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«EST SESIA NON DEVE FARE L’INTERESSE DI UN SINDACATO»

da | 17 Dic 2018 | NEWS

Vittorio Viora, 63 anni , vice presidente Accademia di Agricoltura di Torino, cerealicoltore a Chivasso (Torino), è stato confermato alla guida dell’Anbi piemontese e ha accettato di fare il punto sui temi caldi del mondo irriguo.

Qual è la situazione irrigua del Piemonte e in particolare delle terre del riso, sotto il profilo delle infrastrutture esistenti e di quelle che servirebbero? 

L’irrigazione in Piemonte è gestita da numerosissimi consorzi irrigui privati, circa 700, molto diversi tra loro per dimensioni e caratteristiche. Infatti, a fianco dei tre grandi consorzi delle “terre del riso” (Est Sesia, OvestSesia e Baraggia) ci sono consorzi di medie dimensioni (alcune decine) e numerosissimi piccoli consorzi competenti su poche centinaia di ettari. La Regione Piemonte ha poi suddiviso il territorio in 39 comprensori irrigui riferentesi ai bacini idrografici dei corsi d’acqua. La caratteristica principale dei consorzi irrigui piemontesi è di essere di “miglioramento fondiario”, cioè di natura giuridica privatistica (ad eccezione della Baraggia Vercellese), amministrati direttamente da rappresentanti eletti dagli utenti agricoli; in questo ci discostiamo dai soggetti presenti in tutto il resto d’Italia che hanno assunto la figura giuridica di consorzi di bonifica.In linea generale le reti irrigue dei consorzi piemontesi sono reti secolari, mantenute in efficienza grazie all’impegno degli agricoltori che operano direttamente, come nel caso dei tantissimi consorzi irrigui di piccole dimensioni, oppure attraverso le organizzazioni consortili di maggiori dimensioni.
Lo stato attuale delle infrastrutture richiede nella generalità dei casi interventi di manutenzione straordinaria e la creazione di nuove infrastrutture che consentano un migliore utilizzo delle risorse idriche, una riduzione delle perdite con un conseguente aumento dell’efficienza. Una ristrutturazione della rete si rende necessaria anche al fine di consentire lo svolgimento in modo più efficiente possibile dei gravosi compiti di contrasto al dissesto idrogeologico che sempre più spesso i Consorzi si trovano ad affrontare, nonché per effettuare un necessario riordino irriguo al fine di ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica. La vera necessità di nuove infrastrutture è invece rappresentata dalla creazione di nuovi invasi, unico modo per poter contrastare in maniere efficace i mutamenti climatici. I fenomeni meteorologici, infatti, sono sempre più sporadici ma caratterizzati da grandi intensità; diventa quindi di vitale importanza predisporre bacini di accumulo di risorsa idrica che consentano di compensare gli squilibri di disponibilità nel corso della stagione.

Uno dei punti controversi dell’irrigazione è il rapporto con gli altri usi: come sono gestite le risorse idriche in Piemonte?

Nel comprensorio risicolo l’utilizzo a scopo irriguo della risorsa idrica non entra mai in competizione con l’impiego idro-potabile in quanto trattasi di acque con origini differenti e quindi caratteristiche qualitative ovviamente differenti.Ove questa “competizione” si manifesta è necessario intervenire come detto prima con investimenti in nuovetecniche di irrigazione (impianti a pioggia e a goccia)
Analogo discorso può essere fatto per gli usi industriali (produzione energia meccanica, raffreddamento impianti, ecc) dove la possibilità di utilizzare gli stessi volumi idrici prima a scopo industriale e poi a scopo irriguo diventa uno dei maggiori punti di forza della rete irrigua piemontese, sono infatti sempre maggiori i casi di uso plurimo della risorsa idrica soprattutto nei comprensori risicoli. L’acqua che scorre nei canalisempre più spesso prima di svolgere la sua funzione irrigua, viene impiegata per la produzione di energia idroelettrica, per il raffreddamento di impianti industriali, alimentare impianti antincendio. Accanto a questi utilizzi di carattere industriale si stanno sviluppando utilizzi ludico-ricreativi non solo dei corpi idrici, ma dell’intera rete irrigua. Basti pensare ai numerosi km di piste ciclabili che costeggiano i canali e alla pesca sportiva.Questo importante valore è però minacciato dall’evoluzione normativa che tende a valorizzare solamente lariduzione di impiego di risorsa idrica senza valutare la situazione complessiva. A volte ridurre i volumi destinati all’irrigazione può mandare in crisi un intero sistema con ripercussioni di carattere ambientale, economico, paesaggistico. La riduzione dell’utilizzo di acque se decontestualizzato può essere molto pericoloso.

I consorzi hanno sufficienti fondi per assicurare la manutenzione della rete?

Purtroppo no. I consorzi a fronte anche della crisi dei mercati dei prodotti agricoli e conseguentemente dei redditi degli agricoltori, faticano sempre di più per garantire l’ordinaria manutenzione. Le risorse pubbliche sono sempre più scarse e difficili da acquisire. La Regione Piemonte non investe in irrigazione ormai da alcuni anni e il Ministero Agricoltura finanzia solo grandi progetti irraggiungibili per i piccoli consorzi. Diventa quindi fondamentale il ruolo di ANBI nazionale e ANBI Piemonte per sensibilizzare gli enti pubblici al fine di tutelare anche le piccole, ma fondamentali, realtà consortili.

Come si stanno sviluppando le iniziative integrative dei vostri bilanci, come la produzione di energia idroelettrica?

Come già anticipato l’uso plurimo della risorsa idrica è ormai da diversi anni un impegno importante dei Consorzi soprattutto quelli “risicoli”, sono infatti numerosissime le centrali idroelettriche presenti lungo la rete irrigua. Centrali idroelettriche sono presenti anche in altri consorzi di media dimensione e rappresentano fonti di entrata alternative alle contribuzioni irrigue da richiedere agli agricoltori associati. Sulle reti minori possono essere sviluppate altre iniziative, come quella del recupero dei vecchi mulini, ma a condizione che venga semplificata la farraginosa normativa in materia di uso idroelettrico delle acque pubbliche. Chiediamo inoltre che venga riconosciuto il ruolo insostituibile dei consorzi relativamente allo smaltimento delle acque meteoriche e in tal senso venga remunerata una funzione insostituibile dal punto di vista idrogeologico; in tal senso il recente PTA (Piano di Tutela delle acque) in corso di rivisitazione da parte della Regione Piemonte, ha effettuato qualche apertura, se non altro in linea di principio. Analogamente dev’essere riconosciuta l’insostituibile funzione di implementazione delle falde svolta dai consorzi mediante l’irrigazione a scorrimento: specialmente nel 2017, anno di grande siccità, si è dimostrato il grande apporto dato dalla risaia alle portate del fiume Po. Il concetto delle restituzioni e delle colature deve essere valorizzato; l’attuale atteggiamento imperante, improntato ad una riduzione delle concessioni irrigue, non tiene in alcun conto dei benefici apportati all’ambiente dalle pratiche irrigue.

Perché Est Sesia è strategico nei rapporti tra Coldiretti e Confagricoltura?

Est Sesia come tutti gli altri consorzi non deve fare gli interessi di una associazione di categoria a scapito delle altre !! Si deve agire nell’interesse generale dell’agricoltura e a tale logica Est Sesia, essendo il maggior consorzio del Piemonte, non può sfuggire.
Analogamente Anbi Piemonte deve tutelare gli interessi dei consorzi, indipendentemente dall’appartenenza sindacale dei propri utenti. Altra cosa sono i rapporti consolidati con tutte le associazioni agricole che sono improntati alla massima collaborazione: lavoriamo tutti per il bene del nostro settore.

Il consorzio novarese esce da una fase difficile, dopo l’inchiesta giudiziaria che l’ha coinvolto. Cosa succederà ora?

Inutile negare che le vicende giudiziarie abbiano costituito per Est Sesia un pesante scossone al quale il Consorzio ha dovuto far fronte con tutte le sue forze. Nonostante le difficoltà incontrate l’attività di Est Sesia è continuata in modo efficiente senza alcuna ripercussione sull’irrigazione del comprensorio, anche in annate climaticamente complesse come le ultime.

LISTINI OSCILLANTI

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Diva, Ronaldo e Dardo perlopiù coltivate in provincia di Vercelli e Novara, trovano listini differenti nelle due sedi

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