In un tempo decisivo per la riuscita della trattativa sulla riforma della PAC, ha riscosso successo ed apprezzamento il momento di dialogo a livello europeo proposto da Confagricoltura lo scorso 18 maggio, con il titolo “La Politica Agricola Comune dopo il 2023 raccontata dai protagonisti” .
L’incontro ha visto protagoniste in prima persona le parti del negoziato sulla Politica Agricola Comune: presenti il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, il Commissario UE all’agricoltura Janusz Wojciechowski, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, i presidenti di FNSEA e DBV Cristiane Lambert e Joachim Rukwied, il segretario generale del Copa Cogeca Pekka Pesonen, e gli eurodeputati Herbert Dorfmann e Paolo De Castro.
Riforma della Pac a misura di agricoltore
Chiara la posizione delle associazioni di categoria, con i rappresentanti delle associazioni agricole di Italia, Francia e Germania che rivendicano una PAC a misura di agricoltore: la PAC, in quanto politica economica per il settore primario, deve essere semplice, flessibile, finalizzata e modulata in ordine alla crescita di tutte le aziende produttive che assicurano occupazione, dato che la risposta alle esigenze della società e dei consumatori non può che venire, come è stato in passato, da un sistema di imprese efficienti, competitive e aperte all’innovazione.
Determinante sarà il ruolo della condizionalità sociale che non dovrà gravare ulteriormente sugli adempimenti burocratici che le aziende agricole devono fronteggiare. Necessario, inoltre, evitare le sperequazioni tra gli agricoltori riducendo i trasferimenti alle aziende di maggiore dimensione.
Concordi i vertici delle tre organizzazioni agricole di Italia, Francia e Germania, in vista dell’incontro dei ministri dell’agricoltura europei, anticipato per volontà della Presidenza portoghese del Consiglio al 26 e 27 maggio, in contemporanea con il Trilogo, dato che la Presidenza mira a ricevere in tempo reale dai ministri il nulla osta per la chiusura della trattativa sulla riforma PAC che entrerà in vigore nel 2023.
Il sistema agroalimentare europeo ha dimostrato solidità di fondo e resilienza, specialmente nel corso della pandemia: tanto più il fallimento del negoziato sulla riforma della PAC, in discussione ormai da tre anni, costituirebbe un segnale profondamente negativo che potrebbe inficiare l’immagine della capacità decisionale dell’Unione, lontana dalla storia di successo che la Politica Agricola Comune ha rappresentato fino ad oggi. Questo aprirebbe una fase di incertezza per gli agricoltori.
Lo scenario in cui opera l’agricoltura europea è del tutto trasformato: da un lato la pandemia ha dato modo ai consumatori di riscoprire il ruolo cardine del settore primario e di riorientare o rafforzare le consuetudini alimentari, dall’altro in Europa hanno preso posto un nuovo Collegio dei Commissari ed un nuovo Parlamento. Di conseguenza, anche gli obiettivi di respiro europeo sono cambiati: la maggiore attenzione per le tematiche ambientali ha determinato la definizione di un Green Deal europeo che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Da questo derivano le strategie sulla biodiversità e Farm to Fork che caratterizzano in modo decisivo la PAC.
«Siamo assolutamente contrari a qualsiasi riforma della PAC che possa compromettere il potenziale produttivo del settore – ha concluso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – La sfida è quella di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidare e accrescere i livelli produttivi con una minore pressione sulle risorse naturali. Nella nostra visione il fabbisogno alimentare dei cittadini europei deve continuare ad essere soddisfatto con i prodotti della terra e degli allevamenti, preservando una grande tradizione e un radicato legame con i territori”. Autore: Milena Zarbà