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ESPERIMENTO O SBORNIA?

da | 7 Dic 2017 | Non solo riso

Davvero bastano due settimane di una dieta a zero pesticidi per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di inquinanti nelle urine di una famiglia italiana? Lo sostengono i promotori di un “esperimento” che avrebbe coinvolto madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: «per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si passa da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La “decontaminazione” ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosate, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo» scrive il sito Teatro Naturale, dando conto dell’esperimento che avrebbe contemplato 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), di cui «ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese» osserva Teatro Naturale, che non è stato l’unico a diffondere con entusiasmo la notizia.

L’iniziativa, infatti, è stata lanciata dalla campagna #ipesticididentrodinoi – promossa da FederBio con ISDE-Medici per l’Ambiente; Legambiente, Lipu e WWF Italia –  e i risultati finali sono stati resi noti nell’ambito di un incontro presso il Comando Carabinieri delle Politiche Agricole cui hanno partecipato – oltre a Marta G. e Giorgio D., i due genitori della famiglia analizzata – Paolo Carnemolla, presidente di FederBio; Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato; Patrizia Gentilini, medico oncologo e membro di ISDE; Franco Ferroni, responsabile Biodiversità e Politiche agricole WWF Italia; Emanuela Pace, ricercatrice ISPRA – Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale; Daniela Sciarra, responsabile Filiere agroalimentari Legambiente. In altre parole, questo “esperimento” ha avuto tutti i crismi dell’ufficialità – le analisi sono state elaborate a Brema in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen – MLHB) e «hanno dato risultati indiscutibili» osserva Teatro Naturale – tant’è vero che è stato presentato dal governo.

Ci samo rivolti al prof. Aldo Ferrero dell’Università di Torino per avere un parere sui risultati di questo esperimento. La sua risposta è stata: «non metto in dubbio l’attendibilità dei risultati delle analisi e non sono in grado di dare un giudizio preciso sullo studio, non conoscendo nel dettaglio la metodologia sperimentale adottata, tuttavia, sulla base delle sole informazioni riportate nella nota di Teatro Naturale, ritengo che uno studio su un campione così limitato di individui e senza alcun confronto di riferimento, non avrebbe un significativo rilievo scientifico. Molto difficilmente sarebbe accettato per la pubblicazione su una rivista scientifica. Gli stessi risultati sperimentali si sarebbero potuti ottenere, infatti, con una dieta differente, anche non necessariamente biologica». Del resto, osservando la vicenda molto meno scientificamente, vien da dire che se bastasse una dieta bio di due settimane per ripulirci il sangue, la contaminazione da pesticidi non dovrebbe preoccupare più di quanto preoccupi una sbornia, che si risolve con una tazza di caffè caldo.

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