Aumenta l’ettarato ma c’è ancora squilibrio tra le semine di Carnaroli e le richieste del mercato. E’ il dato di sintesi che emerge dal sondaggio semine di Rice Up, presentato martedì sera presso la sala polifunzionale di San Genesio ed Uniti (Pavia) da Paolo Ghisoni, mediatore lombardo e coordinatore del progetto, che ha esordito ricordando l’importanza di lavorare per ottenere il marchio IGP della Valle del Po anche nell’ottica di maggiori esportazioni. L’argomento dell’IGP è stato anche al centro di una relazione di Melissa Spina sulla riconoscibilità del prodotto.
I dati diffusi circa l’investimento di semina per varietà di quest’anno provengono da un numero di aziende lombarde che rappresentano il 7, 5% della superficie totale 2018/2019, il 44,9% della superficie di Pavia, il 13,1% della superficie di Milano, il 7,1% della superficie Lomellina, il 31,5% della superficie di Lodi e sono stati confrontati con le semine dell’anno precedente, divisi per zona e per percentuale, su ogni varietà: «un lavoro molto impegnativo dunque, che confrontato con i dati globali forniti dai sementieri si è dimostrato molto verosimile, gratificando i nostri sforzi», afferma Ghisoni. A livello pratico i dati 2019 confrontati con l’anno precedente mostrano un aumento globale dell’ettarato del 7%. Successivamente è stato proposto il dato confrontato con l’ipotesi di equilibrio tra domanda e offerta sul mercato, da cui emerge, la forte carenza di indica, chiara dimostrazione di mancanza di fiducia in questo prodotto, anche dopo la recente approvazione della clausola di salvaguardia.
Successivamente sono state stimate le produzioni di quest’anno, per provare a ragionare sui prezzi. Ecco il parere di Ghisoni: «il dato rimane imperfetto in quanto le condizioni climatiche particolari di questa annata potrebbero mutare i valori. Preoccupa molto l’analisi riguardante Volano e Carnaroli, che manterranno o incrementeranno le loro difficoltà di crescita sul mercato, a causa di semine mal predisposte degli agricoltori anche in questa campagna».
Il riso tondo invece si dimostra il prodotto più richiesto dal mercato (insieme ai Lunghi B), anche a causa delle esportazioni, riuscendo a soddisfare l’ipotesi di equilibrio alla perfezione come dimostrato dalla quotazione in crescita, «ma che non supereranno una certa soglia ormai fissata dalla globalizzazione del mercato» ricorda sempre Ghisoni. In generale i risi che rispettano la richiesta del mercato nella loro disponibilità (composta da prodotto e giacenze) saranno quelli di cui vedremo salire i prezzi mentre quelli dove c’è maggiore disponibilità saranno in difficoltà. Per il S. Andrea (+121%), invece si potrebbe riequilibrare con il Vialone Nano, varietà che sotto la soglia dei 4000 ha pare destinata a scomparire. Rice Up ha ragionato anche sui costi di produzione, presentando le tabelle riportate in image11 e image12. Infine, sono stati presentati gli andamenti costi/prezzi dei vari gruppi, che vi riproponiamo al termine dell’articolo.
La serata è stata dedicata anche ai problemi tecnici, in particolare al punteruolo che può infestare i magazzini: Simone Marzolla, di Romagna Disinfestazioni Srl, ha parlato del Sitophilus Oryzae, insetto originario dell’India, di piccole dimensioni (3-4mm), colore bruno scuro ed in grado di volare. Le femmine – ha detto – depongono mediamente 8 uova al giorno, ciò equivale a dire che nelle nostre regioni durante l’annata si susseguono 3-4 generazioni. Le sue condizioni favorevoli di sviluppo sono tra i 15-33 gradi in condizioni ottimali, per una proliferazione a 30 gradi ed umidità del 70%. Il procedimento di danneggiamento e’ il seguente: le femmine dopo aver scavato con il rostro un giro nella cariosside, depongono un uovo per ogni seme. Dopo circa due settimane dalle uova esce una larva che vive nutrendosi dell’amido fino alla maturità. Una delle azioni preventive più importanti da compiere per evitare il più possibile lo sviluppo dell’insetto, è la manutenzione e la pulizia dei magazzini di stoccaggio e dei mezzi di raccolta e trasporto. La disinfestazione dei locali vuoto con prodotti e attrezzature idonee e registrate sono l’inizio di una corretta conservazione, insieme ad un’adeguata essiccazione e ventilazione del risone.
Durante la serata si è parlato anche di un tema scottante dell’ultimo periodo: per il glifosate (erbicida) non c’è nulla da temere, il rischio cancerogeno in Europa è zero, è stato ribadito dal relatore, Donatello Sandroni, il quale ha sostenuto che la monografia 112 della Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (costola dell’Organizzazione mondiale della Sanità), che classifica il glifosate come “probabile cancerogeno” andrebbe ritirata, sia per l’inconsistenza delle ricerche, che per le ingiustificabili ingerenze emerse dai vari “papers”. La raccomandazione dell’Efsa e della Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) che lo reputa non cancerogeno, è stata ignorata. Ora l’Unione Europea ne ha rinnovato per altri 5 anni l’autorizzazione all’utilizzo, con la Germania e altri Stati che hanno fatto pendere l’ago della bilancia a suo favore. Sandroni ha presentato la sua ultima fatica letteraria “Orco Glifosato”, l’ultima opera in ordine di tempo contro le “bufale” scientifiche, scritto con la speranza di ristabilire un ordine nei fatti, mondandoli da fake news e “junk science”, ovvero quella cattiva scienza su cui si basano sempre più frequentemente le crociate ambientaliste anti-pesticidi. Sandroni ha illustrato la genesi del glifosato, diserbante economico e semplice da utilizzare. La sua molecola è stata sintetizzata negli anni Cinquanta nei laboratori della Cilag da Henry Martin ed una ventina di anni dopo nei laboratori della Monsanto è stata scoperta la sua azione come erbicida ad ampio spettro. La sua diffusione è cominciata su larga scala nei decenni seguenti, con l’introduzione sul mercato delle prime colture geneticamente modificate resistenti al glifosato. Da allora l’uso della sostanza è aumentato globalmente di 15 volte. «In questo contesto – ha spiegato Sandroni – alcune piccole ma potenti lobby hanno trovato la chiave d’accesso a media e politica al fine di pilotarne le azioni tramite reiterati allarmismi resi ancor più incandescenti da iniziative ad effetto, come le petizioni online per abolire oggi questo, domani quello ed in particolare il bando dell’erbicida. Evento che è stato scongiurato in extremis nel novembre 2017, dopo due anni di lotte furibonde in cui la verità scientifica è stata spesso la grande assente di tutta la vicenda, schiacciata appunto dall’azione di lobby ambientaliste e bio-naturaliste che non hanno badato a spese, né si sono poste particolari limiti etici in un progetto che può essere bollato a pieno titolo di killeraggio mediatico». Autore: Martina Fasani
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