La ridotta disponibilità di concimi nei campi a causa del caro prezzi e la nuova direttiva Ue sulla riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari rischiano di far crollare la produzione di cibo fino al -30%. Il pericolo è lasciare le coltivazioni senza protezioni da parassiti e malattie con effetti dirompenti sulle forniture alimentari già messe a rischio dai rincari dei costi energetici.
È l’appello lanciato da Coldiretti e Filiera Italia nel corso dell’incontro a Bruxelles tra il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia con la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, il vice presidente esecutivo della Commissione Europea Frans Timmermans e il Commissario Europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski.
CROLLA L’ACQUISTO DI CONCIMI
In Italia nel 2022 – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – a causa dei rincari e della scarsa reperibilità si è verificato secondo Consorzi Agrari d’Italia il taglio da parte delle aziende agricole di quasi 1/3 negli acquisti di concimi la cui produzione mondiale è concentrata in Russia e Bielorussia e dipende fortemente dal costo del gas. Una situazione che ha pesanti effetti sulla produttività delle coltivazioni che rende necessario – secondo Coldiretti e Filiera Italia – promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici e, in particolare, del digestato, ottenuto dalla produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano, facendo chiarezza sulla possibilità di utilizzo ed eliminando la soglia dei 170 kg di azoto per ettaro all’anno.
ATTENZIONE ALLE DIFFERENZE TRA SISTEMI PRODUTTIVI
A pesare è anche la direttiva dell’Unione Europea che prevede la riduzione media a livello UE del 50% dei prodotti fitosanitari utilizzati nelle campagne per combattere gli organismi nocivi senza tenere conto – aggiungono Coldiretti e Filiera Italia – delle differenze tra i sistemi produttivi intensivi del Nord Europa e quelli di qualità dell’Italia né degli sforzi già portati avanti dagli agricoltori italiani. Agricoltori italiani che hanno già ridotto l’uso del 20% negli ultimi dieci anni.
Il rischio è lasciare le coltivazioni senza mezzi di difesa rispetto a parassiti e batteri che si sono moltiplicati a causa dei cambiamenti climatici con riduzioni produttive stimate nella sola Emilia-Romagna del 30/40% per le patate e nell’intero Paese del -20% per mele e pomodori, del -24% per l’uva. Proprio in virtù di ciò è inaccettabile che l’Italia sia tra i paesi più penalizzati. Al contrario bisogna accelerare sulla normativa in materia di Nbt, le tecniche di genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno pesticidi e difendere il patrimonio di biodiversità.
IL PERICOLO NUTRISCORE
Coldiretti e Filiera Italia hanno denunciato anche i pericoli del Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Il modo più corretto per garantire la trasparenza ai consumatori e tutelare il sistema agroalimentare europeo è l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta su tutti i cibi. Limitarla alla sola scritta “Ue” e “Non Ue” non ha senso poiché non permette di sapere il Paese di provenienza.
CARNE, PESCE E FORMAGGI SINTETICI
Un approccio semplicistico all’alimentazione che apre la strada all’arrivo del cibo sintetico, dalla carne al pesce fino ai formaggi, poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. C’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” affermano Coldiretti e Filiera Italia che sono pronte a dare battaglia.
VACCHE COME INDUSTRIE
Un pericolo che – secondo Coldiretti e Filiera Italia – rischia di essere favorito dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali che finisce per equiparare una stalla con 150 mucche o un inceneritore o a una fabbrica altamente inquinante andando a colpire circa 180mila allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura con un effetto domino sulle attività collegate. Un crollo della capacità produttiva che rischia di essere sostituita da importazioni da paesi che non applicano le pratiche sostenibili allevatoriali caratterizzanti il sistema produttivo europeo o, ancora peggio, dalla spinta proprio alla produzione di carne sintetica. Da qui la richiesta di rivedere la direttiva che non si tiene conto della circolarità dell’attività zootecnica, in termini di sostenibilità e delle riduzioni delle emissioni ottenute dal settore negli ultimi anni.
L’ECONOMIA DI GUERRA E’ REALE
«Per sostenere l’agricoltura italiana ed europea è fondamentale intervenire con misure specifiche a favore delle filiere in crisi duramente colpite dalla siccità e dai rincari» ha sottolineato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
«Si rischia lo smantellamento di importanti attività agricole e di allevamento con effetti drammatici sul piano economico, occupazionale, ambientale e della sovranità alimentare. Apprezziamo senza dubbio l’apertura della Germania all’emissione di debito congiunto dell’Unione europea per finanziare nei vari Stati Membri misure di sostegno ad imprese e famiglie, come richiesto da Coldiretti sin dall’inizio della crisi.In ogni caso – aggiunge il Presidente regionale di Coldiretti, Nicola Bertinelli – due punti sono per noi essenziali:
- qualsiasi misura di sostegno sia indirizzata innanzitutto al settore agroalimentare, definito strategico dalla stessa Commissione;
- le misure di sostegno vadano oltre le attuali regole e limiti degli aiuti di Stato in una situazione di crisi straordinaria di “economia di guerra” come quella che stiamo attraversando.
ATTENZIONE AL MERCATO GLOBALE
«Un impegno che non deve essere vanificato dagli accordi commerciali sbagliati come nel caso del Mercosur con il Sudamerica che – aggiunge il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna Marco Allaria Olivieri – rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee». Autore: Coldiretti Emilia Romagna