Giornata tecnica dedicata alla pacciamatura del riso, oggi, all’istituto agrario Bonfantini di Novara. Un convegno promosso da Novamont, di fatto monopolista su questo mercato, almeno in Italia. Il preside Pier Marcalli ha evidenziato le aspettative del settore per le nuove tecniche colturali, anche a seguito dello sviluppo delle produzioni biologiche.
Il professor Aldo Ferrero (università di Torino) ha spiegato che la tecnica della paccxiamatura può essere utile per affrontare le criticità più recenti del settore: dalla mitigazione dell’inquinamento da fitofarmaci alle resistenze delle infestanti, al risparmio idrico… «Si può ricorrere alla pacciamatura per contenere le malerbe e alla irrigazione a goccia per risparmiare risorsa idrica – ha detto – rendendo più facile inserire il riso nella rotazione anche dove l’acqua scarseggia». Sul piano produttivo, se si si risolvono i problemi di stesura del film si ottengono risultati interessanti anche nella produzione di riso biologico, che è la coltura elettiva di chi sceglie la pacciamatura. «Emergenza più precoce,come fioritura e maturazione» sottolinea Ferrero che definisce le medie «interessanti e simili a quelle del sistema convenzionale» analizzando i dati della sperimentazione biologica condotta nell’azienda Piolotto.
Ferrero parla di «ottimo controllo delle alisme, elevato accestimento, anticipo della coltura, buoni livelli produttivi nella striscia pacciamata», sottolineando però la necessità di avvicinare le strisce e controllare le malerbe nell’interstriscia.
L’azienda Piolotto ha spiegato invece come ha realizzato la pacciamatura, affermando di aver contato «alti numeri di culmi». Le malerbe che crescono dove non è presente il film sono molto aggressive perché non si usano diserbanti. “Abbiamo visto spighe di trenta centimetri in cui non mancava un chicco” ha dichiarato Cesare Piolotto. Sottolineando che il film biodegradabile non lascia alcun residuo. Degrada tra fine luglio e inizio agosto (se è un film da 18 micron) quando le infestanti non possono più competere con la pianta di riso.
Problemi? «Un riso di taglia alta è avvantaggiato» ammette il risicoltore, mentre altre varieta producono meno. Ma il fatto che luce e aria possano penetrare tra le piante in assenza di qualsiasi infestante aiuta moltissimo. «Con questo metodo si producono risi perfetti, soprattutto da seme, soprattutto per il riso crodo» ha detto Piolotto. Che si è sbilanciato sui costi: con questo sistema si spende il 30-35% in più in assenza di macchina seminatrice e in attesa che la diffusione di questa metodologia si rifletta – in termini di riduzione – sui costi del telo di pacciamatura.
Giovanni Vignola, dell’omonima infdustria risiera ha confermato questi dati – la sperimentazione è stata condotta da Vignola e Piolotto – spiegando che il consumatore vuole sapere sempre più spesso con che metodo il prodotto è stato coltivato. «Nei prossimi anni il mercato si complicherà perché dati i rendimenti molto vogliono entrare in questo mercato – ha dichiarato – per cui abbiamo sposato questo metodo e lo perfezioneremo: potrà essere sfruttato anche nel riso convenzionale. È riso sostenibile e non temiamo i costi».
Nel 2000, quando Vignola ha lanciato la linea bio, mancava l’offerta. «Stanno aumentando i consumi – ha rilevato durante il convegno – e quest’anno avremo un numero di macchine che renderanno possibili prove anche di fuori delle nostre aziende. Nel 2018 cresceremo fortemente». Infine, Sara Guerrini di Novamont ha illustrato l’offerta di teli biodegradabili della società chimica novarese. (LEGGI IL COMUNICATO UFFICIALE NOVAMONT)