L’Associazione irrigua Est Sesia in questi giorni è bersagliata dalle critiche per la gestione della risorsa idrica di cui rifornisce le risaie. Abbiamo chiesto conto delle lamentele che piovono in redazione e l’Ingegner Mario Fossati, direttore di Est Sesia, spiega che «il problema in Lomellina è essenzialmente quello delle colature e della ricarica della falda. Questa dovrebbe essere ricaricata ad aprile con le acque delle irrigazioni per permettere il suo utilizzo, attraverso fontanili e colature, in estate. Dal punto di vista della manutenzione diciamo che si è sempre perfettibili nel nostro ambito lavorativo, situazioni puntiformi non le escludo ma non mi è mai giunta notizia di lamentele in ufficio. Neppure nelle recenti assemblee sono state lamentate particolari carenze manutentive, e penso che, se esistono casi isolati, se ne stiano già fattivamente occupando gli uffici di zona, essendo circostanze di normale amministrazione».
Problema strutturale
Il problema della mancanza d’acqua è invece, precisa Fossati, «un problema strutturale della rete, del territorio, dell’evoluzione del clima e della tecnica irrigua. La falda ha iniziato solo adesso la sua lenta risalita, partendo da livelli assai inferiori – grazie anche ad un inverno particolarmente siccitoso – a quelli di utilizzo, che dovrebbero essere raggiunti intorno alla seconda metà di luglio, come sempre poco oltre un mese dopo il normale svolgersi degli adacquamenti irrigui. In questo momento non possiamo avvalerci, dunque, dell’apporto di svariati fontanili e coli, rendendo molto più dannosa qualsiasi insufficienza dei canali».
Afflussi superiori alla media
Gli afflussi d’acqua provenienti sia dal canale Cavour che dal Lago Maggiore sono, osserva, «superiori a quelli medi dei corrispondenti periodi degli scorsi anni: in questo momento tutte le derivazioni stanno prendendo la portata massima consentita, la mancanza d’acqua non è di certo alla fonte. Per poter sopperire alle carenze nel fondo della nostra rete, abbiamo canali portati ai limiti non di competenza ma di sicurezza. Tutto questo purtroppo non basta, e chiaramente non dipende dal nostro impegno, ma dalla struttura della rete irrigua, costruita e tarata su un territorio in cui le zone che ora sono più a rischio erano quelle che beneficiavano, grazie alle colature e alle risorgenze, di acque sicure e gratuite. Le concessioni di derivazioni dai fiumi, che sommano circa 205-206 m^3/s hanno sempre consentito di dispensarne 240-250, scaturendo questo plusvalore dalle colature e dai fontanili, che si “riproducono” autonomamente; oggi ci mancano proprio questi 40 m^3/s d’acqua per rendere il servizio nella norma».
Pavese a rischio
Secondo Fossati, «c’è il rischio concreto che qualche raccolto nel Pavese possa bruciarsi, soprattutto in terreni dove il servizio idrico non è assicurato da un consorzio e l’acqua utilizzata è quella di colatura. Proprio perché derivano da colature, anche i torrenti interni del comprensorio, Agogna Arbogna e Terdoppio, non riescono a soddisfare le utenze irrigue derivate: a questo scopo abbiamo richiesto ed ottenuto un tavolo di crisi a Regione Lombardia e Provincia di Pavia, assieme a Rappresentanti degli agricoltori e delle Associazioni Agricole per richiedere un maggiore controllo del rispetto delle portate derivate, in modo che la risorsa sia equamente distribuita, offrendoci di agire come supporto tecnico della Regione in un compito di cui siamo, credo, gli unici con le competenze e l’esperienza, oltre che per il ruolo istituzionale previsto».