Un anno vissuto pericolosamente. Il 2023 si chiude per le irrigazioni come una campagna di scampato pericolo. Inizialmente si è temuto il peggio. Tuttavia, le piogge estive hanno salvato la situazione, impedendo un drammatico replay della crisi 2022. A questo punto, dobbiamo chiederci che fare. L’obiettivo è evitare di vivere sempre sull’ottovolante del clima e della siccità. Lo chiediamo al presidente dell’Ovest Sesia Stefano Bondesan.
POST SICCITA’ E STAGIONE IRRIGUA
Presidente, che bilancio può fare l’Aios di questa stagione irrigua che si è appena chiusa?
Effettivamente quest’anno abbiamo rischiato seriamente di ricadere in una stagione orribile. Ciò è vero sotto il profilo irriguo, come avvenne nel corso del 2022.Infatti fino al mese di marzo, stavamo vivendo un periodo asciutto. qui,sia le precipitazioni piovose, sia quelle nevose erano scarsissime. I dati rilevano addirittura una situazione peggiore dell’inverno 2021-22. A cavallo fra l’inverno e la primavera si sono riscontrati forti temporali e cospicue nevicate sull’arco alpino. Arco alpino sottende sia al bacino del Po che della Dora Baltea.
Le azioni istituzionali che abbiamo messo in campo per meglio affrontare fin da subito la stagione irrigua sono:
- fin dalla primavera 2023 le concessioni di attingimento provvisorie dai laghetti di cava e dal fiume Sesia e ne abbiamo predisposte delle nuove. Queste azioni ci avrebbero consentito di sussidiare la rete in caso di necessità;
- con l’inizio degli eventi meteorici sul comprensorio si è programmato un rilascio d’acqua dalla rete principale in modo da creare quelle condizioni per rimpinguare la falda ai fini di riattivare fontanili e risorgive. L’andamento meteorologico e le azioni intraprese hanno consentito di dotare tutte le zone di un quantitativo d’acqua adeguato alle necessità irrigue portando a conclusione una positiva stagione agricola.
L’unica nota stonata è dovuta a un repentino calo del Lago Maggiore avvenuto i primi giorni del mese di agosto. Quest’ultimo ha messo nelle condizioni il regolatore del Lago di chiudere drasticamente le derivazioni del Regina Elena, dalla sera alla mattina, di oltre 30mcs. Questa azione ci ha costretto a effettuare un’imprevista turnazione, di soli 4 giorni, fermando le derivazioni della zona di Santhià (aree a bagnature) a favore della zona sud di Vercelli (area risicola) molto più lontana dalle principali bocche. Ritengo che questo calo improvviso del lago sia dettato da un’eccessiva richiesta formulata da AIES al regolatore per ottemperare a non meglio precisati obiettivi, causando di fatto il calo repentino che ha generato problemi anche a noi.
IL RIPRISTINO DEL REGINA ELENA
Il Ministero delle Infrastrutture ha deliberato un investimento importante (28 milioni) per il ripristino del Canale Regina Elena. Questo scongiurerà crisi future. Tuttavia, non risolve il problema dell’approvvigionamento della Lomellina. Quali interventi servirebbero per mettere pace tra piemontesi e lombardi?
Non entro nel merito della distribuzione dell’acqua sul comprensorio di AIES che probabilmente è complesso e dovrebbe necessitare di interventi strutturali importanti per una più corretta distribuzione. Per quanto riguarda la pace tra piemontesi e lombardi, Direttore è una domanda da rivolgere al mio collega Colli e al Direttore Fossati, la storia insegna come la pianura Vercellese sia stata uno dei primi territori ad essere coltivato a riso su vasta scala seguito dal novarese e solo in un secondo momento dai territori pavesi. Da qui rimarco la necessità che le imprese agricole lomelline le più lontane dalle derivazioni debbano avere la grande capacità di differenziare le proprie culture.
POLITICA RESPONSABILE? Ente Risi
Quanto pesano in queste decisioni le scadenze elettorali?
Pesano molto, perchè la politica, in queste occasioni, non fa un passo se non è certa che non intacchi il consenso. Qui però si deve capire che intervenire sulla rete irrigua piemontese e lombarda è un’emergenza che prescinde dai calcoli di bottega: se non si adeguano le infrastrutture irrigue al cambiamento climatico si avrà un cambiamento produttivo, nel senso che la risicoltura sparirà dalle nostre terre. Non occuparsene adesso – con competenza – provocherà in un futuro non lontano l’abbandono delle campagne e l’impoverimento della popolazione, ma anche il degrado della rete idraulica e quindi il dissesto idrogeologico che la manutenzione effettuata dagli agricoltori aiuta a prevenire.
Ci sta dicendo che la politica è disattenta al problema irriguo?
Sto dicendo che serve un’attenzione costante, servono persone competenti e che stiano sul pezzo, altrimenti ad ogni primavera ci troveremo ad inseguire l’emergenza siccità. L’Ente Risi ha fatto molte ricerche che possono dire alla politica cosa fare – penso ad esempio al tema della sommersione invernale – ma i decisori le leggono?
FOCUS ENTE RISI
A proposito di Ente Risi…
Eh no, non mi chiedete nulla del nuovo presidente!
Allora parliamo del vecchio, che scade in questi giorni.
Carrà è stato un buon presidente, anche se non tocca a me dirlo, perché è un agricoltore ed un agronomo preparato. Proprio perché la risicoltura attraversa un momento difficile, oggi non ci si improvvisa: gestire l’unico ente che fornisce assistenza tecnica indipendente ai risicoltori e fa ricerca scientifica richiede esperienza e competenza, nonché una passione e una capacità di tessere relazioni istituzionali che Carrà ha dimostrato di avere. Glielo voglio riconoscere. LEGGI L’ARTICOLO DI RISO ITALIANO SUL POSSIBILE COMMISSARIO CARRA’!
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