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FIERAGRICOLA TUTTA VITE E BIOMASSE

da | 8 Feb 2014 | NEWS

111FieragricolaUna fiera in piena crisi che parla di ripresa ma non la vede ancora. Questa è l’impressione che si ricava visitando i padiglioni della Fieragricola di Verona che si chiude domenica. Una kermesse importante, una delle più importanti, ma alla quale non tutti partecipano: le assenze delle grandi multinazionali della meccanizzazione – oppure il ridimensionamento della loro presenza, dopo anni di stand megagalattici – ci sembrano il dato più significativo. Qualche operatore, off record, spiega che in tempi di vacche magre la prima spesa da tagliare è proprio la fiera. Peccato. Le grandi ditte tendono quindi ad aspettare l’Eima o guardano ad Hannover. Non vale per tutti i settori colturali, ma sicuramente vale per il riso. Quest’anno, 111esima edizione della kermesse veronese, l’attenzione degli organizzatori è andata principalmente alla viticoltura, che si sta avvicinando ormai alla meccanizzazione integrale. Scelta comprensibile alla luce del mercato, ma non tutta l’agricoltura italiana è vite. Eppure per alcune ditte in questo momento non c’è altro. Massey Feguson e Fendt, per fare due nomi, sono presenti solo con le trattrici specializzate nella viticoltura. Presenza in forze anche nel campo delle trinciacaricatrici, utilizzate per raccogliere il  trinciato destinato a “nutrire” i digestori. I visitatori possono vedere da vicino la Krone Big X 1100, cioè la trincia più potente al mondo, con i suoi 1.078 HP. A pochi metri di distanza, ecco i giganteschi carri per il trasporto del trinciato… Vite e biomassa, due prospettive di lavoro che sono agli antipodi per un Paese come il nostro, eppure sono questi – attualmente – i terreni di lavoro principali dell’agricoltura italiana e Fieragricola lo registra puntualmente. Così come registra la sofferenza dei costruttori di macchine agricole, evidenziata dal presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni nella conferenza stampa del 6 febbraio, all’inaugurazione della fiera. Ve ne forniamo il testo integrale:

“La rassegna di Fieragricola si caratterizza per l’attenzione all’innovazione nel settore primario e per la presenza consistente della meccanizzazione agricola. Rappresenta per questo la sede giusta per un aggiornamento e una riflessione sulle tendenze del mercato della meccanizzazione e sulle attività delle industrie costruttrici in termini di analisi economica, internazionalizzazione, informazione ed eventi promozionali e commerciali.

I mercati esteri e il “gap” italiano

Per quanto riguarda il mercato, il consuntivo del 2013 ha confermato l’andamento che ha caratterizzato gli ultimi anni, evidenziando come la crisi economica che ha colpito i settori industriali nel 2008 sia stata superata a livello mondiale ed anche a livello europeo, ma non sia stata superata in Italia, dove anno dopo anno abbiamo visto calare le immatricolazioni, fino a livelli più bassi mai registrati dal secondo dopoguerra.

I dati diffusi da Agrievolution, l’associazione che riunisce i costruttori di macchine agricole dei maggiori Paesi produttori, indicano un valore complessivo della produzione superiore ai 126 miliardi di dollari, con incrementi di vendite consistenti in tutti i principali mercati. Negli Stati Uniti le immatricolazioni di trattrici crescono del 9% (200 mila unità), in Brasile crescono del 17% (65.000 unità), nell’Europa comunitaria del 2% (158.000 macchine), in Turchia del 2% (51 mila), in Giappone del 15% (55 mila) e del 16% in India, Paese che con 620 mila trattrici vendute si conferma il primo mercato a livello mondiale.

In uno scenario che mai come in questo momento si presenta “a due facce”, dinamico fuori dai confini nazionali e recessivo sul mercato interno, l’industria italiana della meccanizzazione registra incrementi nelle esportazioni, con un +5% – secondo i dati Istat aggiornati all’ottobre 2013 – che conferma l’andamento positivo che ha caratterizzato gli ultimi quattro anni (+31% nel periodo 2009-2012), e che spinge la produzione verso un progressivo recupero dei livelli precedenti la crisi.

Se prima del 2008 il valore della produzione italiana – per il solo macchinario agricolo escludendo dunque il comparto del movimento terra – si attestava a quota 8,2 miliardi di euro, e se l’avvento della crisi aveva abbassato il valore della produzione di colpo a 6,3 miliardi, il dato atteso per il 2013 dovrebbe segnare un recupero significativo, portando il fatturato a quota 7,7 miliardi.

Il ritardo italiano nel contesto europeo

Manca ancora all’appello proprio la parte di fatturato relativa al mercato nazionale, che purtroppo non conosce ripresa, come evidenziato dai dati sulle immatricolazioni recentemente diffusi che vedono – secondo le elaborazioni FederUnacoma basate sulle registrazioni fornite dal Ministero dei Trasporti – un calo per le trattrici pari all’1,7% (dopo le 19.343 trattrici immatricolate nel 2012, che costituivano il peggior risultato storico, il 2013 ha registrato il nuovo minimo con 19.017 macchine). Al calo delle trattrici si aggiunge quello del 16,7% per le trattrici con pianale di carico (motoagricole) in ragione di 946 unità immatricolate, e il passivo del 5,7% per i rimorchi, a fronte di 9.704 unità immatricolate.

Lo scarto che si nota tra la vivacità sui mercati esteri e la regressione in quello nazionale appare particolarmente preoccupante, perché indica la perdita di competitività del nostro sistema produttivo agricolo rispetto a quelli dei principali Paesi europei. I dati forniti dal Comitato dei costruttori europei CEMA evidenziano il notevole impulso che la meccanizzazione sta avendo in Francia e Germania, e rendono ancora più evidente il ritardo del nostro sistema.

In Francia le immatricolazioni di trattrici segnano a fine 2013 una crescita di oltre il 10% rispetto all’anno precedente, spinte dai buoni livelli del reddito agricolo e quindi dalla propensione agli investimenti da parte delle imprese. Gli alti livelli raggiunti dal mercato nell’anno – con un totale di 42.609 trattrici immatricolate – confermano il trend positivo che ha caratterizzato la meccanizzazione transalpina negli ultimi anni, con incrementi complessivi del 46% fra il 2009 e il 2013.

In Germania il 2013 si è chiuso con 36.248 trattrici immatricolate, un quantitativo in linea con i livelli record dell’anno precedente, contrassegnato da una crescita pari al 27%, sullo slancio di un 2011 che a sua volta aveva registrato incrementi straordinari (+26%). A differenza di Francia e Germania, il mercato del Regno Unito chiude l’anno in calo (-10,4%), un dato spiegabile con le condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli che hanno caratterizzato l’annata agraria e con gli alti costi di produzione per gli agricoltori.

Le mietitrebbiatrici e le filiere bioenergetiche

Preso atto dello scarto netto che divide l’Italia dagli altri maggiori Paesi europei nel mercato delle macchine agricole, l’unica categoria di mezzi che risulta in crescita – sul mercato nazionale – è quella delle mietitrebbiatrici, che chiudono il 2013 con un incremento del 13,9%, comunque riferito ad un numero di unità relativamente limitato (443 rispetto alle 389 del 2012).

La ragione di questo andamento favorevole è, in parte, da mettere in relazione con i forti cali registrati negli ultimi anni, che possono comportare un qualche recupero fisiologico, con un numero di macchine comunque molto lontano rispetto ai livelli pre-crisi (le attuali 443 macchine sono un quantitativo modesto se si pensa che le immatricolazioni di mietitrebbiatrici negli anni precedenti la crisi si attestavano in media intorno alle 600-700 unità annue); ma è soprattutto da mettere in relazione con la progressiva crescita delle filiere bioenergetiche.

Abbiamo già segnalato nei giorni scorsi, sulla base dei dati forniti dall’Italiana Biomass Association – ITABIA, come negli ultimi quattro anni risultino in netta crescita gli impianti di teleriscaldamento che sfruttano fonti energetiche d’origine agricola. Dal 2010 ad oggi tali impianti – dislocati soprattutto nelle regioni del Nord – sono passati da 300 ad oltre 1000, in buona parte alimentati dalle materie prime combustibili (mais, sorgo, ecc.) coltivate sui circa 130 mila ettari che risultano attualmente dedicati specificamente a colture energetiche, e che richiedono per l’appunto macchine raccoglitrici.

Questo elemento appare particolarmente interessante per le nostre imprese, giacché sembra confermare quanto la Federazione ha sostenuto in questi anni, vale a dire l’importanza delle filiere bioenergetiche come nuove linee di business, e nuove opportunità anche per il mercato della meccanizzazione, soprattutto nella prospettiva di una crescita della quota di combustibili da biomasse, che secondo i Piani comunitari debbono entro il 2020 arrivare a coprire il 10% del fabbisogno totale di combustibili per autotrazione.

Una ripresa ancora lontana

Così come l’incremento delle vendite di mietitrebbiatrici è meritevole di una nota esplicativa, altrettanto occorre interpretare l’andamento delle immatricolazioni di trattrici nell’ultimo trimestre dell’anno e in particolare nel mese di dicembre. Pur all’interno del dato annuale complessivamente negativo, le vendite di trattrici hanno infatti evidenziato un recupero nell’ultima parte dell’anno (+9,7% ad ottobre, +4,5% a novembre, +35% a dicembre), fatto che ha consentito di migliorare il dato previsionale fornito dalla Federazione nell’autunno scorso, che accreditava le trattrici di un totale non superiore alle 18.500 unità.

Per spiegare il fenomeno possiamo individuare due concause, la prima legata all’accelerazione che le attività dei PSR registrano a fine anno, quando per evitare il disimpegno dei fondi si affrettano le pratiche di richiesta dei finanziamenti che in parte riguardano proprio l’acquisto di macchine agricole. Come noto, i dati della rete rurale non distinguono all’interno delle misure 121 e 123 quali siano le tipologie di intervento avviate a finanziamento, e non è quindi possibile sapere con immediatezza quanti dei fondi impegnati appunto per queste misure siano relativi all’acquisto di macchine agricole. Ma la Federazione si sta attivando in questo senso con un’indagine puntuale, che sarà utile anche per conoscere in dettaglio non soltanto quante macchine sono state acquistate ma quali tipologie di macchine sono state scelte dalle imprese agricole richiedenti.

La seconda concausa è, con ogni probabilità, legata alla scadenza del limite temporale per l’immissione sul mercato di trattrici equipaggiate con motori “Fase III” di potenza compresa fra i 56 e 75 kW e fra i 75 e i 130 kW. Dal primo gennaio 2014, in effetti, la norma prevede che dette trattrici debbano essere già equipaggiate con motori aggiornati, e questo può avere indotto le case costruttrici ad effettuare, prima della scadenza di fine anno, la vendita e l’immatricolazione dei mezzi conformi appunto alla Fase III.

In sostanza, nonostante il recupero dell’ultima frazione dell’anno, non vi sono elementi per ritenere che il mercato stia effettivamente uscendo dalla crisi, ed anzi le informazioni in possesso della Federazione non lasciano ben sperare. Secondo l’indagine che abbiamo commissionato a Nomisma, basata sulla valutazione dei parametri economici delle imprese agricole e insieme su interviste fatte ad un campione di 750 imprese agricole, scelte secondo un criterio statistico rigoroso, gli agricoltori sono condizionati dall’incertezza sul futuro delle proprie aziende, e un’alta percentuale tra questi è orientata a non effettuare investimenti per l’acquisto di macchine agricole per almeno i prossimi tre anni.

Il fenomeno del contoterzismo

Inutile osservare come questa situazione si riveli dannosa per l’efficienza complessiva del sistema agricolo, oltre che per il mercato della meccanizzazione; e non serve ribadire quanto importante sarebbe una politica che aiutasse le imprese a riconoscere le opportunità delle nuove filiere e a trovare nuovamente conveniente l’investimento in tecnologie e macchinari. È chiaro, d’altra parte, che l’investimento nella meccanizzazione è sempre più appannaggio delle imprese agromeccaniche (contoterzisti), alle quali l’indagine Nomisma riserva particolare attenzione.

Il report sul comparto inquadra infatti la situazione del mercato attraverso una ricognizione statistica per tutte la categorie di mezzi meccanici, evidenziando un calo netto negli ultimi anni legato ai cambiamenti strutturali del nostro sistema agricolo. In un quadro nel quale le immatricolazioni di trattrici perdono quasi il 30% complessivo dal 2007 al 2013, e nel quale appena il 28% delle imprese risulta aver effettuato, negli ultimi cinque anni, acquisti di macchinario agricolo (sia nuovo che usato), il contoterzismo si dimostra, al contrario, un fenomeno in consistente crescita.

Dai dati 2010 emerge come oltre il 33% delle aziende agricole faccia ormai ricorso ai servizi delle imprese agromeccaniche, per un totale di quasi quattro milioni di giornate di lavoro. Ripartendo il numero delle giornate lavorative delle imprese agromeccaniche per il numero di aziende si nota come, nel decennio dal 2000 al 2010, la media sia raddoppiata, passando da 3,8 giornate a 7,5.

Il ricorso al contoterzismo appare più consistente per le imprese agricole di dimensioni maggiori: le giornate medie di lavoro aumentano, nel decennio, del 70% per le aziende comprese fra i 20 e i 50 ettari (da 7,4 giornate nel 2000 a 12,6 nel 2010), e aumentano addirittura del 94% (da 14,8 a 28,7) per le aziende con superficie superiore ai 50 ettari. Interessante anche il dato relativo alle tipologie di coltivazione per le quali si ricorre al contoterzismo, che vedono una percentuale in netta crescita per le colture viticole specializzate (+62%) e per l’orticoltura in pieno campo e in serra (+36%), a conferma di come la lavorazione dell’impresa agromeccanica sia considerata efficace nelle produzioni di qualità. Non c’è dubbio che, in questo contesto, si debba riconoscere ai contoterzisti un ruolo trainante e si debba guardare con la giusta considerazione alle loro istanze per l’accesso alle stesse provvidenze attualmente in essere per le imprese agricole.

Un sistema in trasformazione

In presenza di un tessuto di imprese agricole che mostra i propri limiti strutturali, che fatica non soltanto ad effettuare investimenti nel presente ma anche a pianificarli per il futuro, che risulterà indebolito dalla riduzione degli aiuti per le colture tradizionali, e che deve quindi volgersi rapidamente verso quelle coltivazioni, quelle nuove filiere e quelle attività multifunzionali che possono garantire una sufficiente redditività, un ruolo rilevante spetta alla politica, all’informazione, all’organizzazione del sistema agricolo e agro-industriale.

Appare evidente – ancora una volta – come la sfida per la meccanizzazione sia quella di moltiplicare e differenziare nel modo più ampio possibile l’offerta di tecnologie. Le imprese agricole hanno bisogno di mietitrebbiatrici per le filiere bioenergetiche, di macchine per la forestazione e le manutenzioni del territorio, di mezzi specializzati per le colture ad alto valore aggiunto, di mezzi per la manutenzione delle aree verdi anche urbane nel quadro delle attività multifunzionali oggi possibili per le imprese agricole, di componenti di qualità per l’aggiornamento e il potenziamento dei mezzi meccanici già in uso, di elettronica di precisione per una gestione scientifica dei fattori produttivi. La meccanizzazione deve poter offrire tutto questo, e deve possibilmente renderlo visibile anche attraverso iniziative divulgative, promozionali ed espositive.

Sul piano dell’informazione, teniamo a ricordare come la Federazione stia continuando ad investire, non soltanto con l’implementazione dei siti web – ne abbiamo uno complessivo per la Federazione, uno per ciascuna delle otto associazioni che la compongono, uno specifico per ciascun evento fieristico da noi promosso – con lo sviluppo della presenza sui social network, ed ora anche con la nascita della versione on line della rivista Mondo Macchina/Machinery World.

Presentato in anteprima nel dicembre scorso a New Delhi nel corso del meeting di Agrievolution, il sito web di Mondo Macchina si affianca oggi alla versione cartacea, integrandola efficacemente. Sfruttando tutte le opportunità proprie del mezzo telematico, Mondo Macchina online è progettato per ospitare schede filmate delle tecnologie descritte negli articoli, filmati delle aziende citate, archivi, fotogallery, collegamenti ai siti delle aziende costruttrici e degli enti istituzionali.

Pubblicato – come la versione cartacea – in lingua italiana e inglese, Mondo Macchina online si distingue per il target professionale, che comprende gli operatori economici italiani e internazionali. Una newsletter elettronica, inviata con cadenza regolare ad un primo indirizzario di oltre 100 mila operatori della meccanizzazione agricola, offre un estratto dei contenuti della versione web, favorendo il collegamento immediato con lo stesso.

La rassegna di Verona è una grande macchina di comunicazione, e un ottimo esempio di quanto l’industria meccanica può offrire al sistema produttivo agricolo, contribuendo a sviluppare quella cultura e quel business della meccanizzazione che sono i punti forti anche di EIMA International, la grande rassegna della meccanizzazione agricola che FederUnacoma organizza a Bologna e che costituisce – nel panorama internazionale della meccanizzazione – uno degli appuntamenti di maggiore importanza e di maggiore prestigio in assoluto.

Il ruolo di EIMA International

Nata nel 1969 come appuntamento annuale, e divenuta biennale nel 2006, EIMA International terrà dal 12 al 16 novembre prossimo a Bologna la sua 41ma edizione, che si annuncia ancora una volta straordinaria per i contenuti tecnici e per la partecipazione degli operatori.

La superficie complessiva sarà ancora in crescita (300 mila metri quadrati impegnati, di cui 150 mila di area espositiva netta), il numero di espositori salirà a 1.800, e il numero di visitatori previsto dovrebbe superare le 200 mila presenze, con una percentuale di operatori esteri molto elevata, pari a circa il 20% del totale. Le prospettive future appaiono ancora più promettenti, alla luce dei miglioramenti strutturali che dovrebbero essere realizzati nel quartiere fieristico di Bologna, con l’ampliamento e l’ammodernamento delle aree espositive, dei padiglioni e dei servizi.

Tra le grandi rassegne della meccanizzazione agricola, EIMA International è quella che vanta il maggiore livello di internazionalità, per la presenza di espositori da 40 Paesi, e la presenza di visitatori da ogni continente. Gli operatori economici presenti all’edizione 2012 sono venuti da 130 Paesi, e sono state ben 40 le delegazioni estere ufficiali. La rassegna bolognese costituisce un appuntamento di grande richiamo anche per la stampa e il mondo dell’informazione, con oltre 500 presenze stampa nei cinque giorni della fiera, con la partecipazione di tutte le maggiori case editrici di settore, con una diffusione sempre più ampia anche nelle reti, grazie ai siti web ufficiali e ai social network dedicati. Di rilievo anche i convegni e gli incontri di argomento tecnico, politico ed economico (120 nell’edizione 2012).

La missione di EIMA International, del resto, è quella di interpretare l’evoluzione dell’agricoltura nelle più diverse regioni del mondo, offrendo soluzioni per i Paesi tecnologicamente avanzati come per i Paesi di nuova industrializzazione, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo. La geografia dell’agricoltura e dei consumi alimentari, in effetti, si trasforma rapidamente. Grandi aree di produzione come l’Europa e gli Stati Uniti sono oggi affiancate dalle economie emergenti di Paesi come Cina, India, Brasile e Russia, mentre nuove nazioni come Indonesia, Sudafrica, Argentina, Australia, Turchia, ma anche Vietnam, Filippine, Kenya, Ghana ed altre mostrano un formidabile potenziale di sviluppo dell’agricoltura.

La sfida della meccanizzazione agricola è dunque quella di sviluppare tecnologie che consentano di sfruttare sempre meglio il patrimonio di terre potenzialmente coltivabili (l’Europa detiene appena il 4% dei territori arabili presenti nel Pianeta, e l’America del Nord il 10%, mentre il 35% è localizzato in Asia, il 24% in Africa, il 18% in America Latina).

Ogni possibile esigenza di lavorazione agricola – dal “corn belt” americano ai piccoli poderi del sud-est asiatico, dalle grandi pianure cerealicole dell’Europa centrale ai vigneti delle colline italiane, dai pascoli argentini fino alle piantagioni dell’Africa tropicale – può essere oggi soddisfatta da macchinari e attrezzature agricole specifici cha trovano ad EIMA International la loro vetrina privilegiata. Analogamente, le tecnologie per la gestione produttiva del patrimonio forestale e delle biomasse energetiche, le attrezzature per la manutenzione del territorio, le macchine e gli strumenti per il giardinaggio e la cura del verde sono esposte ad EIMA International, a beneficio di un pubblico di operatori professionali ma anche di appassionati e hobbisti.

Tutti i settori collegati all’agricoltura e all’economia verde – dalle bioenergie alle attività multifunzionali, dal giardinaggio alla componentistica di settore – sono rappresentati ad EIMA International, che comprende i quattro Saloni tematici di EIMA Garden, EIMA Componenti, EIMA Energy, ed EIMA M.i.A. Come noto, sono complessivamente quattordici i settori di specializzazione in cui si articola la rassegna, con oltre mille voci merceologiche rappresentate, un’offerta di tecnologie vastissima, alla quale si aggiunge un fitto calendario di incontri e conferenze dedicate a temi tecnici, politici ed economici, fatto che rende EIMA International un contenitore straordinario, e che spiega lo slogan scelto per l’edizione 2014: “We have it”.

Un sistema di relazioni internazionali

Le aspettative per la prossima EIMA International sono dunque molto alte, intanto perché l’evento ha saputo conquistare nel tempo la fiducia di costruttori e operatori economici che sanno di trovare un sistema particolarmente collaudato e orientato al business; e in secondo luogo per il contesto economico nel quale l’evento si svolge, che si presenta – come abbiamo visto – dinamico e interessante.

Lo stesso quadro economico e politico europeo – che a novembre vedrà meglio definite le modalità d’attuazione della nuova PAC a livello di Stati membri, superando quegli elementi d’incertezza che inevitabilmente tendono a frenare gli investimenti delle imprese agricole – promette di essere più favorevole, mentre l’auspicio per il mercato nazionale è che – in linea con i primi timidi segnali di ripresa che la nostra economia registra nel mese di gennaio con una lieve crescita della produzione industriale – torni la volontà di investire in agricoltura e in tecnologie meccaniche.

Le attività che la Federazione ha in calendario per i prossimi dieci mesi, e che riguardano in gran parte l’internazionalizzazione delle imprese, avranno esse stesse un effetto sinergico su EIMA International, contribuendo a sviluppare relazioni e meccanismi di cooperazione che possono poi concretizzarsi nel contesto della rassegna bolognese.

Le missioni all’estero, le partecipazioni a collettive fieristiche e le convention con gli operatori finalizzate ai singoli comparti produttivi ci hanno visti a gennaio in Tailandia e Indonesia, ci vedranno impegnati la settimana prossima in Spagna e in Iran, a marzo in Argentina e in India, ad aprile in Marocco e in Brasile, e nel corso dell’anno in Cile, Messico, Colombia, Perù, Giappone, Kenya, Australia, Algeria, Russia, Ucraina, Sudafrica, Cina, Corea, mentre un nuovo evento fieristico direttamente promosso dalla Federazione – piccolo ma strategico per l’area balcanica – si terrà a Tirana in Albania nel mese di giugno.

Lavoriamo insomma per sviluppare opportunità di business per le nostre imprese in questi Paesi, e contemporaneamente per organizzare la presenza all’EIMA dei loro operatori economici, così da incrementare in modo ancora più consistente la caratura della manifestazione e la sua reputazione di grande evento mondiale.

L’urgenza di una politica per l’industria

Va sottolineato, tuttavia, come questo sforzo davvero imponente che la Federazione e le imprese che la compongono sta effettuando per promuovere la meccanizzazione e gli eventi fieristici di settore dovrebbe poter contare sul sostegno del Governo, della classe politica e delle amministrazioni locali.

E’ necessario ricordare come in tutte le economie avanzate esistano, attualmente, piani strategici di medio-lungo periodo che prevedono sostegni per l’internazionalizzazione, per la ricerca, per il miglioramento competitivo. Negli Stati Uniti, il piano Obama per il rilancio dell’industria prevede la creazione di una rete nazionale per l’innovazione nel comparto manifatturiero, in Germania è stata recentemente finanziata la creazione di 15 distretti tecnologici, mentre in Francia il piano di sviluppo del manifatturiero comprende 24 progetti industriali affidati alla Banca Pubblica degli Investimenti, e così programmi specifici si attuano in Gran Bretagna, in altri Paesi europei, e in molte delle economie emergenti.

In Italia ancora non abbiamo per l’industria strumenti paragonabili a questi, e non ne abbiamo per l’agricoltura; ma soprattutto, ancora manchiamo di una strategia globale, che includa insieme agricoltura e industria e che punti a potenziare le filiere agroindustriali dalle quali dipende, in modo sempre più evidente, la possibilità di una ripresa economica, per quanto possibile solida e durevole.

L’agenda politica della Federazione è già ricca di impegni in questa direzione. Speriamo di trovare interlocutori politici consapevoli delle esigenze del nostro come degli altri settori produttivi, e convinti della necessità di azioni finalmente rapide e incisive”. (07.08.14)

PAGANINI SOTTO L’ALBERO

PAGANINI SOTTO L’ALBERO

L’offerta, nonostante un aumento nell’investimento di superficie del 37,6%, in seguito all’inserimento in griglia di Paganini, è in difetto

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