del webinar sul tema “Quale agricoltura dopo il coronavirus?” organizzato in collaborazione tra la storica accademia di agricoltura e l’Istituto “Bruno Leoni”, prestigioso centro di studi politico-economici di matrice liberale. Aperto da Alberto Mingardi, direttore del “Bruno Leoni” e moderato e coordinato da Barozzi, il dibattito ha visto gli interventi di Dario Casati, professore emerito di Economia e Politica Agraria, già prorettore dell’Università di Milano e preside della Facoltà di Agraria, di Roberto Brazzale, imprenditore agroalimetare del settore caseario, di Giordano Masini, imprenditore agricolo del Lazio, e di Silvia Stringa , agronomo ed imprenditrice agricola di Voghera. In un’ora e mezza di confronto serratissimo, caratterizzato da molta competenza, tanta passione, e pochissimi peli sulla lingua, sono emerse molte più cose che da  convegni luccicanti e più o meno interminabili, da pagine di carta patinata più o meno inutili, da trasmissioni televisive più o meno a senso unico. (Segue dopo il video)

La sicurezza dell’approvvigionamento alimentare è strategica: se manca quella ogni sistema economico e politico rischia di crollare. La riprova sta nell’esperienza storica delle “primavere” arabe, scatenate da una crisi alimentare molto più modesta di quella che potrebbe generare il coronavirus. Ma la politica -sia a livello comunitario che nazionale, e spesso anche regionale- non lo capisce. Come ha ricordato il prof. Casati nella sua relazione introduttiva manca una coerente strategia politica europea; la politica agricola europea è incerta, sospesa tra un obsoleto sistema di sostegno ai redditi ed una “svolta verde” che preannuncia una decrescita estremamente infelice. Ad aggravare la situazione c’è il nodo della produttività, cioè dell’ottimale utilizzo dei fattori di produzione, che secondo Casati in Italia è ferma da vent’anni e  ben lontana dal raggiungere livelli accettabili. Critiche al “sistema Italia” sono venute da tutti i relatori: sotto accusa la soffocante burocrazia, l’eccesso di leggi e norme fumose (che scoraggiano gli onesti ed incentivano i furbi), ma anche la gestione dell’emergenza sanitaria (che secondo Brazzale è stata tra le peggiori del mondo), l’inconsistenza dei sindacati agricoli (verso cui i tre imprenditori  che hanno partecipato alla tavola rotonda non hanno lesinato critiche) e le derive “modaiole” sostenute dall’incompetenza. Silvia Stringa in particolare ha esortato ad uscire da quello che ha definito “incantesimo ideologico” per cui l’agricoltura produttiva sarebbe automaticamente “cattiva”, mentre è quella che consente alla gente di alimentarsi con elevati standard qualitativi e prezzi accettabili. Al contrario si raccontano “favole” fuorvianti e pericolose su biologico (insostenibile da un punto di vista ambientale prima ancora che economico e sociale secondo i relatori) e biodinamico (che Brazzale ha definito una “superstizione”) e si demonizzano le vere soluzioni: più ricerca ed innovazione (sia in campo genetico che chimico, meccanico ed informatico), più tecnologia, e quindi una intensificazione produttiva più “sostenibile”. Le scelte del legislatore, sia a livello europeo , come con il “green new deal” (https://www.risoitaliano.eu/leuropa-vuole-rieducarci/) sembrano andare in direzione opposta. Se non ci sarà una rapida inversione di tendenza, se non si farà corretta informazione, e se non si tornerà a porre il lavoro e la produzione al centro delle scelte politiche, per la vecchia e declinante Europa lo spettro della carestia dopo l’epidemia  (https://www.risoitaliano.eu/la-carestia-dopo-lepidemia/) si profilerà drammaticamente sempre più vicino. Autore: Marco Sassi

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