I cambogiani hanno presentato ricorso al Tribunale dell’Unione europea per chiedere l’annullamento del regolamento di esecuzione della Commissione (UE) n. 2019/67, ossia la clausola di salvaguardia sulle importazioni a dazio zero di riso lavorato Indica dalla Cambogia e dal Myanmar. Avevamo dato la notizia in febbraio, apprendendola da Le Figaro. Ora veniamo a sapere anche che l’Ente Nazionale Risi intende partecipare al processo che si aprirà davanti alla corte europea per sostenere le ragioni italiane: «abbiamo lavorato per anni a questo dossier nella assoluta convinzione di essere nel giusto – dichiara il presidente Paolo Carrà – perché le concessioni ai Pma ledevano le produzioni europee e di esse non godevano le popolazioni rurali della Cambogia, ma grandi società commerciali. Sosterremo le nostre ragioni».
Il ricorso – spiegano all’Ente Risi – è rivolto contro la Commissione europea e si fonda sul presupposto che nella procedura di inchiesta la Commissione abbia leso i diritti di difesa dei cambogiani e che sia giunta a conclusioni errate sulla base di elementi di valutazione inappropriati. La Commissione si costituirà in giudizio e lo Stato Membro Italia, in qualità di interveniente privilegiato, interverrà in giudizio.
L’Ente Risi ha dato mandato allo studio legale che aveva già lavorato al dossier per essere ammesso in giudizio in qualità di parte privilegiata e depositerà «istanza di intervento in giudizio per supportare le tesi difensive della Commissione europea a tutela della degli interessi della filiera risicola italiana e, indirettamente, di quella europea. Nelle prossime settimane la richiesta di intervento da parte dell’Ente (e non dello Stato italiano che comunque parteciperà di diritto al giudizio) sarà valutata dai giudici del Tribunale dell’Unione europea» informa una nota dell’Ente. Autore: Manuela Indraccolo