Vorrei sommessamente discutere della difficile situazione di mercato che interessa in questa fase la risicoltura italiana ed europea. Il settore è entrato in una spirale viziosa che lascerebbe prefigurare un peggioramento della situazione nei prossimi mesi, con grave danno per i produttori di riso italiano, i quali detengono saldamente la posizione di primo Paese produttore a livello europeo, con il 50%.
I rapporti che provengono dai più qualificati centri di analisi a livello internazionale ed italiano sono impietosi e indicano una accentuata riduzione dei prezzi, insieme ad una sempre più aggressiva presenza dei grandi Paesi produttori asiatici nel mercato europeo, anche grazie alle generose concessioni offerte dalla Commissione di Bruxelles, la quale da anni continua ad agevolare l’ingresso di prodotto importato, senza valutare con il necessario scrupolo l’impatto che tale politica determina sul potenziale produttivo interno.
La produzione di riso nell’Unione europea nel 2015 ha registrato un incremento del 10% e nel corrente anno si prevede un ulteriore crescita delle superfici seminate, anche perché le alternative disponibili per gli agricoltori sono limitate e poco attraenti. Ad esempio, in Italia, le attuali quotazioni del mais, insieme alle altre difficoltà che tale coltura sta incontrando, per effetto delle regole della Pac e dei problemi fitosanitari sono tali da scoraggiare gli agricoltori. Pertanto, le prospettive immediate della risicoltura portano verso una preoccupante situazione di eccesso di offerta, per la peculiare combinazione di maggiore produzione interna e di più elevati flussi di importazione.
Su tali argomenti è intervenuto di recente l’Ente Nazionale Risi che ha presentato un rapporto con il quale sono descritti gli effetti dell’aumento delle importazioni nell’Unione europea, evidenziando, tra l’altro anche il trend degli ultimi anni, con un import totale in crescita di oltre il 30%, a partire dalla campagna 2009-2010. A ciò si aggiunga anche l’aumento delle scorte di fine campagna che rappresenta una spia importante per misurare l’andamento del mercato. Dai dati a mia disposizione, emerge che le scorte di riporto della corrente campagna di commercializzazione 2015-2016 dovrebbero essere il doppio rispetto al volume considerato fisiologico.
Personalmente vorrei aggiungere al critico quadro elaborato dagli esperti anche altre specifiche problematiche tecniche che il nostro settore sta subendo, come, tanto per citare una tra le più attuali, la decisione delle autorità comunitarie di restringere sempre di più la lista dei principi attivi che i risicoltori possono utilizzare per governare il processo produttivo.
È chiaro allora che vi sarebbe la necessità di un intervento di supporto al mercato per scongiurare il rischio del peggioramento della crisi. Purtroppo tale legittima esigenza da parte dei risicoltori si scontra con la scarsa sensibilità delle istituzioni politiche comunitarie e nazionali, restie ad utilizzare gli strumenti di politica agraria e commerciale che sono sicuramente efficaci per affrontare la situazione.
I risicoltori hanno chiesto l’utilizzo delle clausole di salvaguardia, con le quali si modificano temporaneamente le regole sul commercio internazionale, in attesa che si ristabilisca una situazione di equilibrio sul mercato interno. Potrebbero inoltre essere attivati gli interventi di emergenza contenuti nella OCM unica, con particolare riferimento alle misure previste agli articoli 221 e 222 (contingentamento o revisione dei dazi, prevedendo una riduzione ma non l’esenzione), già utilizzati per definire il pacchetto di interventi a favore dei settori del latte bovino, dell’allevamento suino e dell’ortofrutta.
Mi appello alla buona volontà dei politici nazionali ed alla disponibilità del Governo, ai quali chiedo di prestare, nella presente difficile congiuntura una attenzione particolare ad un settore che è in forte sofferenza. Autore: Giuseppe Ferraris, Presidente Gruppo Riso Europeo Copa – Cogeca (19.03.2016) Foto grande: Fusar Video info@fusarvideo.it