La richiesta di adottare la clausola di salvaguardia contro le importazioni di riso a dazio zero dalla Cambogia è stata presentata ufficialmente alla Commissione europea dal nostro governo e tuttavia… Tuttavia, serpeggia il timore che le contromisure italiane al crollo delle quotazioni di riso indica e alla concorrenza sempre più forte del riso straniero si fermino lì. Così, mentre la filiera viene audita dalla Commissione agricoltura del Senato, i risicoltori del Ferrarese – patria di Mario Guidi, leader della confederazione – alzano di nuovo la voce e lanciano un appello alla Grande distribuzione organizzata perchè faccia fronte comune con i produttori italiani.
E’ avvenuto ieri sulle pagine dei giornali locali. «Se non si arresta l’importazione selvaggia di riso a dazio zero dalla Cambogia, si rischia di compromettere la stabilità dei mercati con ripercussioni anche sulle varietà classiche da Risotti. Non esiste infatti un paese europeo, tra quelli che producono riso, in grado di competere con il prezzo di arrivo del riso lungo Indica cambogiano» ha detto Confagricoltura Ferrara al giornale La Nuova Ferrara, ricordando che a causa della concorrenza di quel riso, i prezzi di mercato delle varietà italiane di riso Lungo B Indica, coltivate nel nord ovest, sono scesi a livelli che non coprono neppure i costi di produzione. «Il riso Lungo Indica cambogiano sul mercato mondiale non è competitivo rispetto al thailandese e al vietnamita, che offrono prezzi più bassi a pari qualità, per questo motivo la Cambogia sta spingendo l’export verso l’Unione Europea; il mercato europeo è l’unico dove l’esenzione dal dazio rende il riso imbattibile in termini di prezzo». «Quello che sta accadendo potrebbe mettere in crisi anche i risicoltori ferraresi, nonostante il nostro sia un prodotto “da risotti”, quindi differente da quello proveniente dalla Cambogia, perché le conseguenze di questo fenomeno colpiscono a cascata l’intera filiera». A parlare con il giornale ferrarese è stato Giampaolo Cenacchi, presidente della sezione Riso di Confagricoltura Ferrara. «Sul tavolo della direzione generale della Commissione europea è arrivato il dossier del Ministero italiano dello sviluppo economico, con il quale si chiede a Bruxelles di adottare la clausola di salvaguardia contro le importazioni di riso a dazio zero provenienti da Cambogia e Myanmar. È il primo atto concreto» ma per Cenacchi «occorre coinvolgere anche la grande distribuzione attraverso una richiesta da parte loro del certificato di origine del prodotto stesso. A poco serviranno gli aiuti della nuova Pac, dal prossimo anno pesantemente ridimensionati. Per continuare a produrre riso occorre fare nuove scelte imprenditoriali, fare rete, fare filiera e valorizzare il prodotto locale. Un aiuto può venire dai Consorzi di Tutela, come quello del Delta del Po IGP, costituito tra un gruppo di aziende di Ferrara e Rovigo assieme alla riseria Grandi Riso. Il compito del Consorzio è quello di valorizzare il riso IGP, stiamo parlando di Carnaroli, Arborio e Baldo, attraverso un disciplinare che i nostri agricoltori perseguono e attraverso una qualità eccezionale riconosciuta al nostro riso dovuta alla situazione ambientale pedoclimatica; al terreno e alla vicinanza al mare, tutte caratteristiche favorevoli all’ottenimento di un prodotto di alta qualità nutrizionale».
Un appello che per ora solo il Consorzio sembra raccogliere. Eugenio Bolognesi, il suo presidente, ha fatto sapere che «si associa alle proteste del mondo risicolo per l’import ingiustificatamente non gravato da dazi. La prosecuzione di tale regime di dazi inesistenti, avrebbe ricaduta letale sul sistema economico del riso in Italia. I produttori del Riso del Delta del Po IGP riconoscono e perseguono, nella qualità che praticano attraverso i propri disciplinari, una leale forma di concorrenza rispetto a tutte le produzioni massive esistenti, dichiarandosi favorevoli alla etichettatura d’origine per tutti i prodotti. Il Consorzio di Tutela invoca assieme alle forze produttrici l’immediata applicazione della clausola di salvaguardia a tutela della produzione italiana». (04.08.14)