Torniamo sulla nuova “Strategia UE per la biodiversità”, presentata dalla Commissione Europea il 20 maggio scorso, con Confagricoltura. Come sapete, la strategia Ue mira a ripristinare il patrimonio biologico europeo entro il 2030, puntando in particolar modo sulla riduzione dell’uso di fitofarmaci e sull’incremento delle superfici coltivate a biologico e delle Aree Natura 2000 (ZPS e SIC). Ne abbiamo già parlato con la Cia e con Coldiretti. Secondo Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte, esistono dei rischi nel provvedimento europeo, primo fra tutti l’aumento delle importazioni da Paesi terzi, che i vincoli eccessivi al modello produttivo corrente posti dalle strategie comunitarie potrebbero comportare: «L’agricoltura è, per sua natura, la principale attività in grado di garantire appieno produzioni sostenibili. Al tempo stesso occorre ricordare che la sostenibilità ambientale, la tutela delle risorse naturali e la salvaguardia della biodiversità devono andare di pari passo con la crescita produttiva e la sostenibilità economica, altrimenti le imprese agricole non potranno continuare a svolgere il loro servizio a favore della collettività. Le proposte della Commissione europea relative alla strategia comunitaria per la biodiversità a nostro avviso penalizzano il potenziale produttivo del settore primario e del sistema agroalimentare. Dobbiamo tenere conto che viviamo in un mondo globalizzato, dove non tutti adottano le stesse regole produttive in termini sanitari, ambientali e di rispetto dei diritti umani. Vincolare eccessivamente il nostro modello produttivo è una prospettiva che non condividiamo, anche perché così aumenterebbero le importazioni dai Paesi terzi che applicano regole diverse e soprattutto meno rigorose delle nostre. Le prescrizioni che si intendono introdurre in materia ambientale devono necessariamente tenere conto delle valutazioni di impatto economico, altrimenti si fa demagogia, con conseguenze penalizzanti per il sistema produttivo e dannose per i cittadini».
Aspetti positivi
Di particolare rilievo sono tuttavia anche gli aspetti positivi degli indirizzi della Commissione, quali per esempio l’attenzione agli aspetti ambientali, purché si tenga conto delle specificità locali dei diversi Paesi dell’Unione: «Nel corso degli anni la Pac, la Politica Agricola Comune, ha riservato un’attenzione crescente agli aspetti ambientali. Dobbiamo incentivare questo percorso virtuoso, tenendo conto delle specificità e delle condizioni e degli Stati membri dell’Unione europea, considerando che l’agricoltura continentale è diversa da quella delle nostre aree collinari e montane e dalle nostre limitate aree di pianura. Al tempo stesso dobbiamo considerare che il nostro sistema produttivo è diverso, per fare un altro esempio, da quello dell’Est Europa, per cui occorre tener conto dei costi produttivi e riservare un contributo diversificato per ogni Stato e non uguale per tutti gli agricoltori europei. Riguardo alla proposta – obiettivo di aumentare in modo considerevole la produzione biologica, occorre considerare che qualora si decidesse di adottare il nuovo modello produttivo in modo così impattante si metterebbero in crisi sia l’attuale sistema economico, sia i ricavi dei produttori biologici. Sintetizzando: è necessario, anzi indispensabile, continuare a limitare l’impiego di fertilizzanti e fitofarmaci, sviluppando buone pratiche con equilibrio. Bisogna essere ambiziosi e al tempo stesso estremamente realisti».
L’esempio riso
Osservazioni che trovano evidente riscontro nell’ambito risicolo: «L’esempio della risaia è illuminante: si tratta di un ambiente antropizzato, ma che al tempo stesso protegge la biodiversità. Sottoporre queste aree produttive a ulteriori vincoli e limitazioni stravolgerebbe la dimensione produttiva e, conseguentemente, rappresenterebbe un freno alla tutela dell’ambiente. È invece fondamentale mantenere la produzione risicola, prevalentemente attuata con il metodo convenzionale, per preservare per l’equilibrio ambientale e preservare gli ecosistemi delle zone umide. La risaia, con il suo complesso sistema irriguo e la pratica della sommersione, svolge una funzione di riserva, di regolazione e di filtro naturale delle acque, indispensabile per la conservazione della biodiversità, in quanto fornisce un habitat umido e una fonte di alimentazione per molte specie animali che, senza questa coltura, sarebbero a rischio di estinzione. Lo strumento della politica agricola comunitaria, pur con tutti i suoi limiti, ha accompagnato per oltre sessant’anni in modo egregio produttori e consumatori dell’Unione europea verso l’autosufficienza degli approvvigionamenti e la sicurezza alimentare. È necessario proseguire questo cammino valutando con attenzione la portata delle nuove emergenze ambientali e sanitarie che stiamo vivendo, adottando strumenti che puntino al miglioramento della qualità della vita in coerenza con lo sviluppo del nostro sistema economico e sociale». Autore: Milena Zarbà