Ormai è noto a tutti quanto sia difficile per i risicoltori avere il punteggio minimo di ammissibilità quando presentano una domanda di finanziamento al PSR. Si aggiunge che, anche in caso di ammissione, le possibilità di scalare la graduatoria sono bassissime, a causa dell’impostazione dell’azienda risicola, basata, storicamente e per necessità, su monocultura e basse intensità di manodopera, che non è stata considerata al momento della scrittura del Piano. Ricordiamo brevemente la procedura di assegnazione dei finanziamenti del PSR: per accedervi le aziende devono presentare domanda attraverso un applicativo informatico della Regione Piemonte che attribuisce i punteggi di priorità, legati a ciascun criterio di selezione, sulla base di informazioni estratte automaticamente dal fascicolo aziendale e sulla base di altri dati indicati nella domanda stessa; i punteggi sono variati nelle due programmazioni, finendo per aumentare ulteriormente l’opera discriminatoria nei confronti delle aziende risicole. Una volta scaduti i termini di presentazione delle domande, il sistema informatico elabora la graduatoria (di domande potenzialmente ammissibili) sulla base del punteggio totale assegnato a ciascuna domanda. In questa fase vengono scartate dal sistema tutte quelle domande che non raggiungono il punteggio minimo definito dal PSR, inoltre il sistema informatico elabora due graduatorie distinte: una per le aree A, B e C1 (pianura e bassa collina) e una per le aree C2 e D (alta collina e montagna). Dopo l’approvazione della graduatoria, inizia la fase istruttoria che comprende una valutazione di merito, tesa ad appurare la validità tecnica e la congruità degli investimenti richiesti nonché la sostenibilità economica ed ambientale. Come parte integrante dell’istruttoria della domanda, gli uffici istruttori verificano il possesso delle condizioni di ammissibilità, la corretta attribuzione dei punteggi secondo i criteri di selezione, e, se necessario, rivedono al ribasso il punteggio di priorità o respingono le domande che dovessero ricadere sotto il punteggio minimo di ammissibilità. Inoltre, la definizione delle domande comprende anche l’effettuazione di accertamenti diretti in azienda.
Il ricambio generazionale
Di recente IRES Piemonte ha pubblicato una sua relazione annuale sull’andamento socioeconomico e territoriale della regione, intitolandola “INVESTIMENTI E RICAMBIO GENERAZIONALE IN AGRICOLTURA. Analisi dei criteri di selezione” (scarica PSR_giovani_studio_Ires_2019). Si tratta di un rapporto tematico, realizzato da Nicoletta Torchio e da Stefano Aimone, inserito nell’ambito dell’attività di valutazione del PSR 2014-2020 della Regione Piemonte, basato sull’effetto delle operazioni destinate a sostenere gli investimenti nelle ultime due programmazioni del piano (2015 e 2017), dove hanno inciso in misura consistente (18,2%) sul budget finanziario del Programma. Le operazioni in questione sono tre: la 4.1.1 sostiene gli investimenti rivolgendosi a tutti gli imprenditori agricoli professionali, mentre la 4.1.2 è riservata ai giovani agricoltori, con un’attuazione in parte integrata con l’operazione 6.1.1 che ne finanzia l’insediamento. Noi abbiamo provato a dare una lettura di questo testo dal punto di vista risicolo.
Criteri di selezione
Riguardo alla prima, si legge nel rapporto, la selezione operata complessivamente dai criteri è stata elevata e solamente il 38% delle domande presentate è stato ritenuto ammissibile, con un effetto selettivo che è cresciuto nel 2017 rispetto alla precedente programmazione. L’analisi comparativa dei beneficiari dell’operazione 4.1.1, rispetto all’insieme delle aziende agricole piemontesi, mostra che l’azione combinata dei criteri ha favorito le imprese operanti nei settori a più alta intensità di lavoro: vitivinicolo, carne suina e bovina, latte e ortofrutta. Altra caratteristica favorita è stata la posizione della propria azienda nel territorio regionale ed anche in questo caso non è stata differenziata favorevolmente la nostra area di incidenza. L ’assegnazione di risorse specifiche e graduatorie separate, infatti, ha riguardato le zone di alta collina e montagna (definite nel PSR come aree C2 e D) ed è stata efficace soprattutto per i beneficiari in alta collina, dove il numero di progetti ammessi e l’assegnazione di risorse sono stati più che proporzionali rispetto alla presenza di aziende agricole.
Le misure
Passando alle misure rivolte ai giovani agricoltori, l’operazione 6.1.1 concede un premio di insediamento per l’avviamento di impresa e l’adeguamento strutturale delle aziende. I giovani devono presentare un progetto di sviluppo dell’azienda che comprende sia investimenti materiali che attività di crescita personale e professionale del giovane. L’operazione 4.1.2, invece, opera in modo analogo alla 4.1.1 prima analizzata ma è dedicata alle sole aziende agricole gestite da giovani imprenditori, sostenendo l’acquisizione, la costruzione, la ristrutturazione, l’ampliamento e la modernizzazione dei fabbricati e dei relativi impianti, nonché la dotazione di attrezzature e macchinari e l’impianto di coltivazioni legnose agrarie. Riguardo all’insediamento, poco più del 60% del totale delle domande presentate sono state ammesse agli aiuti, una percentuale assai maggiore rispetto a quella relativa alla misura 4.1.1. I giovani beneficiari sono situati in prevalenza (il 44%) nelle aree rurali intermedie, tuttavia, la decisione di assegnare una quota specifica di risorse alle aree C2 e D (con contestuale formazione di graduatorie separate) è stata, anche in questo caso, favorevole alle stesse: in queste due zone si situa quasi il 28% del totale dei beneficiari del Premio di insediamento, a fronte della presenza del 22% di aziende agricole totali.
L’area
Sempre con riferimento all’area di collocazione dell’azienda agricola, dall’analisi dei dati sembra che i giovani nelle aree di maggior svantaggio territoriale (C2 e D) utilizzino con ancor più frequenza gli aiuti per gli investimenti (operazione 4.1.2) rispetto ai giovani che si situano in altre aree del Piemonte. In relazione al settore agricolo di impiego delle aziende, emerge una maggiore partecipazione dei giovani nell’ambito ortofrutticolo e vitivinicolo (il 44% dei beneficiari del Premio) e nell’allevamento ovicaprino (5%). Di rilevo anche la presenza di nuovi insediamenti nell’allevamento bovino e nell’aziende con policoltura (13% ciascuno). La dimensione economica delle aziende dei beneficiari del Premio di insediamento è mediamente superiore a quella dell’universo delle aziende agricole piemontesi, indicando la volontà dei giovani di intraprende o proseguire un’attività economica sostenibile. Questa significativa quota di aziende di dimensioni importanti è probabilmente frutto di casi di ricambio generazionale in aziende familiari già esistenti. Tutto ciò rimanda all’esistenza di due tipologie di insediamento molto diverse, che probabilmente beneficerebbero di una modulazione ad hoc delle operazioni dedicate al ricambio generazionale. Si potrebbe rendere più articolato l’approccio a “pacchetto”, includendo anche aiuti formativi e consulenza, tenendo conto delle esigenze delle diverse tipologie di beneficiari.
La discriminazione
Un quadro di valutazione che appare, dunque, discriminatorio per le nostre aziende, che non rispecchiano l’immagine di agricoltura più apprezzata dalla vulgata contemporanea. La sostenibilità è un argomento caro anche a noi risicoltori e saremmo pronti a perseguirlo maggiormente se potessimo essere considerati e sostenuti con maggiore attenzione, come viene fatto per altri settori come quello vitivinicolo. Pensare che le aziende agricole da finanziare nella nostra regione debbano essere così lontane da quelle che hanno una realtà storica, sociale ed economica stabile ed importante come quella risicola in Piemonte non sembra essere la strada migliore per la valorizzazione dei nostri prodotti, per questo sarebbe necessaria una considerazione diversa nelle prossime redazioni del PSR. Nei prossimi giorni vi proporremo la reazione dei sindacati agricoli e dell’Assessore Protopapa a questo documento. Autore: Ezio Bosso