Il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha nominato con Decreto della Giunta Regionale n. 12 del 8 febbraio 2016 l’architetto Adriano Fontaneto (foto piccola) Presidente dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore. Con lo stesso decreto sono stati nominati i componenti del Consiglio Direttivo dell’Ente: Alessandro Ramella Pralungo, Pietro Mocchetto, Bizioli Lorenzo, Vincenzo Tribuzio, Giorgio Macchieraldo, Massimiliano Zarattini, Riccardo Fortina (designato in rappresentanza delle associazioni ambientaliste) e Paolo Seitone (designato in rappresentanza delle associazioni agricole). Dal 1° gennaio scorso è avvenuta la fusione dell’Ente di Gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore con l’ex Ente di gestione delle Riserve pedemontane e delle Terre d’acqua. I nuovi organi politici dovranno gestire un nuovo unico grande Ente relativo ad un territorio molto vasto appartenente alle province di Biella, Novara, Verbania e Vercelli, e nello specifico : Parco naturale del Ticino, Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, Riserva naturale dei Canneti di Dormelletto, Riserva naturale di Fondo Toce, Riserva naturale di Bosco Solivo e Riserva speciale della Bessa, Riserva naturale delle Baragge, Riserva naturale del Parco Burcina Felice Piacenza, Parco naturale delle Lame del Sesia, Riserva naturale della Garzaia di Villarboit, Riserva naturale della Garzaia di Carisio, Riserva naturale della palude di Casalbeltrame, Riserva naturale del Monte Mesma, Riserva naturale del Colle di Buccione. Poiché diverse tra queste aree sono interessate dalla risicoltura, abbiamo chiesto al nuovo presidente Fontaneto se e come ne terrà conto.
Presidente Fontaneto, il Parco del Ticino intercetta gli interessi della risicoltura: in quali ambiti vede una possibilità di collaborazione con i risicoltori?
«Il Parco del Ticino ha tra le sue finalità la tutela delle zone agricole, quindi la collaborazione con gli agricoltori e con le loro associazioni di categoria è importante per realizzare le iniziative di protezione e valorizzazione del territorio che possono portare vantaggi anche alle aziende agricole presenti nel Parco. La risicoltura, che riguarda la zona sud del parco del Ticino, ma interessa in modo più consistente le aree protette del vercellese e anche del biellese che fanno parte del nostro Ente di Gestione (si pensi, ad esempio, al riso delle baragge vercellese e biellese), sta attraversando un momento di difficoltà sia per i costi di produzione troppo alti, sia per commercializzazione del prodotto sul mercato che subisce la concorrenza a livello mondiale e in particolare dal sud-est asiatico. Un terreno di confronto e di proposta, può essere la sperimentazione di nuove tecniche di coltivazione finalizzate al miglioramento della qualità del riso e all’indirizzo della risicoltura verso pratiche sostenibili per la conservazione degli ambienti e degli ecosistemi. La diffusione e la sperimentazione del biologico, anche quando si tratta di risicoltura, è un tema importante a cui il Parco deve prestare la massima attenzione».
Cosa pensa dell’emergenza irrigua in corso?
«La risorsa idrica è la vera ricchezza del nostro territorio. La Provincia di Novara è delimitata a ovest dal Sesia e ad est dal Ticino, due grandi fiumi che scorrono verso il Po e rendono la nostra pianura ricca e fertile. La scarsità di precipitazioni di questi mesi è un problema grave che avrà ripercussioni sull’agricoltura, ma anche sulle condizioni dei diversi ecosistemi acquatici legati ai fiumi e alle zone umide circostanti. Si tratta di valutare bene, mettendo insieme le varie competenze istituzionali che agiscono sul territorio, quali sono le priorità per l’utilizzo dell’acqua in periodi di crisi. Penso che la nostra agricoltura, che vive principalmente di irrigazione a scorrimento, sia tra le priorità e nello stesso tempo credo che è necessario tenere ben presente la questione del Minimo deflusso vitale per mantenere nei fiumi la quantità d’acqua necessaria a garantire la sopravvivenza degli ecosistemi acquatici».
Cosa pensa dell’invasione di nutrie?
«Le nutrie, come altre specie faunistiche non autoctone, sono un problema perché nel nostro territorio questi animali non hanno nemici naturali e si riproducono in modo invasivo. Il contenimento della specie è indispensabile e va praticato con i sistemi previsti dalle normative vigenti. L’impegno del Parco in questo senso è notevole ormai da diversi anni e deve proseguire per ridurre la presenza della nutria e soprattutto per ridurre i danni che subiscono gli agricoltori e l’ambiente. Rispetto a questo problema, credo sia giusto sottolineare che il Parco e gli agricoltori hanno gli stessi obiettivi, pertanto è opportuno mettere in atto tutti gli strumenti di collaborazione per migliorare la situazione attuale».
Il Parco intende intraprendere delle azioni di promozione del prodotto locale?
«La valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti è certamente una delle nostre priorità. Le iniziative in tal senso sono molte e articolate. La diffusione del marchio di qualità già registrato presso la camera di Commercio di Novara si deve accompagnare a protocolli concordati per garantire la qualità dei prodotti e creare in questo modo le condizioni per la loro specificità. Il Parco deve essere promotore di una serie di azioni per costituire una filiera con i produttori e con i soggetti istituzionali del territorio che sia in grado di realizzare un progetto di valorizzazione e promozione per far conoscere ed apprezzare i nostri prodotti, incoraggiando in particolare tutti coloro che sono attenti alla sostenibilità ambientale della loro attività imprenditoriale». (22.02.2016)