La resistenza agli antimicrobici (Amr) negli alimenti di origine vegetale così come nell’acquacoltura ha origine per lo più da fertilizzanti di origine fecale, come i fanghi e i gessi provenienti dalla depurazione, e dalle acque (compresa quella usata per irrigare).
Per la prima volta gli esperti dell’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, hanno valutato il ruolo svolto dagli ambienti destinati alla produzione alimentare nell’insorgenza e diffusione dell’Amr, mappando le principali fonti dei relativi batteri e geni, anche se i dati attuali non consentono di quantificare il contributo specifico di ciascuna di queste fonti a questo problema di portata mondiale.
L’Efsa ha individuato i batteri e i geni resistenti di massima priorità per la salute pubblica che possono essere trasmessi tramite la catena alimentare, vagliando la letteratura scientifica per documentarne la presenza nelle suddette fonti ambientali.
Misure per limitare la resistenza agli antimicrobici
Tra le misure volte a limitare la comparsa e la diffusione di resistenza negli ambienti per la produzione alimentare vi sono la riduzione della contaminazione microbica di origine fecale nei fertilizzanti, nell’acqua e nei mangimi nonché l’adozione di buone pratiche igieniche in genere . Gli esperti hanno inoltre formulato raccomandazioni per proseguire la ricerca nei settori ritenuti prioritari onde contribuire a colmare le lacune nei dati, affiancando così i responsabili dell’Unione Europea in materia di gestione del rischio nell’attuare il piano d’azione europeo «One Health» contro la resistenza agli antimicrobici.
Per elaborare il parere, gli esperti hanno lavorato a stretto contatto con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) e l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea).
Identificati i diversi ARB
Nello studio sono stati identificati diversi Arb di massima priorità per la salute pubblica, come gli Enterobacterales resistenti ai carbapenemi o alle cefalosporine a spettro esteso e/o al fluorochinolone (compresa Salmonella enterica), Campylobacter spp. resistente al fluorochinolone, Staphylococcus aureus resistente alla meticillina e Enterococcus faecium ed E. faecalis resistenti ai glicopeptidi. Tra gli Arg ad alta priorità sono stati riportati blaCTX-M, blaVIM, blaNDM, blaOXA-48-like, blaOXA-23, mcr, armA, vanA, cfr e optrA. Questi batteri e geni ad alta priorità sono stati identificati in diverse fonti, a livello primario e post-raccolta, in particolare nelle feci/stallatico, nel suolo e nell’acqua. Per tutti i settori, è prioritario ridurre l’incidenza della contaminazione microbica fecale dei fertilizzanti, dell’acqua, dei mangimi e dell’ambiente di produzione e minimizzare la persistenza/riciclaggio dell’Arb all’interno degli impianti di produzione animale.
La corretta attuazione di buone pratiche igieniche, di biosicurezza e di sistemi di gestione della sicurezza alimentare è molto importante. I potenziali interventi specifici per l’Amr sono nelle prime fasi di sviluppo. Sono state identificate molte lacune nei dati relativi a fonti e rilevanza delle vie di trasmissione, diversità di Arb e Arg, efficacia delle misure di mitigazione. Sono urgentemente necessari studi epidemiologici e di attribuzione rappresentativi sull’Amr e sul suo controllo efficace negli ambienti di produzione alimentare a livello Ue, collegati a One Health e alle iniziative ambientali.