La modifica dell’elenco dei codici di cui all’allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2020 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 marzo 2020 (decreto del 25 marzo 2020 del Ministero dello Sviluppo economico) fa sparire il codice ATECO 28.3, relativo alla “fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura”. ( INGRASSI TROPPO?) Le case costruttrici di macchine agricole sono dunque bloccate in Italia, anche se il decreto del 25 marzo, risultante dal confronto intercorso tra il Mise, il Mef e le sigle sindacali nazionali, consentiva la possibilità di ultimare le attività necessarie alla sospensione entro il 28 marzo 2020, compresa la spedizione della merce in giacenza. I comparti ricambi rimangono aperti ma questa decisione, chiaramente, fa crescere l’incertezza sulle consegne future; inoltre si crea la possibilità di vedere i competitor di altri paesi sfruttare questa occasione, visto che molte altre nazioni ritengono essenziali queste attività produttive e non le fermano. La domanda sorge spontanea: come si fa a garantire la produzione agricola se si ferma quella dei mezzi con cui lavoriamo?
Claas: riparazioni in officina
Per capire meglio la situazione per i mezzi risicoli abbiamo intervistato alcuni rivenditori e produttori di macchinari per l’agricoltura, cercando di capire come fosse la loro situazione aziendale e quali fossero i servizi garantiti ai risicoltori nelle prossime fondamentali settimane, in cui si inizierà a procedere con le semine. Raimondo Gugino, responsabile di filiale a Vercelli presso Claas Agricoltura, spiega: «Siamo operativi a porte chiuse, avendo chiaramente ristretto i ranghi ma senza ledere la produttività. Le attività di manutenzione cerchiamo di effettuarle all’interno della nostra officina e limitiamo all’inderogabile le riparazioni presso i clienti, che comunque eseguiamo se necessario. Continueremo a farlo, applicando discipline rigide, affinché si rispettino distanze e spazi di lavoro. Abbiamo consegnato recentemente attrezzature nuove ma sappiamo che più passa il tempo più la merce, che deve arrivare dalle ditte costruttrici, incontrerà sempre maggiori difficoltà in trasporti e produzione. Gli stabilimenti in Germania sono chiusi per qualche settimana ad oggi, anche per difficoltà di approvvigionamento del materiale utile all’assemblaggio delle macchine, proveniente da tutto il mondo. Riguardo ai pezzi di ricambio stiamo consegnando tutto il richiesto, riscontrando al massimo 1 o 2 giorni di ritardo dovuto al lavoro dei corrieri. La filiera può andare in difficoltà prossimamente ma noi stiamo cercando di trovare delle contromisure, pensando a macchine alternative provenienti dal mercato dell’usato, facendo un piano trasversale per recuperare ricambi dalla rete e, se fosse necessario, anche dalle macchine nuove che abbiamo in stock. Cercheremo di garantire al 100% la capacità produttiva dei nostri clienti».
Sabatino: scarseggia tutto
Un altro vercellese, Domenico Sabatino, manager di Agri Sabatino, ci racconta dettagliatamente una situazione ai limiti del collasso, dicendo: «Abbiamo avuto notizia di un importatore completamente chiuso per un caso di contagio interno, ma anche gli altri ad oggi faticano a reperire i mezzi o le parti necessarie al completamento di un ordine. Credo che si possa lavorare mantenendo le giuste distanze e prendendo le dovute precauzioni, chiudere tutto è una follia. Un grosso problema sono i sindacati dell’industria, che fomentano le paure degli operai già esasperati dalle informazioni televisive, arrivando a richiedere la chiusura anche dove non sarebbe necessario. Già ad oggi difficilmente riusciamo a recuperare i pezzi di ricambio o il materiale necessario per la costruzione di ruotine in ferro o altri macchinari, tenendo conto che il polo siderurgico principale in Italia è tra Brescia e Bergamo, nella zona maggiorente colpita. Anche i tempi di produzione si sono allungati di molto, a causa delle precauzioni necessarie negli spazi lavorativi e di una certa insofferenza dei lavoratori, siamo passati da 2 serie di ruotine al giorno a mezza. Purtroppo comincia a scarseggiare tutto, basti pensare che ho 3 cingolature finite, verniciate e montate ma mi mancano una ventina di bulloni per chiuderle e non so dove reperirli perché i fornitori sono tutti chiusi. La situazione può solo peggiorare e, nel giro di un mesetto, rischio di non avere più un pezzo di lamiera in magazzino. Noi siamo ditte fondamentali nella filiera agricola, a cui forniamo la forza lavoro. In questo caso non parlo solo per me, ma a nome di tutti i miei colleghi, con i quali cerchiamo di scambiare materiali per poter tenere duro il più possibile, ma la situazione è tragica. Gli agricoltori hanno bisogno di noi per poter coltivare, fermarci significa massacrare la produzione alimentare del paese».
Giupponi: si allunga la messa in campo
Jonathan Giupponi, venditore di Giupponi F.LLI, concessionaria New Holland di Carisio (VC), afferma: ‹‹Al momento abbiamo ristretto il personale ma continuiamo ad essere operativi, permettendo una visita in ditta ai clienti su appuntamento per vedere le macchine, di cui abbiamo uno stock di 30 esemplari che ci tranquillizza nel breve periodo, nonostante la chiusura degli stabilimenti produttivi ed il rallentamento nelle consegne. Chiaramente, anche i tempi per la messa in campo sono leggermente più lunghi, non avendo lo stesso numero di meccanici operativi. I pezzi di ricambio, sia per trattori che per macchine operatrici, ad oggi arrivano e non ci sono giunte comunicazione di un blocco totale a riguardo ma la situazione è in continuo divenire».
Agrimacchine consegna ancora
Mauro Airoldi, responsabile commerciale di Agrimacchine, concessionaria John Deere con sede a Vercelli, Trecate e Sozzago (NO), si mostra positivo, dicendo: «Ad oggi, fortunatamente, riusciamo ad effettuare in tempo tutte le consegne di macchinari e di ricambi, poiché John Deere non ha chiuso i suoi stabilimenti e continua il suo lavoro produttivo. Noi stiamo lavorando a porte chiuse ma garantiamo l’assistenza a tutti i nostri clienti, anche per quel che riguarda le macchine operatrici. Anche per quest’ultime riusciamo ancora a garantire la consegna dei mezzi nuovi, avendo lavorato d’anticipo con gli ordini; tuttavia la situazione è incerta e vedremo come si evolverà».
Castellina: preoccupati per la logistica
Luciano Castellina, titolare di Castellina Macchine Agricole, concessionaria Landini e Claas di Tronzano (VC), spiega: «Per ora il problema è ristretto ai mezzi nuovi, per cui è stata sospesa la produzione in Italia sia di motrici che di operatrici. Claas ha chiuso i suoi stabilimenti italiani ma continua ad inviare i pezzi di ricambio dalla Germania mentre Landini ha chiuso completamente le parte produttiva, essendo italiana, ma continua a rifornire noi rivenditori con i pezzi di ricambio necessari. Un elemento di limitazione è chiaramente la logistica, che allunga i tempi, bisognerà avere più pazienza».
Baduino: BCS interrompe
Conferma le parole di Castellina Giancarlo Baduino, anch’egli concessionario Landini, titolare di Agrigarden Center a Pontestura (AL), che spiega: ‹‹ Al momento le comunicazioni sono di chiusura della produzione ma garanzia sull’approvvigionamento dei ricambi per Landini. Io avevo circa una decina di trattori in consegna, ordinati ad una ditta produttrice, ma me ne hanno fatturati 2 e ciò mi lascia perplesso, come se si stesse percorrendo una via intermedia. Sono anche un rivenditore di BCS, la quale mi ha comunicato che da questa settimana interromperà anche la produzione ed il rifornimento di ricambi».
Nicolello: immatricolazioni impossibili
Enrico Nicolello, titolare del concessionario Fendt e Valtra “Nicolello Francesco”, il quale aggiunge: ‹‹Una delle principali criticità è l’importante rallentamento subito dai trasporti. La produzione di Valtra è sicuramente ferma, mentre riguardo a Fendt non sono certo dell’ufficialità ma anche loro sono, probabilmente, bloccati. La filiera dei ricambi sembra continuare senza limitazioni, anche se colpita dalle problematiche sopracitate ai trasporti. La consegna dei mezzi nuovi, invece, è vittima di una profonda incertezza e di numerose criticità, ad esempio la chiusura delle motorizzazioni che rende impossibile qualsiasi immatricolazione e, di conseguenza, nuova circolazione su strada».
Federunacoma: rivedere la norma
Situazione a dir poco preoccupante, immersa in una quasi totale incertezza come del resto lo è tutta l’economia su cui si fonda la nostra società. Chiudiamo con un estratto del comunicato stampa pubblicato ieri dalla Federazione dei costruttori di macchine agricole, in cui il Presidente Alessandro Malavolti, insieme alle organizzazioni sindacali agricole, chiede al Governo di eliminare la suddetta modifica, spiegando: «Il comparto deve essere urgentemente inserito come parte integrante della filiera agroalimentare, perché senza queste forniture si danneggia l’agricoltura e si mette a repentaglio la sicurezza alimentare. Il fatto, che la meccanica agricola sia stata eliminata dall’allegato delle produzioni essenziali dal DM del 25 marzo, è incomprensibile, tenendo conto che in tutti gli altri Paesi i provvedimenti per l’emergenza autorizzano la produzione di macchinari agricoli, in quanto componente necessaria della filiera. Le aziende agricole hanno espresso con chiarezza la necessità di avere forniture meccaniche». Autore: Ezio Bosso