In tutta Italia, esistono numerosi dolci preparati a base di ricotta, grano e riso. In Sicilia, tra i vari esempi del connubbio tra simbologia e dolci pasquali si possono citare i "palummeddi" modicani, una pietanza realizzata con la pasta dolce oppure con la farina d’orzo e di riso e contenenti un uovo sodo. Dalla Basilicata, arriva una proposta davvero invitante: le frittelle di riso. Sono facili da fare ed ancora pi semplici da gustare. Prima di tutto, dovete procurarvi gli ingredienti, che per 6 persone richiedono 400 g di riso a grana lunga, 50g di farina, 400 ml di latte di cocco, un cucchiaio di lievito in polvere, 3 cucchiai di zucchero, 3 uova, olio di oliva, sale. Per la salsa: 250 g di yogurt intero, 100g di cocco, 70g di zucchero a velo. Potete abbinare il vostro piatto con vino bianco dolce con buona acidit come il Moscato del Veneto. La cottura delle vostre frittelle deve essere di 80 minuti. Preparare il vostro dolce semplice. Lavate bene il riso, scolatelo e trasferitelo in una ciotola; copritelo a filo con acqua e lasciatelo riposare per una notte. Sciogliete il lievito con 4 cucchiai di acqua tiepida e un cucchiaio di zucchero, e lasciatelo riposare per 10 minuti. Scolate bene il riso, quindi frullatelo in un mixer insieme con il latte di cocco e la farina. Aggiungete alla purea ottenuta il lievito e lasciate riposare questo composto per 6 ore, coperto e in un luogo caldo. Sbattete le uova con mezzo cucchiaino di sale e lo zucchero rimasto, poi incorporate il tutto alla pastella di riso. Prelevatene un mestolo e versatelo in una padella antiaderente che avrete provveduto a ungere d’olio, e cuocete per 3 minuti abbondanti (coperto e a fuoco basso). Procedete allo stesso modo fino a quando avrete esaurito tutta la pastella. Infine, preparate la salsa: in una ciotola mescolate lo yogurt insieme con il cocco e lo zucchero. Servite le frittelle calde insieme con la salsina a base di yogurt e cocco. (Per preparare il latte di cocco, lasciate riposare per 15 minuti 150 g circa di polpa di cocco in 400 ml di latte fresco, poi filtratelo). Di questa ricetta esiste anche una variante, che si rif alla tradizione di san Giuseppe quando, in prossimit della Pasqua e per festeggiare il giorno dedicato ai pap , le mamme preparavano dolci squisiti, zeppole o frittelle a base di riso. In una pentolina, a freddo, mettete 1/2 litro d’acqua; una presa di sale; tutta la scorza (il giallo) di 1 limone; un pezzetto (3-4 cm) di cannella intera. Portare al bollore appena accennato, far andare 4-5′. Aggiungere, poi, 1/2 litro di latte, riportare al bollore lentissimo, far bollire altri 5′ e poi togliere, con una schiumarola, dal liquido in bollore scorzette di limone e cannella (gettarle via) e al loro posto mettere 300 gr. di riso originario. A bollore lentissimo e senza mai rigirare, far sobbollire, finch tutto il liquido non sia stato assorbito dal riso e, nella pentolina, non si sia formato un composto fluido e scorrevole, ma non acquoso; occorreranno 35-40′. In seguito, aggiungete 300 gr. di zucchero, rigirare e incorporare perfettamente al composto, con massima cautela per non disfare il riso, quindi spengere il fuoco. Lasciate intiepidire un po’, poi versate il tutto in una terrina di capacit adeguata, fate riposare una nottata intera senza mettere in frigo. Il giorno successivo, prendere un montapanna, azionarlo alla velocit pi bassa e mettervi: 2 uova intere pi 2 tuorli soli; 1 bicchieretto di vinsanto; 1/2 bustina di lievito per dolci; la scorza grattugiata di una arancia; 3 cucchiai di farina bianca. Far andare 2-3′ a questa velocit , quindi innestare via via le velocit pi alte fino a che, 7-8′ dopo, il composto sia diventato bello liscio e spumoso. Fermare la macchinetta, versare tutto nella terrina insieme al riso, aggiungere 100 gr. di uvetta sultanina, precedentemente fatta rinvenire in acqua tiepida e ben strizzata, rigirare bene ogni cosa, delicatamente, onde far si che tutto si amalgami perfettamente, lasciar riposare 30′. Al tempo, portare al bollore abbondante olio di arachidi (in padella o nella friggitrice), quindi, a cucchiaiate, separandole bene, una alla volta, passare tutto in frittura e lasciarle, rigirandole pi volte, fino a che non siano ben dorate (4-5′). Sgocciolarle dall’olio, infine, e metterle su carta assorbente ad asciugare bene, spolverandole di zucchero semolato (non a velo, quindi), servire in tavola calde, su vassoio caldo coperto da cartapizzo. Si mangiano caldissime, prendendole con le dita per non negarsi nemmeno il piacere tattile portato dal loro calore, accompagnate da Vinsanto toscano di caratello vecchio, nel caratello, di 5 o 6 anni.
IL CLIMA CAMBIA, CARTESIO NO
Un Carnaroli produttivo e molto stabile che fa della precocità una marcia in più