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FAVA: PSR TRA DUE SETTIMANE

da | 25 Mag 2015 | NEWS

FAVAIl Psr della Lombardia sarà approvato entro la metà di giugno. Lo annuncia l’assessore all’agricoltura Gianni Fava (foto piccola) in quest’intervista esclusiva a Risoitaliano.

Assessore, sono giorni di intensi scambi epistolari con Bruxelles, ma quando partirà il PSR “vero”, date che le due misure di cui ha annunciato l’avvio (biologico e indennità compensativa per zone montane) ci paiono complessivamente “secondarie” nel contesto complessivo del PSR? In particolare cosa ci dice delle misure agroambientali e dell’ insediamento giovani? 

Il nostro Programma di sviluppo rurale verrà approvato formalmente entro la prima quindicina di giugno. Mi auguro anche prima, così come auspico che il ministero delle Politiche agricole e Agea comunichino alle Regioni i nuovi calcoli sui titoli della Pac, in modo che la Lombardia, che dal 2010 ha sempre erogato in anticipo di 5-6 mesi la Pac ai propri agricoltori, possa continuare a farlo anche nel 2015. La misura 10 sull’agroambiente non è stato possibile attivarla per quest’anno, in quanto gli agricoltori, visto il protrarsi dei tempi, tecnicamente non avrebbero potuto aderire e realizzare gli impegni previsti. Tutti, infatti, hanno già seminato. La misura per il 2016 aprirà verso la fine dell’anno. Le altre misure saranno attivate a cascata a partire dal mese di luglio, con la 4.1 sugli investimenti aziendali. Il bando della misura giovani, la più urgente e la più finanziata ad oggi dal Psr, è previsto l’uscita del bando in autunno”.

Quali misure riguarderanno più da vicino i risicoltori?

I risicoltori avranno accesso a tutte le misure di investimento previste dal Psr, a cominciare dalla 4.1 e 4.2, e molte delle operazioni riguardanti la misura 10 sull’agroambiente, essendo state infatti confermate le misure specifiche per i risicoltori, come ad esempio la sottomisura 10.1.06 sulla conservazione della biodiversità nelle risaie.

Quali misure invece saranno più importanti per chi fa mais e soia?

Come sapete, il Psr normalmente non lavora per singole colture, ma per orientamenti aziendali, vale a dire, come esempio, per le aziende ad indiritto zootecnico o cerealicolo. Quindi valgono sempre le misure per gli investimenti che presuppongono la presentazione di un piano di sviluppo, ma soprattutto anche l’attivazione delle misure per l’innovazione sostenibile, che passa dalla misura sulla consulenza fino all’attivazione dei gruppi operativi per l’innovazione. Questo significa che le singole aziende, a seconda dell’indirizzo produttivo, potranno attivare un mix di operazioni sulle misure per avere un aiuto dal Psr a 360 gradi.

Lei ritiene che le difficoltà di rapporto con il Mipaaf abbiano danneggiato i lombardi nell’iter del Psr?

Con il ministro Martina condivido una provenienza territoriale comune e, sono certo, la preoccupazione di svolgere un servizio utile per gli agricoltori. Non sempre le nostre posizioni sono state allineate e non sempre ho condiviso alcune soluzioni del Mipaaf, che come struttura ritengo dispendiosa, raramente efficiente e inutile, come gli stessi cittadini hanno confermato nel lontano 1993, con un referendum che lo ha abolito. Non credo comunque che i ritardi nell’iter di approvazione del Psr siano dovuti a difficoltà di rapporto, nonostante qualcuno voglia far credere una simile circostanza. Ciononostante non posso certo dire che l’atteggiamento del ministero sia stato granché collaborativo e più volte abbiamo avuto la netta sensazione che interessasse spingere di più su territori più affini politicamente al governo. In ogni caso L’Europa che molti sognavano non era quella in mano ai burocrati, però, e sono convinto che la pensino così anche i molti agricoltori lombardi che grazie alle misure del Psr potrebbero investire per il futuro della propria azienda.

Nei giorni scorsi Lei ha polemizzato con De Castro sullo spazio da dare ai contoterzisti. Facciamo il punto alla luce delle prossime mosse del Psr…

Il tema impone prudenza ed è lo stesso Coordinamento degli Agromeccanici Italiani, formato da Unima e Confai, a non lasciarsi andare a facili entusiasmi. Come ho già detto in più occasioni, escludere le imprese agromeccaniche, che partecipano alla crescita del sistema agroalimentare lombardo e del Made in Italy primario, è antistorico. Questo significa, per la Lombardia, consentire ai contoterzisti di accedere a misure del Psr specifiche, che possano sostenere l’innovazione tecnologica e invertire la rotta di un calo di immatricolazioni di trattrici e mezzi agricoli che anche per il primo trimestre del 2015 ha dato segni negativi, se si escludono i trattori specializzati da vigneto e da frutteto. Il Psr lombardo può contare su 133 milioni di euro in più rispetto alla precedente programmazione 2007-2013. Le risorse dunque ci sono, anche per investimenti che sia le imprese agricole che agromeccaniche intendono effettuare in meccanizzazione agricola. Ma è necessario che sia l’Unione europea che il ministero delle Politiche agricole si esprimano con chiarezza, altrimenti avremo come unico risultato quello di affossare un comparto che, in chiave di filiera, vale oltre 10 miliardi di euro.

Infine il Par: come sappiamo, Confagricoltura lo ha criticato pesantemente. Pensa che il Psr servirà anche a ricucire con loro?

Non credo vi siano rapporti da ricucire, perché non si sono mai verificati strappi. Con una miriade di sigle sindacali, talvolta su posizioni antitetiche magari solo per principio che non nella sostanza, reputo normale l’esistenza di un contradditorio. Nel caso specifico del Piano agronomico, non nascosi la sorpresa per un attacco ingiustificato, dal momento che il percorso tecnico e amministrativo era stato condiviso e avevo invitato Confagricoltura Lombardia a inoltrare osservazioni scritte, che non furono mai presentate. Ma da qui a creare una frattura, mi sembra esagerato e credo che i primi che potranno confermarlo saranno i vertici di Confagricoltura Lombardia. (22.05.2015)

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