«Confagricoltura non si allinea alla proposta Coldiretti-Airi per destinare l’aiuto accoppiato solo al riso indica! Confagricoltura è preoccupata, come lo è tutta la filiera, per l’andamento delle semine e del mercato dei risoni, per cui ha messo nero su bianco una propria proposta che presenterà al Ministero delle politiche agricole non appena quest’ultimo riunirà il tavolo di filiera». Fulco Gallarati Scotti rettifica la nostra lettura (ieri abbiamo scritto QUI che Confagricoltura, nel dare il suo via libera all’aiuto accoppiato per l’indica di fatto si allineava alla Coldiretti…) ma soprattutto svela la proposta Confagricoltura sull’aiuto accoppiato all’indica, una partita che è stata aperta dall’Airi con un documento (http://www.risoitaliano.eu/un-aiuto-da-22-milioni-allindica/) presentato nel mese di gennaio e in seguito pubblicato e commentato da Risoitaliano, prima che divenisse una posizione comune Coldiretti-Airi (http://www.risoitaliano.eu/coldiretti-airi-patto-sullindica-2/). La filosofia di quel piano è semplice: spostare l’aiuto accoppiato (poco meno di 100 euro ad ettaro) sui risi indica, che in seguito alle importazioni dall’Asia non vengono più coltivati dai nostri agricoltori, il che indebolisce anche l’industria risiera nazionale. Nei giorni scorsi abbiamo dato conto, in base a un comunicato dell’Unione agricoltori di Pavia, della decisione di Confagricoltura di sostenere questa scelta (http://www.risoitaliano.eu/anche-confagricoltura-vuole-laiuto-allindica/) ma il presidente della Federazione nazionale riso dell’organizzazione ci ha chiamati per precisare che non si tratta di un allineamento, bensì di una proposta autonoma e sostanzialmente diversa (in verità, lui dice «migliore») che per la prima volta Confagricoltura rivela nei dettagli.
Eccoli: «Ci siamo visti a Bologna un mese fa e abbiamo preso una decisione all’unanimità, alla presenza del presidente Mario Guidi – spiega Gallarati Scotti -. La proposta prevede che il Ministero, nell’ambito della sua potestà di destinare l’aiuto accoppiato alle colture più esposte alla crisi, stabilisca che l’aiuto accoppiato al riso vada a tutte le varietà, sia indica che japonica, ma a patto che l’azienda coltivi quell’anno una certa percentuale di riso indica, allo scopo di incentivare tale orientamento. Noi riteniamo che in questo modo si evitino alcuni effetti indesiderati dell’incentivo racchiuso nell’aiuto accoppiato e soprattutto si evita che il prezzo del risone indica cali proporzionalmente all’aiuto che viene dato, facendo fallire l’operazione». Infatti, uno dei problemi nodali della proposta Airi-Coldiretti (nodo su cui si starebbe lavorando proprio in queste ore…) è l’impossibilità di garantire, con un prezzo minimo dell’indica, che l’aiuto accoppiato non si eroso dal mercato, annullando l’appeal del riso “incentivato”. L’idea di Confagricoltura è di legare tra loro indica e japonica sul piano dell’aiuto, incentivando il primo ma continuando a sostenere anche i secondi, anche per un evidente problema politico (molte zone producono solo japonica), permetta di difendere le quotazioni del primo nel momento stesso in cui, evitando l’abbandono di questa tipologia, si difendono quelle del secondo. «Effettivamente siamo tutti molto preoccupati per come stanno andando le semine quest’anno e ancor più per quello che potrebbe verificarsi nel 2017, con un’esplosione del riso japonica e un conseguente crollo dei prezzi di quella tipologia» ammette l’esponente sindacale.
La proposta di Confagricoltura prevede che l’Ente Risi svolga un ruolo tecnico fondamentale nell’indicare la percentuale di riso indica che ogni azienda dovrà seminare per ricevere l’aiuto accoppiato su tutta la produzione. Questa percentuale potrebbe variare di anno in anno. Sempre all’Ente Risi sarà chiesto di contribuire alla definizione di una scelta dirimente: poiché le piccolissime aziende hanno problemi strutturali a diversificare la produzione, bisognerà capire a partire da quale ettarato aziendale debba essere prevista questa forma di incentivo, nel senso che i piccolissimi potrebbero continuare a ricevere l’aiuto a prescindere dalla coltivazione di indica. Queste sono tutte questioni ancora da definire nei dettagli (compresa quella di imporre al prodotto finale un’etichetta d’origine, in modo che l’industria non possa miscelare risi di provenienze diverse, cioè Ue e extra-Ue) mentre è chiaro fin da ora, anche se Gallarati Scotti non vuole addentrarsi su questo tema, che un incentivo al riso indica presuppone – anche nella forma scelta da Confagricoltura – che il risicoltore usi seme certificato, con un ovvio aggravio di costi. Ultimo nodo da sciogliere: i tempi. La scelta di demandare la sintesi del provvedimento al tavolo di filiera – che sarà riunito a luglio, sembra – e non a un summit politico tra Ministro e Presidenti delle organizzazioni sindacali non rende certo più celere e incisiva la decisione finale.