Fine raccolta del riso: momento di relax, con una grande festa, anzi un festival, al centro espositivo di Caresanablot, che vuole rievocare l’antica atmosfera della “Curmaia”, lessico che nel dialetto locale significa colmatura, quindi festa dei magazzini colmi. Come sappiamo, quest’anno il raccolto è stato soddisfacente, anche se non eccezionale come lasciava intendere lo sguardo che percorreva le risaie ai primi di Settembre. Ma la soddisfazione per i risultati raggiunti è stata rapidamente superata dall’analisi di alcuni problemi prossimi venturi, che è stata effettuata venerdì 30 ottobre alla Fiera nell’ambito di un convegno sulla tutela delle acque, organizzato dalla Consulta Imprenditorialità Giovanile Cciaa Vercelli, con il patrocinio di Ovest Sesia, Consorzio Baraggia, Confagricoltura Vercelli-Biella e Novara-Vco, Coldiretti Vercelli-Biella, CIA Vercelli-Biella-Novara -Vco, Ordine degli agronomi Vercelli-Biella, Accademia del Riso – Dow AgroSciences.
I principali argomenti della discussione, moderata dal prof. Aldo Ferrero dell’Università di Torino, sono stati due: l’inquinamento delle acque, e la disponibilità delle medesime per i molteplici utilizzi che ne fanno gli uomini, in primis per produrre quanto serve per la loro alimentazione. L’inquinamento delle acque di risaia – cui il nostro sito ha dedicato un ampio servizio che potete leggere a questo indirizzo: http://www.risoitaliano.eu/fitofarmaci-sotto-accusa2/ – è stato analizzato da due funzionarie di Arpa, Elena Anselmetti ed Antonietta Fiorenza, le quali hanno illustrato le normative comunitarie e nazionali in ordine alla valutazione della qualità della risorsa idrica, classificata come: ottima, buona, sufficiente, insoddisfacente, cattiva. Le norme impongono alle amministrazioni periferiche (nel nostro caso le Regioni) di prendere le misure adatte a portare tutte la acque a livello buono od ottimo. I tipi di inquinamento considerato sono di origine chimica e biologica; quella biologica è preponderante rispetto a quella chimica. Ad una domanda sull’incidenza dell’inquinamento da fitofarmaci sull’ammontare totale dei problemi delle acque, è stata fornita dagli esperti una risposta molto articolata, tuttavia si è capito che per alcune sostanze autorizzate, ritrovate nei corsi d’acqua e nelle falde superficiali, com’è il caso dell’Oxadiazon, dal prossimo anno resterà l’autorizzazione ma verrà limitata la dose di applicazione a quella minima prescritta in etichetta, mentre per altre cui è riconosciuta l’autorizzazione in deroga verrà presa una decisione nei prossimi mesi. E’ emerso altrettanto chiaramente che i risicoltori dovranno cercare in tutti i modi di ridurre lo scarico nella rete scolante di acque trattate con tali principi attivi, in quanto una mancata riduzione del livello di inquinamento è una spada di Damocle che minaccia la possibilità di impiego dei fitofarmaci in futuro.
Luca Bussandri, direttore generale dell’associazione Ovest Sesia, ha invece sconfessato, dati alla mano, la patente di grande dissipatore di risorse idriche attribuita al riso, letta su di un cartello esposto ad Expo. L’affermazione – ha detto – è stata attinta da un luogo comune, tanto diffuso quanto mistificatorio. L’attuale metodo di irrigazione del territorio risicolo, sviluppatosi negli ultimi otto secoli, conferma al contrario di essere il più razionale ed efficiente possibile, grazie al forte tasso di riutilizzo delle acque, ed alla funzione di accumulo dovuto all’innalzamento delle falde. A riprova, ha citato i problemi avuti nell’estate in alcuni comprensori dove la semina interrata a file si era estesa a percentuali importanti. Vale la pena citare la chiusura di questa relazione: «Gli ordinamenti giuridici generali sono nati storicamente dove scorrono i grandi fiumi. Lo sviluppo armonico delle società è sempre passato attraverso la regimazione delle acque e una loro equilibrata distribuzione». Alessandro Jacopino, direttore generale del Consorzio Baraggia, ha volto invece lo sguardo al futuro, sottolineando la riduzione dei ghiacciai, che mette in pericolo la dotazione idrica delle risaie; ha evidenziato la più frequente ricorrenza delle estati siccitose, verificatasi negli ultimi anni rispetto al passato, ed ha indicato come soluzione a medio termine la realizzazione di invasi che possano assicurare una disponibilità idrica certa. Massimo Biloni, direttore generale di Sapise, ha invece intrattenuto i presenti sugli obiettivi della ricerca genetica, intesa a migliorare le dimensioni dell’apparato radicale del riso, affinché sia più efficiente nell’assunzione di nutrienti dal terreno, ed anche in grado di sostenere una maggiore quantità di biomassa fogliare, per ottimizzare l’assorbimento di luce e quindi la fotosintesi. Risultato: una elevata produttività che rimanga stabile nonostante le variabili climatiche. Autore: Giuseppe Sarasso (nella foto grande, il gruppo dei relatori) (30.10.2015)