L’Ente Nazionale Risi organizzerà il terzo forum europeo sul riso a Bruxelles all’indomani delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Obiettivi: ribadire che il riso sia riconosciuto veramente come prodotto sensibile, per tutelarlo sia da accordi internazionali troppo generosi che nella programmazione della futura P.A.C.; far modificare la normativa sulla clausola di salvaguardia, rendendola automatica e a tutela anche dei produttori; contrastare le violazioni dei diritti umani accertate dalla Commissione in Cambogia e Myanmar; sollevare la questione della reciprocità nella regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci nei Paesi europei e in quelli con cui l’Unione coopera; riprendere in mano il tema dell’indicazione dell’origine in etichetta e discutere del periodo di transizione per la commercializzazione del riso in caso di riduzione dei limiti dei principi attivi. Li rivela il presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà in quest’intervista esclusiva.
Tra poche settimane si vota per il Parlamento europeo: quali sono le attese del mondo del riso?
Che la nuova Pac, che sarà approvata dal nuovo Europarlamento, non contenga alcune novità penalizzanti, che circolano ancora in queste ore nei progetti elaborati dalla Commissione.
Non sarebbe la prima volta che il riso è penalizzato…
Certo, ma almeno la passata riforma ha attenuato l’impatto attraverso la degressione all’irlandese, mentre adesso sembra che le novità possano piombare in risaia senza alcun paracadute.
Da cosa dipende?
Dalle pressioni dell’est europeo che invoca un livellamento dell’aiuto all’ettaro. Vale a dire un valore dell’aiuto ad ettaro uguale per tutti. Del tutto ingiustificato sia riguardo ai costi di produzione, che sono diversi, sia riguardo al valore aggiunto che i prodotti mediterranei garantiscono all’agricoltura dell’Unione. Per questo dico che dobbiamo cercare di ottenere il commissario europeo all’agricoltura…
Sparirà il greening.
Sparirà la parola greening ma – a quanto pare – le regole saranno inserite nella condizionalità: la risaia era greening conforme, per cui vorremmo vederci chiaro su cosa cambierà realmente per noi. Altro nodo da sciogliere è il capping: ricordiamo che quando si parla di denaro dobbiamo essere tutti sotto un’unica bandiera
Cosa pensa dell’autonomia lasciata ai singoli Stati di gestire i fondi della Pac?
La Commissione europea più volte accusata di troppa ingerenza nelle cose nazionali, questa volta invece punta alla rinazionalizzazione. Significa maggior autonomia per lo Stato che però deve presentarsi con un’unica voce. Sarà pertanto necessaria una sinergia tra Stato e Regioni, visto che in base al titolo V spetta alle seconde gestire la materia agricola. Si dovrà fare sistema e purtroppo non siamo allenati.
Il riso ha dimostrato di saperlo fare, con la clausola di salvaguardia: possiamo essere un esempio?
Lo siamo stati e lo siamo: la vittoria sulla clausola ha dimostrato che il lavoro di filiera premia. I dati sulle importazioni dimostrano che la nostra strategia ha avuto un effetto reale sul mercato. Ora deve diventare un metodo. E’ questo che diremo ai nuovi europarlamentari. Facciano pure la campagna elettorale, ma dal 27 maggio si ricordino di essere – tutti e prima di tutto – italiani.
Come glielo direte?
Con il terzo forum europeo sul riso che organizzeremo dopo l’insediamento del nuovo europarlamento a Bruxelles. Saranno invitati tutti gli eletti, oltre alla filiera e alle istituzioni.
Con quale ordine del giorno?
Il riso deve essere riconosciuto veramente come prodotto sensibile sia negli accordi commerciali che nella nuova P.A.C., bisogna modificare la normativa sulla clausola di salvaguardia in modo che scatti automaticamente quando le importazioni superano in percentuale un valore fissato e far sì che tuteli anche i produttori, occorre contrastare le violazioni dei diritti umani perpetrata in quei Paesi che hanno accordi commerciali con la UE, sollevare la questione della reciprocità nella regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci, sbloccare l’indicazione dell’origine in etichetta e discutere del periodo di transizione per la commercializzazione del riso in caso di riduzione dei limiti dei principi attivi. Su quest’ultimo punto siamo in difficoltà perché dobbiamo competere con chi usa principi attivi che da noi sono vietati, una lista che si allunga di anno in anno.